Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/08/2012, a pag. 16, l'articolo di Massimo Alberizzi dal titolo " Nigeria, nuova strage in chiesa. Massacrati mentre cantavano " preceduto dal comunicato di Fiamma Nirenstein dal titolo " Nigeria: stupore e sconforto per il ricatto al Presidente Goodluck Jonathan".
Ecco i pezzi:
Fiamma Nirenstein - " Nigeria: stupore e sconforto per il ricatto al Presidente Goodluck Jonathan "


Goodluck Jonathan, Fiamma Nirenstein
“Esprimo stupore e sconforto per l’esortazione del gruppo fondamentalista islamico Boko Haram al Presidente della Nigeria Goodluck Jonathan a dimettersi e a convertirsi all’islam. Sono passate solo poche settimane da quando con le colleghe Souad Sbai ed Eugenia Roccella ho presentato una risoluzione alla Camera nella quale si impegna il governo italiano a chiedere all’Onu di ricorrere all’intervento dei Caschi blu per fermare la mattanza di cristiani in Africa e per proteggerne i luoghi di culto. Dal 2009 ad oggi Boko Haram combatte per islamizzare l’intera nazione, il Paese più popoloso d'Africa, dove la brutalità fondamentalista è costata la vita ad almeno 1.600 persone solamente a causa del loro credo. Non esistono monete di scambio o transazioni valide con ideologie così violente dove per le quali l’antagonismo religioso è un carattere fondamentale”.
www.fiammanirenstein.com
CORRIERE della SERA - Massimo Alberizzi : " Nigeria, nuova strage in chiesa. Massacrati mentre cantavano "


Erano le 8 e mezza di sera. Come ogni lunedì i fedeli del gruppo cristiano Deeper Life Bible Church nei pressi di Okene nello stato di Kogi, 250 chilometri a sud ovest da Abuja, capitale della Nigeria, erano riuniti nella loro chiesa e il pastore stava commentando le letture sacre quando un commando di uomini armati è penetrato nel tempio sparando all'impazzata. Ai festosi canti di invocazione, tipici delle funzioni africane, si sono sovrapposte le grida e i pianti. Il pastore e 14 suoi seguaci sono morti sul colpo, altri quattro sono invece spirati poche ore dopo per le ferite riportate. Gravi sono alcune decine di persone. Il bilancio quindi assomma a 19 morti ma si teme che altri possano spirare per le ferite.
Martedì mattina a quasi dodici ore dalla carneficina, la polizia è entrata nella chiesa e ha trovato i cadaveri immersi in un lago di sangue non ancora raggrumato. Il comandante della polizia, Gabriel Olorunyomi, ha raccontato che i suoi agenti hanno cominciato una gigantesca caccia all'uomo ma finora non sono stati capaci di effettuare nessun arresto. Per altro si pensa che i criminali siano venuti da lontano. Forse dalle zone islamiche del nord della Nigeria, dove ormai Boko Haram, la setta radicale, recluta a piene mani giovani musulmani che non hanno nessuna prospettiva nella vita se non quella di diventare terroristi. Quello di lunedì è l'ennesimo attentato di una guerra senza quartiere che sta dilaniando la Nigeria. Gruppi islamici attaccano i quartieri cristiani mettendoli a ferro e a fuoco, incendiando le case e i negozi dei «nemici». I cristiani rispondono, sebbene con minor determinazione, e si vendicano razziando a loro volta le case dei rivali.
Questa però è la prima volta che i terroristi di Boko Haram, nome che in lingua hausa significa «l'educazione occidentale è vietata», attaccano chiese così a sud. L'Associated Press stima che quest'anno finora i militanti del gruppo abbiano ammazzato almeno 660 persone, la maggior parte cristiani ma il resto musulmani considerati troppo moderati e traditori di Allah. Sempre secondo la stessa agenzia, molti dei militanti di Boko Haram sono originari del Kogi State.
La polizia, per altro, fino a ieri sera non aveva attribuito a nessuno la responsabilità dell'attentato: «Troppo presto, stiamo indagando», ha dichiarato al telefono con il Corriere un impiegato dalla polizia a Abuja. E alla domanda, potrebbero essere stati quelli di Boko Haram non ha negato: «Maybe», cioè «è possibile».
Il vescovo di Jos, Ignatius Kaigama, qualche settimana fa in Italia per ricevere il premio dell'organizzazione «Archivio disarmo», l'istituto che da trent'anni studia i problemi del controllo degli armamenti, della pace, e della sicurezza internazionale, in un'intervista al Corriere della Sera in occasione di un altro sanguinoso attentato era stato durissimo: «Non è una guerra di religione. È la povertà alimentata dalla corruzione endemica che genera violenza. I giovani non hanno prospettive per il futuro e in alcuni Stati la disoccupazione raggiunge il 98%. È la società disgregata con pochi enormemente ricchi da una parte e una miriade di poveracci diseredati dall'altra che crea le condizioni dove prospera e si sviluppa il terrorismo».
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