La finanza neofascista e il Fronte palestinese
di Vitaliano Bacchi
Vitaliano Bacchi, Stefano delle Chiaie, Arafat
E' uscito in questi giorni il memoriale di Stefano delle Chiaie, fondatore di Avanguardia nazionale, unificatore di “Ordine Nuovo”, braccio destro del comandante Junio Valerio Borghese, mercenario e istruttore prima in Spagna e poi in Sudamerica nei regimi militari fascisti coi quali ha collaborato nella riproduzione del “mito di Roma” e della “rivoluzione” fascista, unitamente a Klaus Barbie l'ufficiale nazista, il boia di Lione, torturatore di ebrei, tutti rifugiati nei paesi sudamericani con dittature militari “dilettanti” e quindi aperte alla esperienza mercenaria di questi fascisti latitanti e ricercati dalla giustizia italiana per le stragi fasciste di Brescia (Pagliai, il “puttino” di Parma, in Bolivia) e della stazione di Bologna (Pagliai e Delle Chiaie, “er caccola” de Roma).
“Il golpe per noi era soltanto un momento politico da cui ripartire per compiere la nostra rivoluzione. Ci abbiamo provato e siamo stati sconfitti”.
Questa la sua sintesi di una esperienza fascista all'estero in regimi militari di torturatori e dittatori ai quali trasmettere in condizione mercenaria l'esperienza littoria e romana del magistero fascista italiano, culla del fascismo, e la tecnica costante del golpe, la strategia squadrista remota della marcia su Roma e del fatto compiuto.
Oppure quella più “tecnica” e recente della notte di Tora Tora del 7 dicembre 1970 in cui il modello perenne di comandante militare carismatico e autorevole costituito dal principe Borghese divenne il know how di questi mercenari da fornire in addestramento e “modulo” operativo agli inesperti ufficiali golpisti sudamericani.
Il fascino esercitato dal principe Borghese, destinato a guidare la svolta neofascista militare italiana - se fosse riuscita - sul modello del golpe militare greco del 1967, sulla classe nobiliare italiana sempre collusa col fascismo e l'aristocrazia sabauda che ne fu complice e garante, è descritto nel libro con menzione di soglie nobili come i Borbone Parma o Staiti di Cuddia, tutti solidali al principe Borghese. Aristocrazia affascinata dal suo progetto rivoluzionario del “Fronte nazionale” e collusi con l'idea di una riproduzione dell'esperienza “finalmente fascista” (cioè guerriera sociale e “puramente ariana”) invece sacrificata dall'ultimo Mussolini blandito e corrotto dalla nobiltà del soglio e dalla borghesia romana caciottara e affaristica della fase finale “lateranense” delle grandi commesse militari, dell'urbanizzazione speculativa e delle sue feste amorose con una giovane di famiglia romana con rilevanti interessi fondiari nei piani urbanistici di sviluppo dell'urbe. Chi finanziasse i terroristi neofascisti operanti in tutto il mondo per l'addestramento al golpe nelle incerte democrazie dell'america latina e del mediterraneo
è incognita che ha ricevuto varie risposte, fra le quali citiamo quella testuale delle memoria del comandante “caccola” che riteniamo essere assai significativa:
“in contatto con Arafat e altri settori internazionali che tentavano una politica autonoma dal blocco liberalcapitalista, demmo vita ad una rete commerciale”
Siamo nel 1995: il progetto neofascista è quindi saldamente legato alla costituzione di fondi col fronte palestinese che di fondi ne ha d'avanzo, in parte versati dai paesi Nato illusi di esorcizzare in tal modo il terrorismo e in parte da fonti accomunate dall'odio per Israele. I fondi ci sono, quindi, per la rinascita neofascista italiana e mitteleuropea.
Una informazione che ci serve quantomai oggi, per capirne l'attualità e l'imminenza operativa, in cui la crisi dell'euro e delle varie primavere arabe ripresenta come attuali soluzioni politiche per le quali vecchi o nuovi fascisti antisemiti e anticapitalisti, più per la loro ignoranza economica che per la loro ideologia, hanno investito e fatto stragi.