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La Stampa Rassegna Stampa
20.08.2012 Servizi segreti Usa: 'Fratelli Musulmani vogliono infiltrarsi in Europa'
I servizi segreti europei non hanno niente da dichiarare al riguardo ?

Testata: La Stampa
Data: 20 agosto 2012
Pagina: 17
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «I Fratelli Musulmani vogliono infiltrarsi nei Paesi europei»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 20/08/2012, a pag. 17, l'articolo di Paolo Mastrolilli dal titolo " I Fratelli Musulmani vogliono infiltrarsi nei Paesi europei".


Fratelli Musulmani

I Fratelli Musulmani stanno infiltrandosi nei Paesi europei. Come scrive Mastrolilli, " E’ l’allarme contenuto in un rapporto dell’intelligence americana". E i servizi segreti europei che cosa stanno facendo ? Dove sono ? Dormono ?
Ecco il pezzo:

I Fratelli Musulmani stanno rilanciando le loro attività in Europa, Italia compresa, dopo il successo politico ottenuto in Egitto. Questo fenomeno, però, sta generando come sottoprodotto una ripresa del reclutamento a favore di organizzazioni estremiste e terroristiche, che gravitano nell’orbita di Al Qaeda. E’ l’allarme contenuto in un rapporto dell’intelligence americana, che preoccupa gli ambienti dedicati allo studio e al contrasto di questi gruppi.

I Fratelli Musulmani hanno una storia e una presenza abbastanza radicata in Europa. Negli Anni Sessanta, quando in sostanza furono cacciati dall’Egitto, molti membri cercarono rifugio nel Vecchio Continente e negli Stati Uniti. Puntavano ad ottenere protezione all’interno delle comunità islamiche locali e continuare il lavoro dell’organizzazione, fondata nel 1928 da Hassan al Banna con lo scopo di costruire uno Stato basato sulla sharia, restaurare l’antico califfato ed allargarlo il più possibile.

Questi militanti, aiutati da finanziatori soprattutto sauditi, riuscirono a conquistare posizioni di influenza nella società musulmana europea, in particolare in Germania, ma anche in Italia, Francia e Gran Bretagna, usando una doppia strategia. Sul piano ufficiale avevano posizioni relativamente moderate, che li accreditavano come potenziali interlocutori presso le autorità locali; su quello privato, quando parlavano in arabo all’interno delle loro moschee e delle loro istituzioni, conservavano gli obiettivi radicali stabiliti dal fondatore. I Fratelli Musulmani, del resto, avevano sempre posseduto una sensibilità politica più raffinata degli altri movimenti con la stessa radice culturale e religiosa, al punto che quando il loro membro Ayman al Zawahiri decise di abbandonarli per passare con Osama bin Laden, rimproverò agli ex colleghi proprio il fatto di porre il desiderio di partecipare alle elezioni o ai processi governativi davanti all’obbligo di condurre la jihad.

La situazione era cambiata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, che avevano messo sulla difensiva tutti i gruppi islamici presenti nei Paesi occidentali. Nonostante la loro attenzione per la strategia del doppio binario, anche i Fratelli Musulmani in Europa erano finiti nel mirino, e avevano trovato sempre più difficile continuare lo scambio intenso che avevano con la leadership al Cairo. Così, da una parte erano stati costretti a limitare le loro attività, e dall’altra si erano necessariamente organizzati come cellule più autonome dal centro.

Questo modello è cambiato di nuovo con la «primavera araba», e soprattutto con la vittoria di Morsi nelle elezioni presidenziali egiziane. Di colpo i Fratelli Musulmani si sono ritrovati al potere, e quindi tutti i loro gruppi che stavano all’estero hanno smesso di essere le cellule di un movimento sospettato di estremismo al confine col terrorismo, diventando invece i rappresentanti di un partito politico democraticamente scelto dal popolo per guidare il Paese.

Secondo l’intelligence americana, la svolta elettorale al Cairo ha provocato un doppio fenomeno. Da una parte, i Fratelli Musulmani stanno rilanciando la loro presenza in Europa, soprattutto in Germania, Italia, Francia e Gran Bretagna, forti del fatto che ormai sono la costola di un movimento legittimato dal potere politico. Dall’altra, però, questa transizione sta generando tensioni all’interno delle comunità straniere, che dopo l’11 settembre del 2001 si erano abituate a sopravvivere in condizioni di sostanziale autonomia rispetto al Cairo. Il nuovo reclutamento, così, non va solo nella direzione di rafforzare l’istituzione centrale egiziana, ma anche i gruppi estremisti e terroristici della galassia di Al Qaeda, che reclutano e mandano militanti in Siria, Africa e Asia.

Questa deriva preoccupa gli analisti, che peraltro non hanno mai smesso di nutrire dubbi sulle reali intenzioni politiche dei Fratelli Musulmani. Durante le proteste contro Mubarak, ad esempio, il figlio del fondatore al Banna non faceva mistero di puntare ancora alla creazione di uno Stato basato sulla sharia. Lui nel corso degli anni è stato emarginato, proprio a causa di queste posizioni troppo esplicite, ma la stessa guida del movimento, Badie, ha detto in un discorso tenuto a giugno che ogni buon musulmano ha il dovere di combattere per riconquistare la moschea di al Aqsa a Gerusalemme.

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