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Propaganda palestinese a Trieste 04/09/2012

Spett IC,

La vostra osservazione sulla notizia da me datavi riguardante l'annuncio della giornata della cultura ebraica trasmessa al Tg regionale non intendeva essere da parte mia certamente nè una giustificazione nè una cancellazione della propaganda antiisraeliana sottintesa nella mostra fotografica sponsorizzata dal Comune di Trieste nè la considero una risposta adeguata ma solo un riscontro che "per lo meno quesll'annuncio è stato dato" cosa che non è affatto scontata.

 ariella

La sua lettera a IC ha prodotto un buon risultato ! ecco il pezzo uscito sul PICCOLO di Trieste, nel quale il sindaco prende le distanze dalla mostra. è lungo ma vale la pena leggerlo, dimostra la leggerezza con la quale le istituzioni pubbliche si affidano a propagandisti sconsiderati - a Trieste un certo signor Stern - speriamo  ci penseranno due volte prima di dargli retta una prossima volta.
IC redazione

Il sindaco chiede scusa, e lo fa anche pubblicamente. Se un solo cittadino si sente ferito nella propria sensibilità, quella è la soglia. E così ieri in Sinagoga, durante le celebrazioni per l’annuale Giornata ebraica (con cerimonia, visite ai luoghi, l’apertura di una mostra) Roberto Cosolini ha chiesto scusa alla comunità religiosa per una mostra fotografica che il Comune ha ospitato a luglio nella Sala comunale d’arte, organizzata dal comitato triestino della ong “Salaam ragazzi dell’olivo” e intitolata «La Palestina della convivenza. Storia dei palestinesi 1880-1948», che arrivava a Trieste dopo una serie di precedenti allestimenti a Firenze, Siena, Roma, Lucca e Rovereto. Pannelli fotografici sulla Palestina dall’impero ottomano al governatorato britannico, fino alla nascita dello Stato d’Israele.

Aveva allora protestato duramente proprio con il sindaco, per il taglio della rassegna, Anat Hila Levi, israeliana che vive in Italia ed è presidente dell’associazione Italia-Israele di Pordenone. Era seguito un forte dibattito. Giorgio Stern, responsabile dell’allestimento della mostra, aveva a sua volta protestato: «Chi ricorda l’esistenza palestinese viene inevitabilmente da certuni apostrofato come antisemita, insulto vuoto e logoro». Stern, auspicando «una soluzione di pace paritaria tra i due popoli» aveva anche sottolineato come il titolo della mostra comprendesse la parola “convivenza”. Ma anche a Trieste (e non solo a Pordenone) quell’evento era dispiaciuto ad alcuni.

«Ho preso atto - dice Cosolini - che quella mostra aveva urtato la sensibilità ebraica, e dunque avevo già scritto una lettera sia al rabbino e sia al presidente della Comunità. Ieri ho inteso esprimere pubblicamente il rammarico del Comune e mio personale. Evidentemente i contenuti della mostra sono andati oltre un certo limite. Ed è obiettivo che, nella ricostruzione della storia della Palestina nel dopoguerra, e al di là del merito storico che non discuto, la rassegna aveva usato alcune espressioni forti».

Problema delicato. La mostra era “ospitata” e non “organizzata” dal Comune. «Dando l’autorizzazione - prosegue il sindaco che è anche assessore alla Cultura - non avevo visto preventivamente i contenuti della rassegna, né è cosa da farsi, perché altrimenti avremmo un atteggiamento da censura. Chi ha realizzato la mostra ha inoltre attinto al proprio libero pensiero, come è diritto di tutti. Se avesse usato qualche frase e qualche tono forte in meno, però, sarebbe stato meglio. E nella misura in cui questo evento ha colpito la sensibilità di alcuni componenti della Comunità ebraica triestina, a me è dispiaciuto, e ho voluto trasmettere questo dispiacere».

Materia che cammina su un crinale stretto, appunto perché s’incrociano sensibilità molte volte ancora opposte. Tanto che Cosolini esplicita: «Naturalmente esiste anche un punto di vista palestinese, ed è legittimo avere ed esprimere punti di vista diversi. Io non faccio questioni di merito, tengo conto solo di una sensibilità ferita, ne prendo solamente atto».

Gabriella Ziani


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