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La Stampa Rassegna Stampa
02.09.2012 Un episodio di malcostume giornalistico
Paolo Mastrolilli, quando la cronaca diventa un editoriale

Testata: La Stampa
Data: 02 settembre 2012
Pagina: 17
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Eastwood a ruota libera imbarazza il partito»

Che la cronaca debba essere diversa da un commento è una delle prime regole che impara chiunque voglia diventare giornalista. Nella cronaca si racconta un fatto, non si esprimono opinioni. Per questo abbiamo letto con grande preoccupazione il pezzo di Paolo Mastrolilli, solitamente accurato nelle sue corrispondenze dagli Usa, sulla convenzione americana del Partito Repubblicano. Doveva essere una cronaca distaccata, come quella di Maurizio Molinari, pubblicata nella pagina precedente, dove il corrispondente della Stampa si guarda bene dall’esprimere consensi o critiche ai due canditati repubblicani. Racconta e basta. Mastrolilli fa l’opposto, come se avesse ricevuto l’ordine ‘vai e falli a pezzi’, il tutto titolato  “Eastwood a ruota libera imbarazza il partito”, falso, perché il suo breve intervento – come si vede benissimo dalla registrazione su youtube – è stato applaudito più volte da un pubblico entusiasta. Attraverso la distruzione dell’intervento di Eastwood – Mastrolilli riporta solo commenti ostili – erano Romney e Ryan i due obiettivi da delegittimare, con un uso attento delle parole. Eastwood era stato ‘ingaggiato’, come una macchietta qualsiasi – macchietta, l’ha scritto Matrolilli - il cui intervento, invece di cinque minuti, è durato addirittura quindici (!), si riesuma il titolo di un film, ‘Dirty Harry’, per etichettarlo in senso negativo, come se i lettori non sapessero che Clint Eastwood verrà ricordato come uno degli attori-registi più interessanti del cinema americano. E’ arrivato persino a interpretare gli sguardi della moglie di Romney, attribuendole intenzioni indimostrabili, a meno che Mastrolilli non sia in grado di leggere il pensiero.

Gli ha rimproverato l’idea della sedia vuota, mentre quel finto colloquio con il fantasma di Obama sarebbe stato lodato se al posto di Eastwood ci fosse stato un Benigni qualunque.

Una brutta caduta del giornale torinese. Invece che a Maurizio Molinari, che non ha fatto nulla per meritarselo, il premio Igor Man andava dato a Paolo Mastrolilli. 

Ecco l’articolo sulla STAMPA del 01/09/2012, a pag. 17, “ Eastwood a ruota libera imbarazza il partito”:

in alto a destra, Paolo Mastrolilli


Clint Eastwood alla convention repubblicana
http://www.youtube.com/watch?v=yoqKdWY692k&feature=relmfu


Paul Ryan con Mitt Romney

Per leggere il commento di Piera Prister, cliccare sul link sottostante
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=45897

Cosa ricorderanno di più gli americani della Convention di Tampa, il discorso ispirato di Mitt Romney, o la macchietta borbottata da Clint Eastwood sul palco? Il problema, forse, sta già nel fatto che il giorno dopo troppi discutono questa domanda.

Come si sospettava, «Dirty Harry» è stato l’ospite a sorpresa del congresso repubblicano. Introdotto dalle note de «Il buono, il brutto, il cattivo», lui ha scelto di interpretare soprattutto il terzo ruolo. Ha sistemato vicino al podio una sedia vuota, per condurre una conversazione con l’invisibile Obama: «Mi ricordo quando vinse le elezioni. Non ero un grande sostenitore, ma tutti accendevano candeline e piangevano. Piangevo pure io. Non ho pianto così intensamente da quando ho scoperto che in questo paese ci sono 23 milioni di disoccupati. Questa è una cosa per cui bisognerebbe piangere, perché è una disgrazia nazionale».

Era il messaggio per cui la campagna di Romney aveva ingaggiato Eastwood, diversi mesi fa. Doveva redimersi dallo spot televisivo girato per la Chrysler in occasione del Super Bowl di football, in cui aveva dato l’impressione di appoggiare Obama, e denunciare la disoccupazione generata dalle politiche del presidente. Connettersi con l’elettore bianco e sfiduciato della classe media, per spingerlo a licenziare il capo della Casa Bianca. In teoria doveva parlare cinque minuti, ma l’emozione e lo ha preso e l’ha fatto andare oltre il doppio. «Qualcuno aveva avuto la stupida idea di processare i terroristi al centro di New York», ha detto Clint, rimproverando ad Obama la promessa di chiudere Guantanamo, e l’annuncio di una data precisa per il ritiro dall’Afghanistan. A quel punto la parte gli è sfuggita di mano: «Cosa vuole che dica a Romney? No, non posso. Non può fare a se stesso una roba del genere. Tu sei assolutamente pazzo», ha continuato Eastwood, con una battuta per niente velata sull’auto erotismo. Ha detto che non è una buona idea avere un avvocato per presidente, perché gli avvocati hanno la lingua biforcuta, e ha sfottuto l’ecologista Obama perché inquina andando in giro col suo aereo a fare comizi. Ha aggiunto che sarebbe ora di avere un «uomo d’affari stellare» alla Casa Bianca. Poi è tornato all’attacco: «Noi siamo i proprietari di questo paese. I politici sono nostri impiegati. E quando qualcuno non fa bene il suo lavoro, dobbiamo lasciarlo andare», accompagnando questa frase col gesto del dito che taglia la gola. «Non bisogna essere masochisti, e votare per qualcuno che non vogliamo, solo perché sembra una persona simpatica». Ovvio, a quel punto, cedere al pubblico che gli chiedeva di rimettere i panni del detective Callaghan, e chiudere con la frase che «Dirty Harry» pronunciava quando ammazzava i criminali: «Go ahead...», ha intonato Clint, «Make my day!» hanno urlato i delegati, come quando Reagan usava queste parole per minacciare il veto contro gli aumenti delle tasse.

Obama è stato al gioco, e poco dopo ha messo su Twitter una foto della sua sedia presa di spalle, accompagnata da una battuta: «This seat’s taken», questo posto è occupato. Ma la polemica sul «rantolo del vecchio zio ubriaco» è scoppiata lo stesso. Ann Romney lo ha difeso, dicendo che Eastwood «è unico e siamo orgogliosi del suo appoggio». Durante lo show, però, nessuno l’ha vista ridere e sembrava scocciata di dover parlare di Clint invece che di Mitt, mentre all’interno della campagna è scoppiata la polemica per la gestione dell’intervento e l’assenza di controlli. Il critico cinematografico Roger Ebert ha giudicato «Dirty Harry» «triste e patetico», e il politologo Larry Sabato lo ha bollato come una «Clintastrophy». L’idea era che Eastwood avrebbe pompato l’americano medio contro Obama; il rischio è che abbia offeso il pubblico e distratto l’audience da Romney. «Non credo - ha detto Sabato - che sposterà molti voti, ma verrà ricordato come uno dei punti più bassi della campagna».

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