Israele: la sinistra che non c'è
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
David Ben Gurion, Menachem Begin
Yitzhak Rabin, Moshe Dayan
in alto a destra, Avraham Burg
La Knesset Angelo Pezzana
Che la sinistra israeliana navigasse in cattive acque l’avevano già reso evidente, da anni, i risultati elettorali. Un recente sondaggio, commissionato da un nuovo think tank, messo in piedi per capirne le ragioni, aggiunge però alcuni dati che aiutano a interpretare perché gli israeliani non hanno più fiducia negli eredi di quella classe politica che nel secolo scorso è stata artefice della rinascita dello Stato. Quei valori, quegli ideali, frutto dell’intelligenza politica di quegli ebrei venuti in Terra d’Israele dalla Russia e dall’Europa Centrale, che hanno formato le generazioni dei Ben Gurion, dei Begin, dei Rabin,dei Dayan, condottieri e strateghi come quelli che vivono nei libri di storia, in gran parte ashkenaziti, sia che fossero di destra o di sinistra, non hanno oggi, nella sinistra, epigoni in grado di continuarne le tradizioni.
Il nuovo think tank, dal nome di Molad (Nascita), realizzato con l’aiuto di fondazioni e gruppi americani vicini al partito democratico, ci informa che in base al sondaggio condotto qualche mese fa gli israeliani:
1) il 65% sono contrari alla sinistra
2) il 60% ritengono che il paese vada nella direzione giusta
3) il 73% si ritiene soddisfatto dell’attuale situazione economica
4) il 60% ritiene la destra in grado di affrontare le sfide sulla sicurezza.
In base a questi numeri, gli intellettuali che dirigono ‘Molad’ hanno tratto la convinzione che occorreranno almeno dieci anni per riportare in vita la sinistra. In effetti, in Israele,oggi, se si esclude il piccolo partito ‘Merez’, che ha una sua riconoscibilità, trattando soprattutto temi quali l’ambiente, i diritti civili, le minoranze e il rapporto ebrei-arabi, il resto della sinistra, compreso quello che fu il glorioso partito laburista, sembra essersi sciolto del tutto. Perduta l’occasione di puntare sulle riforme che avrebbero potuto accelerare l’aspetto laico della società, questo tema, un tempo appartenente alla sinistra, è entrato a far parte dei programmi del centro e della destra. Fra quelli del Likud, per esempio,guidato oggi da Benjamin Netanyahu, cancellando quelle differenze che prima distinguevano gli orientamenti dei diversi partiti. La società, nel suo insieme, è cambiata, quando, dalla fine degli anni’70, con l’arrivo al governo di Menachem Begin, l’economia, fino ad allora condizionata dall’ideologia collettivista, prese la strada opposta, verso un capitalismo dall’impronta decisamente liberale, in altre parole verso un’economia di mercato.
Il risultato è stato strepitoso. E’ in questo aspetto che la sinistra deve chiedersi il perché del suo fallimento, così come deve interrogarsi se la fiducia riposta nella controparte palestinese non sia stata condizionata da una ideologia pacifista di provenienza solo israeliana.
Diciamo subito che parte male, visto che a dirigere Molad, il medico che deve rianimare il malato, c’è Avraham Burg.
Per saperne di più su di lui, consigliamo i lettori di leggere questi link, fra i molti del nostro archivio che lo riguardano.
http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=41&sez=110&id=40199
http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=13&sez=120&id=35781
http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=26&sez=120&id=26684
http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=115&sez=120&id=20800
http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=4&sez=110&id=20789
Sono alcune pagine,ma valgono la pena di essere lette, perché se la sinistra israeliana – soprattutto quella sionista, che ha a cuore il paese – si mette nelle mani di Avraham Burg, allora vuol dire che ‘rigor mortis’ continuerà. Il sistema dei partiti, come è oggi quello israeliano, è pronto per un cambiamento radicale, niente più destra e sinistra, ma, come negli Usa, democratici e repubblicani, i nomi contano per quello che valgono, saranno i programmi a confrontarsi. Sarà la fine dei tanti partiti che hanno afflitto finora la democrazia israeliana – il paragone con l’Italia è d’obbligo – può darsi nascerà qualcosa che richiamerà la sinistra laburista di un tempo, ma in un contesto del tutto nuovo. Due raggruppamenti,come in America, e chissà se in questa nuova dimensione politica, persino la presenza dei partiti religiosi non verrà ridimensionata. Ma se i partiti rimangono quelli attuali, allora le speranze in un nuova sinistra, in grado di guidare il paese, sono uguali a zero. Con Burg alla guida, è come affidare la direzione della Banca del Sangue a Dracula.