lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
30.08.2012 Nucleare iraniano, quanti Paesi si schiereranno con gli ayatollah in caso di attacco
basta elencare quelli che partecipano al vertice dei non allineati

Testata: Il Foglio
Data: 30 agosto 2012
Pagina: 3
Autore: Redazione del Foglio
Titolo: «La coalizione trasversale che tiferà Iran in caso di strike»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 30/08/2012, a pag. 3, l'articolo dal titolo "La coalizione trasversale che tiferà Iran in caso di strike".


'Questa è una centrale nucleare per produrre elettricità'. 'Questa è una lampadina'

Roma. La presidenza del Movimento dei paesi non allineati tributata tra gli applausi martedì scorso all’Iran di Mahmoud Ahmadinejad e dell’ayatollah Khamenei non cambia lo scenario e le ragioni del probabile strike israeliano contro gli impianti nucleari iraniani, ma chiarisce il contesto internazionale in cui si colloca. Su 194 paesi membri dell’Onu, 120 si schierano da oggi a fianco della posizione iraniana. E non sono soltanto le autocrazie latinoamericane di Cuba, Venezuela e Bolivia. Anche India, Brasile e Sudafrica (con il dichiarato “appoggio esterno” della Cina) sono in pieno rappresentate a Teheran: i Brics, dunque, hanno scelto il loro campo, ed è quello iraniano. Una scelta esplicita e diretta, senza mediazioni, al punto che i presidenti e i ministri degli Esteri dei Brics hanno preso nelle mani i fiori loro offerti dai bimbi orfani dello scienziato nucleare iraniano Darioush Rezaeinejad, ucciso in un attentato di cui gli iraniani accusano apertamente il Mossad. Un appuntamento, quello di Teheran, che poco incide sui reali rapporti di forza sul terreno, sulla scelta israeliana o meno di scatenare lo strike, che fa prevedere conseguenze sul piano diplomatico (compresa la condanna da parte dell’Assemblea generale dell’Onu nel caso fosse portato ad effetto). Il vertice spiega però perché le merci, la tecnologia (e le armi) sottoposte all’embargo Onu arrivino comunque in Iran e soprattutto evidenzia la capacità di iniziativa sul campo delle alleanze e della costruzione di un network diplomatico di cui ha dato prova Ahmadinejad durante la sua presidenza. Già prima della caduta del Muro, nel 1989, il Movimento dei non allineati era diventato un guscio vuoto, tenuto in vita dalla Cuba castrista per contrastare l’embargo americano. Per i 15 anni successivi si era ulteriormente svuotato di ruolo e significato. Ma il raccordo che Ahmadinejad ha trovato con Fidel Castro e Hugo Chávez ha prodotto una mutazione genetica del Movimento, riuscendo nell’arco di pochi anni (e di molteplici viaggi all’estero del presidente iraniano) a schierare dietro Teheran e le sue mire geopolitiche un consistente cordone solidale, nel nome di un’unico fattore di continuità con il movimento storico: il radicato antiamericanismo. Una mutazione sottovalutata da Barack Obama e ignorata dall’Europa, che ora protestano per la partecipazione al vertice di Teheran da parte di Ban Ki-moon, – che pure appare obbligata, almeno sotto il profilo formale. E’ la paradossale riedizione di quei planetari Congressi mondiali per la pace di epoca sovietica che si tenevano nelle capitali dell’est europeo sotto la bandiera della Colomba di Pablo Picasso. Un ritorno al passato che indica quanto sia raffinata e complessa la capacità progettuale dell’Iran degli ayatollah. Fino all’elezione di Ahmadinejad, inclusa la presidenza Khatami, l’Iran si proiettava sulla scena mondiale forte del blocco sciita con la Siria e Hezbollah, con l’aggiunta dell’appendice sunnita di Hamas. Sullo sfondo stava l’alleanza strategica con Mosca che il Cremlino aveva avviato sottotraccia a partire dall’occupazione dell’ambasciata americana di Teheran nel 1979 (e che ha procurato la tecnologia degli impianti nucleari iraniani di oggi). Con l’emergere di Ahmadinejad e del nuovo blocco politico dei pasdaran e dei finanzieri di stato di cui è portavoce, è iniziata invece questa proiezione di alleanze su scala planetaria che oggi produce questa presidenza dei non allineati. Momento di forza per lo stesso Ahmadinejad, che ne spiega il permanere al potere, nonostante le feroci bordate del partito che fa capo al “clero combattente”, che gli è avverso.

Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT