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La Stampa Rassegna Stampa
01.09.2012 Mitt Romney e il rilancio della promessa americana
cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 01 settembre 2012
Pagina: 16
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Da Tampa i volti della nuova America»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 01/09/2012, a pag. 16, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Da Tampa i volti della nuova America ".

Per vedere il video con tutto il discorso di Mitt Romney
http://www.youtube.com/watch?v=MGTi4-ysJS8

Clint Eastwood alla convention repubblicana
http://www.youtube.com/watch?v=yoqKdWY692k&feature=relmfu


Maurizio Molinari, Mitt Romney


Distintivo della campagna repubblicana, vuol dire in yiddish : “Obama… che disastro !!” espressione che esprime sgomento

Mitt Romney sceglie i piccoli centri della Louisiana investita da Isaac per iniziare a portare «on the road» il messaggio della Convention repubblicana sulla necessità che l’America si «riappropri del proprio destino» e possa rilanciare crescita, occupazione e benessere per la classe media. In viaggio con la moglie Ann, Romney inserisce a sorpresa la tappa nella Costa del Golfo nel percorso fra Florida, Ohio e Virginia per di trasformare l’angolo d’America in questo momento più sofferente nella cartina tornasole della «capacità nazionale di riscatto».

Il messaggio della Convention a cui gli strateghi repubblicani si affidano per rompere nei sondaggi l’equilibrio di ferro con Barack Obama è quello dell’ottimismo degli immigrati, dei pionieri, dei coloni e degli imprenditori che evoca il Dna della nazione. «Sono un americano, sono artefice del mio destino, sono libero di costruirmi la vita e anche il mio business solo con le mie mani», ha detto giovedì notte Romney nel discorso con cui ha accettato la nomination. Il governatore del New Jersey, Chris Christie, aveva usato in precedenza l’espressione «noi americani siamo abituati a essere padroni del nostro destino» per riassumere i «valori conservatori» da contrapporre a quelli liberal di Obama, accusandolo di voler ingigantire il ruolo del governo ostacolando le libertà personali, religiose come economiche.

Per spingere l’America a ritrovare se stessa, Romney parla di «rilancio della promessa americana» adoperando la stessa espressione che Obama usò quattro anni fa a Denver accettando la nomination democratica. La sovrapposizione di termini suggerisce che la sfida a Obama è modellata in maniera da corteggiare gli elettori che nel 2008 lo votarono ma oggi ne sono scontenti. «Obama deve essere sconfitto non perché è una cattiva persona, un cattivo padre o marito ma perché è un cattivo presidente» sono state le parole del senatore quarantenne della Florida Marco Rubio, uno dei tre volti del partito repubblicani emersi con maggiore forza dai lavori della Convention. Gli altri sono Paul Ryan, vice di Romney, e Condoleezza Rice, ex segretario di Stato. L’ispanico Rubio, l’ex ragazzo del Midwest bianco Ryan e l’afroamericana Rice sono lo specchio delle diversità dell’America ma sulla necessità di rilanciare la capacità nazionale di costruire e sorprendere hanno parlato all’unisono. Per la Rice «noi americani sappiamo trasformare l’impossibile in inevitabile», e ciò spiega la forte delusione nei confronti di Obama che «sebbene come motto abbia “Avanti!” in realtà ci sta portando indietro» riassume Rubio, additando l’impressionante mole di regolamenti che frena gli investimenti privati. Le dozzine di storie personali di successo sulle difficoltà raccontate dagli oratori saliti sul palco del Forum di Tampa hanno voluto testimoniare come la determinazione a creare, sorprendere e «forgiare il destino» ci sia ancora nelle viscere della nazione «ma di sbagliato abbiamo il presidente» come ha graffiato Ryan, di gran lunga il più aggressivo fra i nuovi volti del Grand Old Party. Per Ryan l’errore più grave di Obama è stato mentire sul debito federale: «Quattro anni fa disse che un debito di 10 trilioni di dollari era antipatriottico ma sotto di lui è aumentato di altri 5 trilioni». David Brooks, editorialista conservatore del New York Times, descrive i repubblicani di Romney come «lottatori che non lesinano sforzi e sacrifici per lasciare ai figli una nazione migliore di quella ricevuta». «Ma ciò che colpisce è quanti questi lottatori - aggiunge Brooks - siano dei solitari, privi di un’identità collettiva» come era invece il «conservatorismo compassionevole» di George W. Bush. Non a caso l’unica ad aver adoperato più spesso il «noi» che l’«io» dal podio è stata Condi Rice, che è poi anche la sola ad aver ricordato la risposta della nazione all’11 settembre.

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