Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/08/2012, a pag. 30, l'articolo di Massimo Gaggi dal titolo "Vertice dei Non Allineati a Teheran fra proteste e timori dell'Occidente".

Mahmoud Ahmadinejad
Un aggiornamento su quanto scritto nella Lettera da Gerusalemme di Angelo Pezzana di ieri mattina (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=45798). Ismail Haniyeh, come riportato dai quotidiani israeliani di oggi, è stato convinto a non partecipare al vertice, in quanto il ritiro di Abu Mazen avrebbe compromesso il progetto iraniano di mettere al centro del congresso Israele spostando la polemica su Gaza e Cisgiordania.
Il commento di IC è contenuto nella Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di oggi, pubblicata in altra pagina della rassegna (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=45829).
Ecco il pezzo di Gaggi:
A sentir parlare di «non allineati» vengono in mente personaggi e storie di un'epoca ormai lontana: il maresciallo Tito e il leader indiano Nehru, la «guerra fredda», il tentativo di molti Paesi di spezzare le catene del bipolarismo Usa-Urss per imporre un nuovo tipo di confronto: quello tra Sud e Nord del mondo. Oggi l'Unione Sovietica non c'è più, la «guerra fredda» è finita da quasi un quarto di secolo e l'emergere dei Brics, le nuove potenze economiche del mondo, ha cambiato l'equazione Nord-Sud. Eppure ben 120 Paesi continuano a riunirsi periodicamente sulla base di una formula che risale al 1961.
Il vertice dei non allineati aperto ieri e che decollerà dopodomani con l'arrivo del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, sembra la ripetizione di uno stanco rito che, come nei summit precedenti, non è destinato in sé a produrre grandi risultati concreti.
Ma fa discutere e una conseguenza politica importante l'avrà per la sede nella quale si svolge: Teheran. Stati Uniti e Israele hanno tentato disperatamente di evitare che il capo delle Nazioni Unite si recasse in un Paese condannato all'isolamento dalla comunità internazionale per la violazione delle norme sulla non proliferazione nucleare e che sta aiutando il sanguinario regime siriano di Assad.
Ma Ban Ki-moon non se l'è sentita di disertare un incontro al quale partecipano i leader di quasi i due terzi dei 193 Paesi membri dell'Onu. Ha promesso che incalzerà i dirigenti iraniani, contestando loro le violazioni dei diritti umani e delle regole Onu. Ma l'Occidente teme che finisca per fare involontariamente il gioco degli ayatollah che, casualmente favoriti dal calendario (l'Iran è presidente di turno dei Non Allineati fino al 2014) vogliono sfruttare l'occasione per dimostrare che a voler isolare l'Iran non è il mondo interno, ma una coalizione di Paesi guidata dagli Usa.
Magari non ci riusciranno, ma questo vertice lascerà comunque un segno nel rimescolamento di carte in corso nel Medio Oriente, dove cala l'influenza degli USA mentre cresce quella della Turchia e dei Paesi petroliferi del Golfo. Con un nuovo protagonista: il presidente egiziano Morsi che riallaccia il dialogo Cairo-Teheran interrotto dal 1979 e punta su un «direttorio» Turchia-Egitto-Iran-Arabia per la crisi siriana.
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