Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 20/08/2012, a pag. 17, l'articolo di Francesca Paci dal titolo "Pakistan, arrestata una bimba down: 'Ha bruciato le pagine del Corano' ".
Pakistan
Se la legge islamica è dovunque severissima con chi offende la parola di Allah, in Pakistan non ammette deroghe neppure per i disabili. Per questo quando gli abitanti di Mehrabadi, una baraccopoli alla periferia della capitale Islamabad, hanno denunciato una bambina cristiana affetta da sindrome di Down per aver bruciato e gettato nella pattumiera alcune pagine considerate «sacre» sono scattate le manette. Almeno in attesa che il giudice si pronunci sul reato di blasfemia.
La storia della piccola Rifta Masih di undici anni riaccende i riflettori sulla condizione delle minoranze religiose in uno dei Paesi meno tolleranti ancorché formalmente alleato dell’occidente nella lotta contro il terrorismo. Due anni fa la contadina cattolica Asia Bibi è stata condannata a morte con l’accusa di aver offeso il profeta Maometto mentre l’anno successivo l’ex ministro per gli Affari delle Minoranze, il cristiano Shahbaz Bhatti, è stato ucciso da un commando di «giustizieri» armati.
Secondo un quotidiano locale alcuni giorni fa, la sera del 26° giorno di Ramadan, Rifta avrebbe dato fuoco al manuale Noorani Qaida, un testo scolastico per l’apprendimento della lettura del Corano. Difficile trovare testimonianze dirette a Mehrabadi, tra la paura e la reticenza omertosa che da anni mettono in fuga i cristiani pakistani, ma la polizia di Islamabad ha confermato l’arresto spiegando che la bambina è stata già trasferita in un riformatorio e che un tribunale si pronuncerà presto sulla sua sorte.
Sembra che all’inizio gli agenti siano stati titubanti di fronte all’evidente disutilità di Rifta ma che poi la ragion di fede abbia avuto la meglio (sembra anche che alcune persone abbiano bloccato per ore la statale del Kashmir chiedendo tolleranza zero contro i blasfemi).
Sebbene la legge pakistana contro la blasfemia sia teoricamente più «permissiva» di altre, la sua strumentalizzazione per vendette personali ha portato, tra il 1986 e il 2009, all’incriminazione di almeno mille persone e al linciaggio oltre trenta.
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