" Egitto: la rivoluzione di velluto di Morsi "
di Zvi Mazel
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Zvi Mazel
http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=281138
Senza sparare un solo colpo, il Presidente Morsi è riuscito a neutralizzare il Consiglio Supremo delle Forze Armate e a completare la presa del potere sull’Egitto. Anche se il modo è degno di nota – veloce ed efficiente - quanto è successo non è una sorpresa. Avendo atteso 84 anni prima di raggiungere l’obiettivo, i Fratelli Musulmani non avrebbero accettato alcuna forma di condivisione del potere con l’esercito. Quanto è successo, non era una “ rivoluzione civile “, con l’uscita di scena dal potere dei generali, ma piuttosto un colpo di stato, con l’eliminazione della costituzione. Morsi ha deciso unilateralmente di emendare l’articolo 25 della costituzione provvisoria – adottata con il referendum del 2011 - che definisce i poteri presidenziali, e revocando la cosiddetta dichiarazione costituzionale supplementare, sancita dall’esercito (SCAF, consiglio supremo delle forze armate) alcuni giorni prima della pubblicazione dei risultati delle elezioni presidenziali.
Quella dichiarazione dava ai militari poteri eccezionali – incluse le decisioni sul bilancio e le dichiarazioni di guerra. Morsi, che adesso ha nelle mani tutti i poteri legislativi ed esecutivi, ha mandato in pensione Il Maresciallo Capo Tantawi, ministro della difesa e capo dello SCAF, e Sami Anan, capo di stato maggiore delle forze armate egiziane. I due hanno ricevuto medaglie per il loro lungo servizio, sono stati nominati ‘consiglieri speciali del presidente’, un titolo privo di valore. Il presidente egiziano ha poi fatto dimettere diversi alti ufficiali di alto grado, incluso i comandanti in capo della marina, delle forze aeree e dell’esercito. L’ha fatto con stile, allocandoli in posizioni elevate nell’industria militare e nel consiglio di amministrazione del Canale di Suez. Ha così portato a conclusione la ‘pulizia’ nell’esercito che aveva iniziato la scorsa settimana quando aveva sollevato dagli incarichi il capo dell’intelligence e diversi generali. Arriverà Morsi a garantire anche l’impunità a questi ufficiali ? Questo resta da vedere, anche perché restano in piedi le accuse di corruzione durante l’era Mubarak e le loro responsabilità nella repressione sanguinaria nel corso della rivoluzione. Dagli ambienti militari non ci sono state reazioni dopo il disastroso attacco di Keren Shalom, che ha colto tutti di sorpresa. La vecchia guardia è stanca, e non se la sente di entrare in una guerra che non ha il sostegno popolare. In quanto ai nuovi generali promossi, Ministro della Difesa e Capo dell’esercito, dimostra chiaramente che la Fratellanza ha scelto i candidati fra gli ufficiali meno in vista ideologicamente, fedeli alla causa, ma non di prima fila.
Morsi oggi detiene poteri dittatoriali, molto più estesi di quelli che aveva Mubarak. Includono la supervisione diretta della redazione della costituzione; può sciogliere l’Assemblea Costituente se non ne condivide il lavoro, nominare nuovi membri con l’obbligo di redigere un nuovo testo entro tre mesi. La costituzione verrà poi sottoposta al voto della popolazione tramite referendum, al quale seguiranno le elezioni parlamentari. Sotto la ‘guida’ di Morsi, la costituzione sarà totalmente islamica, le leggi saranno in accordo con la shari’a; intanto il parlamento (sciolto) ha iniziato la discussione per abbassare l’età matrimoniale delle ragazze e l’introduzione delle pene corporali e altro.
Interverranno i tribunali per protestare contro il fatto che Morsi ignora vistosamente il processo giuridico ? La dichiarazione costituzionale supplementare è stata fatta propria dall’Alta Corte di Giustizia, la Corte davanti alla quale Morsi ha prestato giuramento. Lo stesso Morsi ha riconosciuto la dichiarazione. Il potere giudiziario ha una lunga tradizione di indipendenza, ma si vedrà che cosa potrà fare, dato che Morsi, con ogni probabilità, non sarà d’accordo con la loro conduzione, o, più probabilmente, sostituirà i giudici di alto grado come ha fatto con i generali. Sarà il tempo a dircelo.
Ciò malgrado, sempre più egiziani sono in disaccordo. Non vogliono che la Fratellanza abbia tutto il potere, non vogliono un Egitto sempre più nelle mani dei religiosi, non vogliono la fine della libertà di parola. Che è quello che sta succedendo. Un canale televisivo è stato chiuso dopo che aveva criticato Morsi, e invitato a manifestare il 24 agosto; anche il quotidiano Al Dostour è stato sequestrato perché aveva avuto il coraggio di criticare il presidente. Abbiamo visto la gente che protestava senza paura, ma è ancora così? Hanno protestato durante i funerali dei soldati assassinati, hanno preso in giro e aggredito il Primo Ministro; sparato colpi contro la sede della Fratellanza. Ma alla dimostrazione ‘spontanea’ di sostegno a Morsi sulla piazza Taharir c’erano solo alcune migliaia di persone, al massimo. Resta da vedere quante ce ne saranno il 24 agosto.
Lo stato attuale delle cose non promette bene per ciò che riguarda le relazioni fra Egitto e Israele. Secondo un buon numero di analisti sui maggiori media egiziani, Morsi ha deciso di limitarle al minimo stretto possibile, e di prevenire con forza ogni manifestazione di normalizzazione. Malgrado il dialogo militare proceda, in special modo per quanto si riferisce al lungo confine tra i due paesi e al problema sicurezza, gli israeliani non si aspettano un caldo benvenuto dalla loro controparte. Malgrado l’Egitto cerchi di mantenere buoni rapporti con gli Stati Uniti al fine di ricevere i finanziamenti per l’esercito e altre voci di bilancio, l’attenzione verso i paesi arabi per ricevere aiuti è molto cresciuta. L’emiro del Katar ha depositato 2 miliardi di dollari nelle casse egiziane, l’Arabia Suadita ha fatto altrettanto poche settimane fa. La Libia farà lo stesso a breve tempo.
Gaza rimane il problema più serio per Morsi, per cui farà tutto il possibile per esercitare un controllo per prevenire altri attacchi nella penisola del Sinai. Con quale risultato non è chiaro. In troppi fanno soldi con il commercio clandestino di armi e munizioni.
Per finire, l’Egitto di Morsi è un nuovo paese, con un nuovo programma religioso che facilmente crescerà sempre più. Ciò che è strano è che né gli Stati Uniti né gli altri poteri occidentali sembrano preoccuparsene.
Ci arriveranno alla fine ?
Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta