Olanda: Wilders pro-Israele, ma..
Commento di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Manfred Gerstenfeld Geert Wilders
La scorsa settimana, il rabbino capo di Israele Yona Metzger, ha scritto una lettera a Geert Wilders, il leader del Partito della Libertà olandese (PVV), nel cui programma elettorale per le prossime elezioni del 12 settembre, include la proibizione e della macellazione rituale ebraica. In più, un suo parlamentare, Dion Graus, vorrebbe proibirne anche l’importazione.
Rav Metzger ha scritto che Graus ha assunto il classico atteggiamento di chi è contrario da sempre alle regole religiose ebraiche, aggiungendo che “ non si può essere nello stesso tempo amici di Israele e del popolo ebraico e sostenere leggi anti-ebraiche ed essere amici con Dion Graus”.
Geert Wilders è l’unico parlamentare olandese ad avere acquisito una fama internazionale, insieme ad una meritata reputazione di amico di Israele. Ha detto che la Jihad non solo è contro Israele, ma minaccia l’intero mondo occidentale. Il suo partito sostiene anche che la Giordania è lo stato palestinese. Eppure, nello scorso anno, la sua immagine nel mondo ebraico, ha subito una decisa caduta. Il programma del suo partito, nel proibire la macellazione senza stordimento, ha adottato la posizione estremista e populista del partito animalista. In parlamento Graus ha definito la macellazione rituale una ‘tortura rituale’, politicizzando la questione, affermando – falsamente- che il suo partito non era islamofobo perché la legge avrebbe colpito anche gli ebrei.
Nel giugno 2012 era stato raggiunto con difficoltà un accordo tra musulmani, ebrei e il governo olandese, che aveva creato tensioni nella ortodossa comunità ebraica olandese tra il rabbinato e i leader laici, anche se la maggior parte degli ebrei erano soddisfatti che quella minaccia all’identità ebraica avesse avuto fine.
La proibizione della macellazione rituale non ha fatto parte del dibattito elettorale, anche se nei mesi scorsi è stato un argomento molto discusso sui media non solo olandesi, ma anche in Israele e fra gli ebrei americani. La comunità ortodossa di Amsterdam ha dichiarato Graus un “ pericolo per gli ebrei olandesi e europei”.
L’ex parlamentare Wim Kortenoeven, aveva avvisato le maggiori organizzazioni ebraiche in Usa, infatti lui era stato l’unico nel partito di Wilders a votare contro quella proposta di legge. Kortenoeven, che ha poi lasciato il partito a luglio, ha affermato che anche altri parlamentari erano d’accordo con lui, ma che avevano subito pressioni da Wilders.
La prima organizzazione ebraica americana a sfidare il partito di Wilders nel 2011 su questo argomento è stato il Centro Simon Wiesenthal. Rav Abraham Cooper gli scrisse ancora, per convincerlo a togliere quel punto dal suo programma, ma Wilders, rispondendogli, gli scrisse che il suo partito non avrebbe tollerato al suo interno nessun anti-semita, e che Graus non lo era. Rav Cooper non fu soddisfatto della risposta, gli scrisse di nuovo, ma questa volta senza ricevere risposta.
Questo dissidio apparve in prima pagina sul quotidiano più diffuso, de Telegraaf, scrivendo che gli ebrei americani finanziavano Wilders perché era pro-Israele, e che il finanziamento al partito PVV era a rischio perché attaccava i rituali fondamentali della religione ebraica. Questi finanziamenti non erano provati, mentre invece Wilders aveva profondi rapporti con le più importanti comunità cristiano-evangeliche americane pro-Israele, un rapporto anch’esso ora a rischio..
Perché Wilders metterebbe a rischio le sue relazioni americane per un argomento marginale come la proibizione della macellazione rituale ? La risposta più probabile sta nel suo agire in modo populista.
Il suo successo iniziale deriva dall’aver identificato due fattori cruciali per il futuro dell’Olanda, che altri avevano rifiutato di vedere. Riconobbe le minacce al futuro delle democrazie che stava arrivando dal mondo islamico più che da ogni altra religione, che l’integrazione nella debole Europa in campi delicati e critici era un aspetto che nessun altro voleva trattare. Fu questo il programma che portò il PVV in parlamento con 24 eletti su 150 nelle elezioni del 2010.
Ma il PVV non divenne da populista un partito più professionale come avrebbe dovuto. Non ha centri di ricerca, e le sue proposte sono superficiali. Ogni tanto Wilders si lancia in battaglie estreme lontane dai suoi due argomenti più importanti. Malgrado abbia ricevuto molte sollecitazioni, le ha ignorate, mantenendo inalterata la sua posizione sulla macellazione rituale, il che potrà allontanare molti suoi sostenitori, soprattutto all’estero.
Se fosse diventato un politico di livello più alto avrebbe potuto vincere le prossime elezioni. I problemi collegati alla integrazione europea priva di controlli, così come la violenza del mondo islamico, sono due aspetti sempre più gravi e che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Se le posizioni populiste di Wilders continuano, si indebolirà la sua politica pro-Israele. Nello stesso tempo, essendo il suo partito in prima linea di una proposta anti-semita che allarma gli ebrei, questa scelta non verrà dimenticata.
Manfred Gerstenfeld fa parte del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs, dove è stato presidente per 12 anni. Collabora con Informazione Corretta