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Il Giornale Rassegna Stampa
03.09.2012 Pakistan, 11enne assolta dalle accuse di blasfemia perchè le prove a suo carico erano false
Continua la persecuzione dei cristiani. Commento di Magdi C. Allam

Testata: Il Giornale
Data: 03 settembre 2012
Pagina: 13
Autore: Magdi Cristiano Allam
Titolo: «Intrigo islamico contro la bimba cristiana»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 03/09/2012, a pag. 13, l'articolo di Magdi Cristiano Allam dal titolo "Intrigo islamico contro la bimba cristiana".


Magdi C. Allam, imam Khalid Jadoon


Manifestazione per la liberazione di Rimsha Masih

La buona notizia è che Ri­msha Masih, una bambina cristiana pachistana undi­cenne disabile con problemi men­tali, che dallo scorso agosto è in car­cere con l'accusa di blasfemia che comporta la condanna a morte, potrebbe forse oggi stesso essere ri­lasciata dietro cauzione dopo l'ar­resto del suo principale accusato­re, l'imam Khalid Jadoon, denun­ciato dal religioso islamico Hafiz Mohammad Zubair perché ha fal­sificato le prove.
La cattiva notizia è che si tratta dell'ennesimo caso che evidenzia sembra ombra di dubbio che negli Stati a maggioranza islamica è in atto un vero e proprio sterminio dei cristiani, istituzionalizzato da leggi discriminatorie, legittimato da innumerevoli versetti del Cora­no
e dall'esempio di Maometto che ordinano di uccidere i «trinita­ri », i «crociati» e tutti i non musul­mani accumulati come «infedeli», trasmesso di generazione in gene­razione attraverso una cultura dell'intolleranza che esalta l'islam come l'unica «vera» religione, pra­ticato dagli estremisti islamici che ormai sono al potere pressoché ovunque dal Marocco al Pakistan. Chiariamo subito che né il reli­gioso islamico che ha denunciato l'imam di aver aggiunto pagine del Corano a quelle che sarebbero sta­te bruciate dalla bambina cristia­na, né il giudice che ha disposto il fermo dell'imam per 14 giorni di carcere giudiziario, hanno formal­mente scagionato Rimsha dall'ac­cusa di blasfemia. Per entrambi il reato di blasfemia sussiste ma s'im­pone un'indagine collaterale per­ché l'imam ha manipolato le pro­ve. Il suo comportamento si spie­gherebbe perché il testo che sareb­be stato bruciato dalla bambina è il Noorani Qaida, un manuale uti­lizzato per imparare le basi dell' arabo e del Corano, che è stato ri­trovato nella spazzatura avvolto in un sacchetto di plastica. L'oggetto dell'oltraggio sarebbero quindi dei versetti del Corano menziona­ti in un manuale scolastico, che non è però qualificabile come te­sto sacro qual è il Corano che per i musulmani è della stessa sostanza di Allah, il loro dio «incartato».
Il presidente del Consiglio degli ulema del Pakistan, Tahir Ashrafi, ha chiesto a tutti gli ulema (giure­consulti islamici) di collaborare per una giusta punizione dell' imam. Al tempo stesso, e qui sta la novità che ci fa sperare bene, ha sollecitato il capo dello Stato Asif Ali Zardari affinché faccia liberare subito Rimsha e ne garantisca la si­curezza. Per oggi è attesa la senten­za del tribunale.
Ci auguriamo che la piccola Ri­msha venga liberata e le sia restitui­to il diritto inalienabile alla vita. Ma non possiamo non prendere atto che anche questo eventuale atto riparatorio avviene nel conte­sto di una barbarie islamica che condanna i cristiani ad essere pe­rennemente passibili della con­danna
a morte. Così non possia­mo dimenticare che tutte le fami­glie cristiane nel villaggio di Mehrabadi, dove risiede Rimsha alle porte di Islamabad, sono già state costrette ad abbandonare le loro case per prevenire le rappresa­glie violente degli islamici che si abbattono indistintamente su tut­ti i cristiani.
Viene del tutto meno il principio della responsabilità sog­gettiva, il cardine dello stato di di­ritto, sostituito dall'arbitrio della responsabilità collettiva: si viene discriminati, perseguitati e uccisi per il semplice fatto di essere cri­stiani.
È quanto sta accadendo a Rable,
l'ultima cittadina siriana prima del confine libanese, dove 12 mila abitanti cristiani sono da settima­ne assediati da migliaia di terrori­sti islamici pachistani, afghani, egi­ziani, tunisini e libici, rischiando di morire di fame. La denuncia ci è stata fatta da padre Nader Joubail, un coraggioso sacerdote libanese impegnato nel salvare centinaia di migliaia di cristiani che stanno fuggendo dalla Siria dalla cosid­detta «rivolta popolare» che do­vrebbe tradursi nella democrazia. Padre Nader, come tutti coloro che vivono nei Paesi a maggioran­za islamica, ha le idee molto chia­re: «Democrazia e islam sono in­compatibili. Nel Corano non vi è traccia né di democrazia né di li­bertà. Gli islamici al potere impon­gono la sharia, che è l'opposto del­la democrazia e della libertà». Ep­pure Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia sosten­gono pubblicamente e militar­mente questi terroristi islamici, af­fiancati da Turchia, Arabia Saudi­ta e Qatar.
Siamo di fronte ad una strategia che deliberatamente persegue lo sterminio dei cristiani sopravvis­suti all'islamizzazione forzata ini­ziata
nel settimo secolo. E noi cri­stiani sulla sponda europea del Mediterraneo sosteniamo i carne­fici islamici che contemporanea­mente ci stanno invadendo diffon­dendo a macchia d'olio le mo­schee, le scuole coraniche, gli enti assistenziali, le banche islamiche, i tribunali shariatici. Siamo ciechi, sordi, pavidi, ignoranti, folli, suici­di, criminali. Se oggi, come auspi­chiamo, sarà rilasciata dietro cau­zione Rimsha, non esultiamo co­me se si trattasse di una vittoria cal­cistica.
Salviamo i cristiani!

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