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La Valsusa come la Palestina. O viceversa?
Cari amici,
sapete cos'è la Val di Susa? Una bella valle nelle Alpi, con alcune rinomate località di villeggiatura nella parte alta, in cui da qualche anno c'è un gruppo di persone che vengono da mezz'Europa con l'obiettivo di impedire la costruzione di una linea ad alta velocità, dello stesso tipo che funziona da decenni in Francia e da qualche anno ha reso anche assi più comodi i viaggi nord-sud in Italia, senza aver creato particolari disagi. In realtà agli anarchici, ai black block e ai membri dei centri sociali del treno non importa nulla e tanto meno della Valsusa, hanno trovato una specie di kindergarten per giocare alla rivoluzione, una scuoletta di squadrismo: assaltano i poliziotti che fanno la guardia ai confini del quartiere, bruciano i camion delle aziende che vi lavorano e cercano di ricattarle, bloccano l'autostrada, naturalmente danneggiano seriamente il turismo - il tutto contro una galleria ferroviaria come ce n'è tante in Italia e in Europa. La galleria del Frejus, proprio lì accanto, è del 1871, quella del Sempione del 1905, quella del San Gottardo è del 1882 e ne stanno aprendo un'altra molto più bassa che sarà la più lunga del mondo, sotto la Manica si viaggia dal 1994, ecc. ecc. senza che per questo sia caduto il mondo. Ma ogni pretesto è buono per dei giovani pieni di entusiasmo e decisi a esercitarsi alla rivoluzione. Semmai bisognerebbe chiedersi perché li lasciano giocare sostanzialmente indisturbati, e nessuno abbia provato a segnalare che la ricreazione è finita. Ma questo è un altro discorso, riguarda un certo grado di complicità fra Stato ed eversione, che è stato sperimentato per i neofascisti e le Brigate rosse, per non parlare del terrorismo palestinese.
Dunque la Val Susa è un pezzo d'Italia sostanzialmente uguale al resto, con l'eccezione dei violenti che vi giocano indisturbati? Ma neanche per sogno. «È come nei territori oppressi dall’occupazione militare israeliana: esercito, filo spinato, posti di blocco ovunque. E diritti calpestati. Siamo a Chiomonte per testimoniare la nostra solidarietà al movimento No Tav e lottare pacificamente al suo fianco». Parole di Sara Brivio, 30 anni, milanese, attivista della Ong che questa estate ha organizzato un campo di lavoro in Val di Susa, come spiega “La stampa”.(http://www2.lastampa.it/2012/08/17/cronaca/valsusa-come-gaza-solidali-con-i-notav-UAebDHEviNCbjgjXCED2ML/index.html ). Ancora: “La Val di Susa zona di guerra come la Palestina? «Fatte le debite proporzioni, ci sono forti analogie, inutile negarlo: contadini costretti a esibire i documenti ai checkpoint per accedere ai campi da lavorare; case e terreni espropriati perché nell’area dichiarata “di interesse strategico”; la polizia spara gli stessi lacrimogeni usati dall’esercito israeliano», spiega Stefania Pizzolla, da 6 anni presidentessa della sezione italiana del Servizio civile internazionale.”
Trovo molto interessante il paragone, anche se non certo originale: bandiere palestinesi si sono sempre viste ai cortei no tav, insieme a quelle basche e naturalmente a quelle rosse del comunismo e nere dell'anarchia (o del fascismo?). La Val di Susa come “la Palestina”? Dunque i “no tav”, i giovanotti che amano giocare con le bombe molotov e tirare bulloni con la fionda contro poliziotti colpevoli solo di stare lì sono come i “palestinesi” e immagino che “gli italiani” siano come Israele? Molto istruttivo.
Ma, vedete, i paragoni si possono leggere sempre nei due sensi. Se la guerra è come una tempesta, anche la tempesta è come un a guerra fra gli elementi. Se i leoni sono come i re degli animali, anche i re sono come leoni fra gli uomini, feroci e fieri. E dunque se “la Val di Susa è come la Palestina”, forse anche la “Palestina” è come la Val di Susa, un posto che potrebbe essere pacifico e tranquillo e magari anche crescere, se non fosse per la presenza di bande organizzate di violenti. E badate, i no tav non sono come gli arabi locali, che magari sarebbero lieti di farsi i fatti loro, ma come le bande terroriste di Fatah e Hamas, che li incitano, li ricattano, li coinvolgono nei loro giochi di guerra, in definitiva li sfruttano. Vi è forse nei territori amministrati dall'Autorità Palestinese lo stesso rapporto fra popolazione e eserciuto israeliano che c'è fra valsusini veri e polizia. Israele ha praticamente eliminato i posti di blocco in Giudea e Samaria (ne sono rimati solo dieci: http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/158895#replies ), ha appena concesso 11 mila nuovi permessi di lavoro per arabi dell'Autorità Palestinese in territorio israeliano (http://www.israelnationalnews.com/News/Flash.aspx/247520#.UC9t8qnN8f4 ), sono state riconsegnate molte decine di salme di terroristi suicidi, senza chiedere riscatti come usano invece fare i nemici di Israele; un nuovo accordo doganale per l'inoltro all'estero di beni prodotti in quei territori è appena stato firmato. Ma l'autorità palestinese, che non è assolutamente interessata a far la pace con Israele, ma solo a continuare il conflitto che garantisce la sua posizione, non ha affatto contraccambiato questi gesti di buona volontà, e ne ha tratto ragione per onorare la memoria dei terroristi (
http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/158926#.UCtZ8aAXL7c). Un po' come i no tav, che non sono interessati al benessere della Val di Susa e quindi non vogliono saperne di aiuti economnici a compensazione dei disagi del cantiere, ma vogliono solo continuare i loro esercizi guerriglieri...
C'è un'altra conclusione da trarre da questo paragone: i no tav, anche se trattati con i guanti da autorità e giornali, sono isolati e non prevarranno contro la logica economica e l'interesse della popolazione. E anche i terroristi palestinesi, benché incoraggiati dalla politica internazionale e dalla stampa, sono contro la storia e contro l'interesse delle popolazioni che dicono di rappresentare. Bisogna essere fermi e resistere alla loro arroganza. Sicuramente non otterranno quello che vogliono, la distruzione di Israele e lo sterminio degli ebrei.
Ugo Volli |
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