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Diplomazia & Tradizione (Traduzione dall’ebraico di Sally Zahav, versione italiana a cura di Angelo Pezzana)
E’ noto il pessimo stato delle relazioni tra Israele e Turchia, deteriorate dopo l’operazione “Cast Lead”, iniziata a fine dicembre 2008. Poi ci fu l’incontro tra Peres e Erdogan a Davos , nel gennaio 2009, e la cancellazione delle manovre navali congiunte, che si sarebbero dovute tenere nell’ottobre 2009. Con l’affare della Mavi Marmara, fine maggio 2010, le relazioni si sono deteriorate maggiormente. Niente più ambasciatori nelle due capitali, mentre i comitati che dovevano indagare su quanto era avvenuto negli ultimi due anni, non ha prodotto alcun risultato, per cui le differenze di opinione sono rimaste le stesse. Tutto appare bloccato Sono in molti, in Israele e in Turchia, a non essere soddisfatti delle attuali relazioni fra i due paesi, dopo il lungo rapporto di amicizia e di cooperazione in molti campi che aveva caratterizzato le relazioni in passato. Diversamente da quello politico, negli ultimi due anni le relazioni commerciali non solo non sono diminuite, ma sono persino cresciute. ELAL ha chiuso i voli verso la Turchia, ma le linee turche hanno mantenuto regolarmente i voli giornalieri, che registrano sempre il tutto esaurito. Dietro le quinte, alcuni turchi, amici di Israele, lavorano per migliorare le relazioni. Uno di questi è Adnan Oktar, devoto musulmano e anche amico di Israele, che negli ultimi vent’anni ha pubblicato, sotto lo pseudonimo di Harun Yahya, molti libri su vari argomenti, le teorie di darwin, comunismo, storia, filosofia e religione. E’ molto stimato, tanto che il “ Royal Islamic Center Studies of Jordan” lo ha inserito fra i 50 personaggi più influenti oggi del mondo islamico. Si è fatto però anche molti rivali, che hanno cercato di emarginarlo. Ha commesso errori, ma li confessa apertamente: nel passato era stato un negatore della Shoà, poi cambiò idea. Dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, pubblicò un libro nel quale sosteneva che il vero islam respinge il terrorismo, e da allora si è dedicato a promuovere il dialogo tra le religioni. In libri e articoli cita spesso i profeti di Israele e la loro visione pacifica del mondo. Difende apertamente il diritto del popolo ebraico a vivere nella terra dei padri, in uno stato sovrano e indipendente, in pace con i vicini, arabi, turchi, non importa, per questo i suoi detrattori sostengono che è un agente del Mossad.. Ci sono state due giornate di lavori, una ad Ankara, la capitale, l’altra a Istanbul, che hanno visto incontri con dozzine di appartenenti alla politica turca, in maggioranza membri del partito islamico. Un partito non omogeneo, con molte varianti al suo interno, come se in Israele ci fosse un unico partito religioso che li comprendesse tutti, da Satmar, Shas, Degel Hatorah, Aguda, Mafdal, ecc. fino ai riformati. Il lupo giacerà con l’agnello, prima che un partito simile si possa creare in Israele, eppure in Turchia un partito così c’è, ed è ‘Giustizia e Sviluppo’. Questo spiega perché è il partito più votato e che,quindi, sia al governo: politici israeliani, prendete nota ! Al suo interno vi sono estremisti e moderati, aperti alla modernità e tradizionalisti, ma la fede nell’onnipotente li unisce tutti. E’ naturale che quelli che hanno incontrato la delegazione israeliana siano stati quelli che hanno verso Israele un atteggiamento amichevole, non certo simile a quello del Primo Ministro Rajab Tayyip Erdogan. La discussione ha toccato molti aspetti, il conflitto con gli arabi, l’incidente di Davos, l’affare della Mavi marmara e le realzioni tra Turchia e Israele. L’incontro più rilevante si è svolto il 15 agosto ad Ankara, con 20 membri del Partito ‘Giustizia e Sviluppo’. All’inizio l’atmosfera era abbastanza tesa, poi è diventata più amichevole, al punto da produrre alla fine un documento unitario, nel quale veniva detto che le sfide tra Israele e Turchia oggi – Iran,Siria, Libano e altre – sono molto più decisive degli eventi del 2008-2010. L’incontro si è concluso con la decisione di creare un comitato congiunto, di tre membri ciascuno, per continuare il dialogo, con l’obiettivo di rendere possibile a entrambi i governi di ritrovare la strada per ristabilire le buone relazioni che esistevano in passato. Tutto si è svolto in una atmosfera di amicizia e fratellanza, come aveva auspicato Adnan Oktar. Yasar Yakis, già Ministro degli Affari Esteri turco, ha poi emesso un comunicato, nel quale, fra l’altro, affermava che “ le due delegazioni hanno avuto un franco scambio di idee, sulle relazioni fra i due paesi, e che è interesse di entrambi i paesi evitare incomprensioni “. Anche se era negli