martedi` 22 ottobre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
28.08.2012 La sinistra è in declino e in Israele fiorisce la democrazia
analisi di Shmuel Sandler, Efraim Inbar

Testata: Informazione Corretta
Data: 28 agosto 2012
Pagina: 1
Autore: Shmuel Sandler - Efraim Inbar
Titolo: «La sinistra è in declino e in Israele fiorisce la democrazia»

La sinistra è in declino e in Israele fiorisce la democrazia
di Shmuel Sandler e Efraim Inbar **

(Traduzione di Yehudit Weisz)


Shmuel Sandler, Efraim Inbar

Introduzione

Sono molti i detrattori di Israele che da sinistra sostengono che la democrazia israeliana sia in declino. Uno sguardo più da vicino mostra invece che in Israele la democrazia sta fiorendo. Una graduale decentralizzazione del potere sin da quando il Likud vinse le elezioni nel 1977, ha offerto a molti gruppi politici la possibilità di governare. Il sistema giudiziario è forte, indipendente  e coraggioso nel processare anche i leader politici.

La fine del giornalismo legato ai partiti ha portato a maggiori critiche del governo da parte dei media israeliani. I gruppi di minoranza godono di maggiori diritti più che mai prima d’ora. L’esercito è diventato più professionale, e svolge un ruolo decisionale minore rispetto a un tempo. Se si prendono in considerazione questi fattori, è chiaro che la democrazia israeliana sta andando avanti bene, a dispetto delle asserzioni della sinistra in declino.

La frustrata sinistra israeliana che non è riuscita a raccogliere voti nelle recenti elezioni, ha adottato una nuova strategia.  Già prima della contrazione che nelle elezioni del 2009 ridusse il numero dei membri della Knesset a soli 16 rappresentanti ( del Partito Laburista e di Meretz), diversi esponenti della sinistra decisero di rivolgersi a forze esterne “per salvare Israele da sé stessa” anziché battersi per conquistare i cuori e le menti del popolo israeliano. Essi sostenevano che la democrazia di Israele fosse in pericolo e cercarono di mobilizzare l’opinione pubblica europea e quella americana a proprio favore. Un recente esempio di questa strategia è il pezzo apparso su The New York Times dal titolo “La democrazia israeliana sta dissolvendosi”.

Questo pezzo esemplifica la nostalgia per i giorni in cui la sinistra era al potere, in particolare prima del 1977, l’anno in cui finì l’egemonia del Partito Laburista nella politica d’Israele. Eppure un’analisi obiettiva delle caratteristiche politiche israeliane mostra che la vibrante democrazia in Israele è viva e vegeta e avanza molto meglio che ai “vecchi tempi”.

La politica del “dopo 1977”

Fino al 1977 il Partito Laburista aveva guidato ininterrottamente le istituzioni nazionali, ed era già al potere prima della nascita dello Stato. Ma dal 1977 in poi  vi furono diverse  élites politiche, quando tre diversi partiti (Likud, Labor e Kadima) guidarono i governi d’Israele.   La fine dell’era del partito egemonico portò la democrazia nel sistema politico israeliano. Per esempio, almeno tra i partiti maggiori, ebbe termine anche la pratica di determinare la composizione delle liste di partito per la Knesset mediante un “comitato di nomine” oligarchico. La maggior parte dei partiti più importanti nell’ultimo periodo avevano anche adottato le primarie per facilitare l’accesso alle liste elettorali.

Il periodo del “dopo 1977” fu caratterizzato da una maggiore mobilità sociale. L’erosione del clientelismo socialista e la privatizzazione di un’economia centralizzata avevano contribuito alla crescita di un ceto medio non Ashkenazita. La mobilità sociale fu anche promossa da un maggiore accesso alle università. Dopo il 1977 erano stati inaugurati molti Colleges di diverso tipo per accaparrarsi studenti e risorse, in competizione con le Università già affermate .

Inoltre, in Israele l’influenza del potere centrale a livello muncipale poco per volta regredì, favorendo l’emergere di nuovi centri di potere e fonti di reclutamento di leadership.  Anche questo contribuì all’apertura del sistema politico israeliano.

Il sistema giuridico

Il ruolo del sistema giuridico è un pilastro in ogni democrazia. L’ascesa della Corte Suprema israeliana, considerata dalla sinistra una fortezza della democrazia, all’altezza del suo livello attuale, iniziò dopo il declino del Laburismo. Fu il Primo Ministro Menachem Begin a incoraggiare un ruolo più attivo per la Corte Suprema. Fu sotto la Presidenza di Meir Shamgar (1983-1995), egli stesso proveniente dalle fila della destra, che il suo ruolo ebbe un impulso ulteriore. Begin contribuì alla nomina di Aharon Barak alla Corte Suprema nel 1978. Barak, noto per la sua visione liberale, spinse la Corte Suprema verso una posizione ancora più interventista dopo la sua nomina alla Corte Suprema nel 1995.

L’indipendenza della polizia e del sistema giudiziario in Israele, negli ultimi anni, è aumentata notevolmente. Il sistema giuridico in Israele con coraggio ha processato un Presidente, un Primo Ministro, e un Consiglio dei Ministri, suscitando così l’invidia in molti Stati democratici.        La polizia, stimolata dalle sentenze dei tribunali, ha concesso anche una maggiore libertà di espressione nelle dimostrazioni rispetto a prima.

I media

I media, il cane da guardia della democrazia, sono stati totalmente trasformati dopo il 1977.  Quasi tutti i giornali di partito sono spariti. Al loro posto è emerso un numero di fonti d’informazione con obiettivi diversi. Senza dubbio Netanyahu ha contribuito alla fondazione di un giornale di destra, Israel Hayom.  Ma la maggior parte dei media scritti o elettronici, come i social network, è libera e fa il proprio dovere, talvolta anche bene, di cane da guardia dei politici.

I diritti delle minoranze

Anche nella sfera dei diritti delle minoranze Israele ha raggiunto risultati migliori rispetto a molti paesi democratici.  Fino al 1965 gli Arabi israeliani erano sotto un governo militare e i due partiti arabi nella Knesset sotto il governo laburista erano emanazioni del partito al potere.  Oggi ci sono tre partiti arabi che rappresentano una varietà di opinioni. In Israele i gay sono riusciti a ottenere i loro diritti grazie alle politiche ultra-liberali della Corte Suprema. C’è senza dubbio una maggiore sensibilità  e una corrispondente legislazione per la parità delle donne e dei gruppi più disagiati. 

L’esercito

l’IDF ( forze di difesa israeliane), bersaglio favorito delle critiche, è una delle più importanti istituzioni sociali di Israele. E’ accusato di avere un peso sproporzionato nel processo decisionale e di favorire il militarismo nella società israeliana. Nulla è più lontano dalla verità.

I più alti ufficiali dell’esercito non sono più nominati dai  partiti. L’appartenenza al partito laburista non è più la conditio sine qua non per diventare Capo di Stato Maggiore. Oggi il militare è diventato più rappresentativo delle tendenze demografiche e della crescente mobilità sociale.  Nelle sue fila ci sono nuovi immigrati, Sefarditi e membri provenienti dal settore nazional-religioso; con il risultato che quest’ultimo, appartenendo alla vecchia élite Ashkenazita, si sente a disagio.

Diversamente dal 1967, quando alcuni generali quasi si rivoltarono contro le esitazioni del governo per attaccare per primi, nell’era post-laburista l’esercito ha dimostrato una maggiore professionalità ed ha in effetti dimostrato di essere più obbediente nel prendere decisioni e nell’accogliere le scelte della leadership politica al governo. Nell’ottobre del 1977 Begin non tenne conto  dell’allarme del suo Capo di Stato Maggiore sulla possibilità  di un attacco a sorpresa durante la visita del Presidente Anwar Sadat. L’esercito era stato tenuto all’oscuro durante i negoziati degli Accordi di Oslo nel settembre del 1993. L’esercito si era opposto anche al ritiro unilaterale dal Libano nel maggio del 2000 e nel 2005 al disimpegno da Gaza. Le tre decisioni strategiche più importanti dal 1993 vennero prese nonostante che l’IDF non avesse dato il suo consenso, prova che Israele non ha un governo militaristico dominato dall’ esercito.

Conclusioni

La democrazia israeliana si sviluppa e per molte ragioni va meglio che in passato. Non tutto è perfetto e c’è sempre spazio per i miglioramenti. Ma coloro che a sinistra si lamentano della democrazia israeliana sono in fondo dei “perdenti risentiti”. Fanno fatica a interiorizzare che il loro giudizio è rifiutato dalla maggior parte degli israeliani. Sono quelli che hanno perduto la fiducia in un principio di base della democrazia: gli israeliani, come tutti gli altri popoli del mondo, hanno il diritto democratico di eleggere i propri governi e di cambiarli se questi non mantengono le promesse.

**Shmuel Sandler insegna storia della politica alla università Bar-Ilan, ed è senior research associate al BESA,Centro Begin-Sadat per gli Sudi Strategici.
Efraim Inbar è professore di Scienza della Politica alla università Bar-Ilan, e direttore del Centro Begin-Sadat per gli Sudi Strategici (BESA)
 


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT