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La Repubblica Rassegna Stampa
13.08.2012 Siria: i ribelli continuano a resistere ad Aleppo
cronaca di Valeria Fraschetti

Testata: La Repubblica
Data: 13 agosto 2012
Pagina: 14
Autore: Valeria Fraschetti
Titolo: «Siria, gli insorti resistono ad Aleppo»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 13/08/2012, a pag. 14, l'articolo di Valeria Fraschetti dal titolo "Siria, gli insorti resistono ad Aleppo".

CARRI armati, colpi d’artiglieria, cecchini. Non risparmiano nulla del loro arsenale le truppe di Bashar Assad per cercare di riprendersi i quartieri di Aleppo in cui si nascondono ancora i ribelli, che nonostante la pressione sempre più forte delle forze regolari, mantengono disperate sacche di resistenza. I combattenti dell’Esercito libero siriano, quasi a corto di munizioni e armati perlopiù di fucili e lanciagranate, restano ad al-Shaar, Hananu, Saif-al Dawla, Salaheddin. E, anche se hanno rafforzato il controllo dei villaggi “liberati” verso il confine turco, come quello di Azaz, cruciali nel garantire l’approvvigionamento di farmaci e armi, i lealisti
continuano a straziare di bombe Dara’a e Homs.
È qui, nella città occidentale da cui ieri è fuggito verso la Giordania il vice-comandante della polizia, che si consuma la «carneficina » del giorno denunciata dall’opposizione. Accompagnate dalle temibili milizie
shabiha, le forze di Assad si fanno strada a suon di bombe. Per ore. Poi, dagli altoparlanti dei muezzin chiedono ai cittadini di radunarsi di fronte alla moschea di Bilal. Dei 350 che arrivano, dieci vengono giustiziati. Sommariamente, davanti a tutti. «Un massacro avvenuto con la partecipazione dell’Iran», accusa l’Esercito libero siriano promettendo una rappresaglia che «colpirà al cuore» il regime, alleato di Teheran. Magari con un attacco simile
a quello che il 18 luglio straziò quattro alti funzionari della sicurezza siriana, cognato di Assad compreso.
Eppure, di fronte alla potenza di fuoco del regime, i ribelli iniziano ad arretrare. Non a caso, il capo del Consiglio nazionale siriano, Abdelbasset Sida, accoglie con favore le aperture di Usa e Turchia sulla possibilità di una “no-fly zone” per aiutarli contro l’aviazione di Damasco. Una soluzione più incisiva, rispetto al fallito piano di pace di Kofi Annan, è auspicata con ogni probabilità anche dalla Lega Araba. Che ieri, a causa dell’assenza per un intervento chirurgico del cruciale capo della diplomazia saudita, ha rinviato la riunione in cui avrebbe dovuto esprimersi sulla nomina da parte dell’Onu del nuovo inviato
speciale per la Siria, l’algerino Lakhdar Brahmini. Nella capitale i ribelli cercano di resistere con metodi da guerriglia, come quelli che ieri hanno innescato intense battaglie nel centro e nel sobborgo settentrionale di al-Tal. Tra i 15 civili morti, c’era anche un ex militare diventato freelance per
Al Arabiya.
Un altro cronista è stato invece ucciso nella sua casa: la sua “colpa” era di lavorare per l’agenzia ufficiale Sana, megafono di Assad. Con loro sale a cinque il bilancio dei giornalisti uccisi da gennaio in questa guerra in cui informazione e disinformazione sono parte integrante degli arsenali in campo. Reporters sans Frontières ha lanciato un appello perché non siano più presi di mira i giornalisti.

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