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Libero Rassegna Stampa
09.08.2012 Hitler sull'etichetta di un vino per aumentare le vendite
succede sul Lago di Garda e in un villaggio tirolese

Testata: Libero
Data: 09 agosto 2012
Pagina: 18
Autore: Alessandro Gonzato
Titolo: «Caos sul Garda per il vino di Hitler»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 09/08/2012, a pag. 18, l'articolo di Alessandro Gonzato dal titolo " Caos sul Garda per il vino di Hitler ".

Il fenomeno delle bottiglie con Hitler sull'etichetta, purtroppo, non è isolato al lago di Garda.
A destra, la fotografia di una bottiglia simile a quelle descritte nel pezzo, venduta in un villaggio tirolese (segnalazione di Karl Pfeifer).
Ecco l'articolo:

La foto di Hitler sulle etichette di una marca di bottiglie di vino e di birra ha scatenato la reazione del procuratore della Repubblica di Verona, Mario Giulio Schinaia, che ha aperto un fascicolo per apologia del fascismo. Tutto è partito dalla segnalazione di due coniugi ebrei statunitensi in vacanza a Garda, sulla sponda veronese del Lago. Entrato in un piccolo supermercato, l’avvocato Matthew Hirsch, 53 anni, di Philadelphia, è rimasto allibito nel vedere che su uno scaffale c’erano delle bottiglie di vino con il Fuhrer ritratto sull’etichetta e il motto «Ein Volk, ein Reich, ein Führer» («Un popolo, un impero, un capo!»). Costo del prodotto, marcato “Linea della storia”, 9 euro e 50 centesimi. Sullo stesso ripiano, a fianco di una bottiglia dedicata a Papa Giovanni Paolo II, ce n’era un’altra, sempre con l’immagine di Hitler e la scritta «Mein Kampf » («La mia battaglia»), il“catechismo” della gioventù hitleriana in cui Hitler durante la sua carcerazione - nel 1924 - delineò le future strategie del partito nazista. Non c’era soltanto Hitler sulle bottiglie, ma anche altri comandanti della Germania nazista come Hermann Göring e Heinrich Himmler. A quel punto, il turista americano, inorridito, di fronte ad una parata di immagini dei responsabili degli orrori dell’Olocausto e della morte nei lager di alcuni suoi familiari edi quelli della sua signora, ha deciso di chiedere spiegazioni ad un dipendente del negozio. Il quale però ha risposto che oltre a quelle bottiglie dedicate al nazismo ve n’erano tante altre con l’immagine di Che Guevara e di Stalin e che quindi si trattava di «etichette storiche» e nulla più. Ma le spiegazioni non hanno placato l’indignazione della coppia di turisti. «Se un’azienda imbottiglia ed etichetta tali prodotti» ha commentato la signora Cindy «evidentemente in Italia è permesso e l’affare rende. Ma con che coraggio si fanno soldi sulla tragedia di milioni di morti ammazzati?». La vicenda ha sollevato un vero e proprio polverone. Il ministro dell’Integra - zione, Andrea Riccardi, dopo aver rassicurato «gli amici americani che visitano il nostro Paese che l’Italia, per Costituzione e cultura, ripudia il razzismo, l’antisemitismo e il nazifascismo», ha aggiunto che «occorre meditare sul gesto improvvido e sciagurato di chi, per motivi economici o per una malintesa goliardia, ha prodotto, distribuito e messo in vendita una bottiglia di pessimo gusto che offende la memoria di milioni di persone e che rischia di compromettere l’immagine dell’Italia all’estero. Chiederò all’ufficio antirazzismo del governo» ha proseguito «di aprire un’istruttoria sul caso». Il titolare del negozio a conduzione familiare, Fabrizio Flisi, intervenuto nella discussione, ha cercato di smorzare le polemiche dicendo che di bottiglie di quel tipo non ne vende tante, che quelle poche che escono dal negozio le comprano soprattutto i numerosi turisti tedeschi che soggiornano sul lago di Garda durante l’estate, e che le tiene in negozio come monito. «Perché quegli orrori non vanno dimenticati e si deve continuare a provare vergogna». Tesi che non ha convinto il sindaco di Garda, Antonio Pasotti, che ha detto di essere esterrefatto e che inviterà il negoziante a ritirare le bottiglie. «Capisco che come gadget possono essere messe in commercio, ma esiste ancheunaquestione di buon gustoedi rispetto ». Cattivo gusto o reato toccherà ora al magistrato stabilirlo. «Al momento l’apologia di fascismo è l’unico reato ipotizzabile» ha detto il procuratore Schinaia «anche se bisognerebbe inventare quello della stupiditàumana. Ma si vede che per fare soldi si seguono tutte le strade, anche quelle che vanno contro la cultura e la coscienza delle persone».

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