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Che cos'è successo alla sinistra?
Amos Oz Shimon Peres Cari amici,
più mi immergo nel lavoro necessario per scrivervi queste cartoline, nella cronaca e nell'analisi politica, più mi chiedo che cos'è successo alla sinistra. Non dico tanto alla sinistra italiana, orfana del nemico che ha tanto goduto a odiare negli ultimi vent'anni da dimenticarsi di fare qualunque altra cosa, il cui solo punto di riferimento ideale sono ormai i pubblici ministeri. No, parlo di quella internazionale e in particolare di quella israeliana. Sul piano internazionale ormai gli ideali della sinistra, com'è intesa da Obama e dai socialdemocratici europei, sono la difesa dell'islamismo e dell'immigrazione. Il grande risultato degli anni di Obama è la sostituzione di dittatori laici con dittatori islamisti - non meno autocratici ma nettamente più ostili all'Occidente e ai nostri valori laici. Si capisce che la Chiesa possa gradire certi spunti antimodernisti dell'islamismo: e bisogna proprio leggerle, le acrobatiche difese d'ufficio cattoliche della proposta degli islamisti tunisini di sostituire la nozione di parità dei sessi con quella di “complementarietà della donna all'uomo nell'ambito della famiglia”, per esempio quella di Francesco D'Agostino ieri su “Avvenire”... Ma la sinistra? Come si fa ad essere di sinistra e appoggiare l'omofobia, l'oppressione della donna, l'ignoranza programmatica, la xenofobia degli islamisti? Più che uno storico, a spiegare il tradimento degli ideali di progresso e di uguaglianza della sinistra su questi temi (non solo su questi in verità), ci vorrebbe uno psicoanalista: complesso d'Edipo? Nevrosi post-traumatica da sconfitta storica? Chissà. Nel frattempo quel che vedo io è un bel sintomo da “muoia Sansone con tutti i Filistei”, o se volete, dato che non avete volto il socialismo in versione originale, secondo la nota espressione di Rosa Luxemburg, beccatevi un surrogato della barbarie...
Ma quel che mi sconvolge di più è la sinistra israeliana. Per tutto il periodo di Ben Gurion, di Golda Meir, di Moshé Dayan, in mezzo a una dose umana di errori, la sinistra israeliana accumulò meriti immensi nella costruzione e nella difesa del paese, praticò la giustizia sociale e anche i vizi delle burocrazie socialiste, ma rimase sicuramente democratica e non lasciò mai che l'ideologia accecasse il suo realismo. Poi però vennero i tempi di Oslo, dell'illusione della pace e a questa illusione Peres e Rabin rischiarono di sacrificare il paese (ma per fortuna produssero sì gravi danni a Israele ma persero presto le elezioni e distrussero il partito). Ora quel che resta della sinistra (il 5% dei voti, alcuni vecchi leader, un giornale in grave crisi di diffusione, e l'autonominata “intellighenzia” di Tel Aviv) ha deciso di trasformarsi in lobby iraniana (http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/12071#.UDDjD6nN8f4). Haaretz fa campagna solo sulla necessità di arrendersi all'Iran, Peres si è pubblicamente speso per assicurare che Israele non può farcela da solo contro l'Iran (http://www.thedailybeast.com/articles/2012/08/17/simon-peres-defies-benjamin-netanyahu-part-of-growing-disagreement-on-iran-policy.html: ve lo figurate un pur invadente Napolitano che in un'intervista pubblica contraddicesse il governo affermando che l'Italia non può farcela non in un problema di vita e di morte come il conflitto con l'Iran, ma semplicemente ad abbassare lo spread?). Un gruppetto di intellettuali, guidati dallo scrittore Amos Oz, ha pensato bene di denunciare alla giustizia non Ahmadinedjad per le sue continue minacce di morte, ma Netanyahu sospettandolo di voler prendere una decisione da solo senza seguire le regole del governo (
http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/158890#.UCtdo6AXL7d ), un paio di centinaia di altri firmaioli ha sottoscritto un appello agli uomini più preziosi per la difesa di Israele, i piloti d'élite dell'aviazione, invitandoli a non seguire gli eventuali ordini di bombarderae i siti nucleari iraniani ( http://www.timesofisrael.com/petition-calls-on-pilots-to-refuse-orders-on-iranian-strike/ ). Non parliamo qui delle prese di posizione, vere o presunte, di ex alti ufficiali e dirigenti dei servizi segreti, quasi tutti di vecchia fede laburista.
Bisogna ammettere che la sinistra israeliana non pensa di essere la lobby iraniana, ma quella americana. I suoi sforzi per bloccare un eventuale tentativo israeliano di distruggere i siti nucleari iraniani corrisponde infatti esattamente a un'intimazione dell'amministrazione Obama, che non vuole elementi di disturbo in una campagna elettorale su cui è in forte rischio, e naturalmente l'intimazione è avvenuta a mezzo stampa, grazie ai gentili servizi del New York Times,che sta ad Obama come Repubblica sta al PD (http://www.timesofisrael.com/ny-times-says-bid-by-israel-to-draw-obama-into-supporting-pre-election-iran-attack-would-be-outrageously-cynical/? ) . Ma il risultato in una situazione delicatissima in cui davvero si giocano i destini di Israele e non solo di esso, è una rottura traumatica del patto di unità nazionale che ha sempre segnato i momenti di pericolo per lo stato, e un aiuto oggettivo al regime più antisemitico che abbia governato un grande paese dopo la caduta di Hitler. Che Netanyahu abbia deciso che davvero non è più possibile attendere e che bisogna assumersi il rischio di fermare o almeno ritardare l'armamento atomico iraniano, o che stia manovrando politicamente per ottenere l'intervento dell'America o di uno schieramento internazionale più vasto, non possiamo saperlo. Ma certamente in un caso o nell'altro il danno provocato dalla sinistra è molto grave. E allora, torna la mia domanda iniziale: che è successo loro? Perché hanno perduto ogni contatto con la loro tradizione di costruttori di Israele? O pensano forse che le case degli scrittori, le redazioni dei giornali e le case editrici saranno miracolosamente risparmiate dalla bomba atomica degli ayatollah?
Ugo Volli |
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