Sempre terroristi sono
al Qaeda, Hamas
Cari amici,
avete notato che i trentacinque individui circa che qualche giorno fa hanno assaltato una caserma egiziana facendo sedici morti e poi dirigendo i due blindati conquistati contro il territorio israeliano, da “combattenti”o “miliziani” o semplicemente “palestinesi” che erano fino a quel momento, sono diventati “terroristi”? Certo, se combatti l'”entità sionista” sei un buon diavolo, anche se magari spari razzi contro le scuole e gli ospedali o sgozzi con le tue mani un neonato. Se però te la prendi con gli egiziani, be', devi essere un terrorista anche tu. Magari “di Al Qaeda”, come se Al Qaeda non significasse “la rete”, un'entità programmaticamente vaga ed aperta, naturalmente a tutti quelli che sono disposti a combattere i nemici dell'Islam. E' curioso come, via via che gli islamisti conquistano il potere nei paesi della “primavera”, i cattivi prendono altri nomi, salafiti, appunto Al Qaeda. Arrivassero al governo pure questi, ci sarebbero altre etichette, o altri gruppuscoli cui dare la colpa. La verità è che applicare categorie politiche occidentali a queste nebulose terroriste è del tutto improprio. Non sono gruppi con congressi e comitati centrali, ma aggregazioni di fanatici, che cercano di praticare la guerra santa con chi ci sta e con chi li arma, magari seguendo un qualche leader o imam. Il problema è che ormai, dall'Afganistan in poi (o tutto è iniziato prima, dall'Algeria o da Al Fatah?) c'è ormai un numero consistente di - vogliamo dirlo - “brigatisti verdi”, che passano da guerra a rivolta, da attentato a guerriglia e ormai hanno fatto del “jihad” il loro modo di vivere. Ora buona parte è in Siria, ma sono numerosi anche a Gaza e nel Sinai. Un po' combattono, un po' trafficano; un po' fanno i martiri, un po' i mercenari.
Ma non bisogna cadere nel gioco delle tre carte (o etichette, o gruppi). Sempre terroristi sono, assetati del sangue degli ebrei, come si è espresso l'altro giorno un predicatore del Cairo (http://www.memri.org/clip/en/0/0/0/0/0/0/3523.htm). E sono legati ad Hamas, che ha appena concesso loro una grande moschea, che è un luogo di riunione e di organizzazione, non solo di preghiera (http://jcpa.org/article/al-qaeda-affiliate-jaish-al-islam-receives-formal-sanctuary-in-hamas-ruled-gaz/). E li ha anche fatto usare i tunnel da lei controllati per preparare l'attacco (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4267115,00.html). E però Hamas, che aiuta ad attaccare l'Egitto, è un ramo della Fratellanza Musulmana che oggi governa l'Egitto. Follia? No, piuttosto miopia, disorganizzazione, mancanza di senso tattico, gioco a scavalcarsi verso l'estremismo. Una vecchia malattia del mondo islamico, che si divide in maniera settaria dai suoi primissimi inizi e non ha mai cessato di farlo e si è sempre impegnata più nelle lotte intestine che in quelle contro i nemici esterni, pur non mancando di massacrarli quando ha potuto. E' un terrorismo irrazionale, fanatico fino alla follia o all'autodistruzione, indifferente alla pace civile. Non si spiega altrimenti la dinamica delle “primavere” arabe, dalla Siria alla Libia allo Yemen, dove non si smette di uccidere. Terroristi sì, per profonda spinta identitaria.
Ugo Volli