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La Stampa Rassegna Stampa
23.08.2012 'I carri armati nel Sinai violano gli accordi di Camp David del '79'
Usa e Israele chiedono di ritirare i tank dal Sinai. Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 23 agosto 2012
Pagina: 12
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Via i carri armati egiziani dal Sinai»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 23/08/2012, a pag. 12, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Via i carri armati egiziani dal Sinai ".


Mohamed Morsi


Maurizio Molinari

Stati Uniti e Israele hanno chiesto all’Egitto di ritirare dal Sinai i contingenti di carri armati inviati nel corso delle ultime due settimane in violazione degli accordi di Camp David siglati nel 1979. A renderlo noto è il «New York Times», precisando che i messaggi recapitati da Washington e Gerusalemme fanno leva sull’«appendice militare» del Trattato di pace di Camp David, in base al quale il Sinai deve restare smilitarizzato e l’Egitto può inviarvi truppe solo dopo un esplicito avallo israeliano.

Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha deciso l’invio di blindati dopo il licenziamento dei vertici militari - tradizionali garanti dell’alleanza con Washington al fine di ripristinare la sicurezza ai confini fra il Sinai e Gaza, dove tribù beduine e gruppi jihadisti hanno lanciato un recente blitz contro il territorio israeliano. Ma i contingenti di truppe mandati sono stati più ingenti di quelli autorizzati da Gerusalemme. L’assenza di aperte proteste da parte degli Stati Uniti, garanti del Trattato di Camp David, come di Israele, si spiega con l’annuncio giunto ieri dal Cairo della visita a Washington che Morsi effettuerà il 23 settembre su invito del presidente Barack Obama. Sarà probabilmente quell’incontro a consentire agli Stati Uniti di comprendere le reali intenzioni di Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani egiziani tradizionali avversari degli accordi di pace con Israele che vennero siglati dal presidente Anwar Sadat.

In coincidenza con le frizioni sul Sinai, Morsi ha ricevuto nel proprio ufficio al Cairo il direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, presentando la richiesta di aiuti per 4,8 miliardi di dollari ovvero 1,2 miliardi in più di quanto finora era stato discusso in sede preliminare. Si tratta di una cifra che evidenzia le difficoltà economiche del dopo-Mubarak. Per Morsi si tratta di una brusca inversione di rotta perché finora i Fratelli musulmani egiziani si erano sempre opposti a «ipoteche straniere sull’economia nazionale». Per Dennis Ross, l’ex consigliere di Obama sul Medio Oriente oggi in forza al centro studi «Washington Institute», la richiesta di Morsi al Fmi crea una «finestra di opportunità» per consentire a Washington di far presente ai nuovi leader egiziani che gli aiuti finanziari sono condizionati a «rispetto delle minoranze, tutela della libertà di espressione e mantenimento degli accordi di pace con Israele». La tesi di Ross è che i Fratelli musulmani stanno spingendo Morsi su posizioni illiberali, come testimonia il recente licenziamento di dozzine di giornalisti considerati anti-governativi come la decisione di migliaia di appartenenti alla minoranza copta di espatriare nel timore dell’avvento di un regime islamico.

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