auspici di tutti, nessuna proposta concreta è emersa, essendo questo il primo incontro. I membri designati dalle due parti rimarranno in contatto, anche se non sarà facile mettere in cantiere proposte specifiche. Va specificato che nessuna delle due delegazioni rappresentava in alcun modo il rispettivo governo, anche se l’obiettivo comune era favorire la ripresa dei rapporti. Malgrado questa non ufficialità, il governo turco era a conoscenza dell’incontro, che ha favorito provvedendo alla sicurezza della delegazione israeliana. Così come il governo israeliano era a conoscenza della partecipazione del vice ministro del tesoro. Da segnalare anche l’incontro avvenuto con un rappresentante del Partito laico d’opposizione ‘Republican People's Party’. La Turchia ha facilitato i lavori delle delegazioni, anche dal punto di vista finanziario. Adnan Oktar ha provveduto a tutto, viaggi, ospitalità e controllo che il cibo fosse kascher. Una dimostrazione di quanto ritenesse importante l’incontro. In un momento nel quale pochi musulmani sono disponibile verso Israele, l’iniziativa di Otkar verso il popolo e lo stato di Israele va apprezzata. Non so quanto Oktar sia vicino a Erdogan, ma gli incontri che ha organizzato con il partito di governo per la delegazione israeliana mi hanno molto colpito, anche perché in questi ultimi anni non era più verificato che una delegazione israeliana venisse invitata in Turchia. Forse non è lontano il tempo in cui le relazioni fra i due paesi potranno riprendere. Diplomazia e Tradizione Questo incontro in Turchia va visto in quadro più ampio. Da anni il mondo islamico circostante è diventato sempre più religioso. Turchia, Egitto, Tunisia, Marocco, Kuwat, Gaza ( da 5 anno uno stato islamico), e, ovviamente, l’Iran, tutti, a modo loro, si sono in un modo sempre più radicato avvicinati all’islam. Ci sono quelli che dicono “ sono tutti estremisti, tutti terroristi, tutti vogliono buttarci a mare perché siamo uno stato ebraico, democratico, occidentale e liberale”. Non hanno torto, perché vi saranno sempre predicatori e imam che giustificheranno questa opinione. Ma la realtà è molto più complessa di quel che pensiamo. Ad esempio, quante correnti di pensiero nell’ebraismo ci sono fra i 13 milioni di ebrei nel mondo ? Quante varietà di islam ci sono fra il miliardo e mezzo di musulmani ? Non dico che non vi siano estremisti e terroristi nel mondo islamico, ma ve ne sono altri che non sono estremisti nè terroristi, che però si ritengono fedeli all’islam non meno degli estremisti. Come succede da noi, molti musulmani vivono la loro religione secondo l’immagine che hanno ricevuto e che si è cristallizzata nell’età matura. Tra loro molti sono disponibili ad accettare l’Altro per quello che è, anche se è ebreo, israeliano e anche sionista. I coraggiosi tra loro lo dimostreranno pubblicamente, senza nasconderlo, come ha fatto, coraggiosamente, Adnan Otkar. Sembra quasi che i musulmani devoti all’islam si sentano più a loro agio con ebrei legati alla tradizione, con i quali condividono la fede nel Padrone dell’Universo, per cui può essere che l’arduo cammino di Israele verso un nuovo rapporto con i musulmani, possa trovare una strada più vicina ai rabbini, con le loro barbe, i loro copricapo e le loro lunghe palandrane nere. Non pretendo che il dipartimento di stato assuma uomini che sono stati seduti sui banchi delle Yeshivot, ma – al contrario – credo che le persone giuste per condurre una discussione con I musulmani devoti alla loro religione e tradizione, non siano i laureati nelle università di Peres, Beilin o Alon Liel. La strada per arrivare al cuore dei nostri vicini, da quelli ai quali siamo più simpatici a quelli meno, passa attraverso i contatti personali. La delegazione in Turchia ha provato, almeno per me, che per Israele è più importante essere rappresentata in un modo che venga accettato più facilmente dai nostri vicini, per far vedere che lo stato di Israele non è soltanto laico e liberale. Fra noi ci sono sufficienti personalità tradizionali, che lo sono magari in apparenza, da poter tenere i contatti con nostri vicini senza provocare una avversione culturale. E’ anche importante che parlino la lingua degli altri – l’arabo, il turco, il persiano – dopo aver seguito un training professionale di tipo diplomatico. Sarà così più facile raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo con i nostri vicini musulmani legati alla tradizione, e il Dipartimento di Stato e l’Ufficio del Primo Ministro dovrebbe tenere nel giusto conto le loro opinioni. Che la pace, la misericordia e la benedizione di Allah scenda su di voi. Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi. |
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