Quando Lieberman non fa notizia
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Avigdor Lieberman, Angelo Pezzana
Con le posizioni politiche di Avigdor Lieberman si può consentire o essere in disaccordo, quel che però è deplorevole in una società democratica e aperta – almeno così dovrebbe essere la nostra – ignorarle. Per la non secondaria considerazione che Lieberman è il ministro degli esteri del governo in carica nello Stato di Israele. Questo potrà dispiacere a molti, Lieberman porta su di sé il marchio del ‘falco’, come non mancano mai si farlo notare i cronisti quando non possono fare a meno di citarlo. Una qualifica che indica semplicemente che non la pensa come vorrebbero i propagandisti del pensiero ‘politicamente corretto’, siano essi politici o, più spesso, giornalisti.
L’altro giorno, incontrando il ministro degli esteri australiano Bob Carr, Lieberman ha fatto alcune dichiarazioni di grande interesse politico, ripetiamo, che le si condividano o meno, che però non sono state sufficientemente interessanti da meritare di essere pubblicate.
Riferendosi alla lettera inviata il 24 luglio dall’Anp all’Unione Europea, nella quale si chiedeva con urgenza di riconsiderare le relazioni con Israele, vale a dire non implementarle, non concedere alcuna via preferenziale, né far proseguire l’integrazione nella UE, si accusava Israele di furto e sfruttamento delle risorse naturali, dell’embargo della Striscia di Gaza, e di impedire il progresso economico nell’area C controllata da Israele. Per finire con l’accusa di violenze nei confronti dei coloni in Giudea e Samaria. Poi era la volta di Gerusalemme, Israele veniva accusata di modificarne la situazione demografica, l’uso prolungato della detenzione e di praticare ‘uccisioni mirate e torture’.
Ce n’era abbastanza perché Lieberman dichiarasse che finchè il presidente dell’Anp era Abu Mazen, la fine dei rapporti diplomatici e, quindi, la prospettiva di un futuro accordo, appartenevano ormai al passato.
Aggiunse poi, che quelle parole potevano benissimo essere una coda dei “Protocolli dei Savi di Sion” o una pagina dello Stürmer.
Anche perché, da parte israeliana, i rapporti, soprattutto economici, con l’Anp erano sempre proseguiti, non ultima la decisione del 14 luglio di concedere 5.000 permessi di lavoro ad altrettanti lavoratori palestinesi, e l’anticipo sul trasferimento di tasse future, di 180 milioni di Shekel (4,8 shekel sono 1 euro) per poter pagare gli stipendi prima dell’inizio del mese del Ramadan. A questo va aggiunto un accordo fra la Compagnia Elettrica Israeliana e l’Autorità Energetica Palestinese per la costruzione di 4 sotto-centrali in Cisgiordania.
In risposta, la lettera all’Unione europea e il rinnovo della richiesta all’Assemblea Generale dell’Onu per ottenere lo status di osservatore quale stato non-membro, atti non consentito dagli accordi di Oslo, e richiesta già respinta lo scorso settembre dal veto americano.
Se le notizie non hanno un contenuto pregiudizialmente negativo per Israele, sono giudicate non-notizie, quindi vanno ignorate. Israele diventa il Golia della situazione, e a chi è mai piaciuto quel gigante cattivo, giustamente ucciso dal giovane e coraggioso Davide ? Se il progetto dei nemici di Israele era quello di scambiare le parti, abbiamo il timore che ci stiano riuscendo.