Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 05/08/2012, a pag. 19, l'articolo di Agnese Moro dal titolo "Israeliani e palestinesi combattenti per la pace".
Agnese Moro
Quanto poco la figlia di Aldo Moro non conosca l'argomento di cui scrive, e non da oggi (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=44922), risulta evidente dal pezzo che riprendiamo in questa pagina. Un concentrato di buonismo e banalità che starebbe meglio fra le pagine dell'Unità. Un segno della superficialità di chi scrive solo per il nome che porta.
Ecco il pezzo:
Nel mondo si stanno attivamente cercando modi nuovi per risolvere i conflitti, che puntino sul dialogo, e non sulle armi.
Uno di questi tentativi è il movimento Combatants for Peace» (Combattenti per la pace) che è stato creato congiuntamente da Palestinesi e Israeliani, che hanno avuto una parte attiva nel «ciclo della violenza»; gli Israeliani come soldati del proprio esercito, i Palestinesi come partecipanti alla lotta violenta per la libertà della Palestina. Scrivono sul loro sito http://cfpeace.org: «Dopo aver imbracciato le armi per tanti anni, ed esserci visti gli uni gli altri solo attraverso i mirini di quelle armi, abbiamo deciso di mettere giù i fucili e di combattere per la pace. Crediamo che solo unendo le forze saremo capaci di far smettere il ciclo della violenza, lo spargimento di sangue e l’occupazione e l’oppressione del popolo Palestinese. Non crediamo più che sia possibile risolvere il conflitto tra i due popoli attraverso la violenza; perciò dichiariamo che rifiutiamo di prendere ancora parte alla carneficina. Vogliamo agire solo attraverso metodi non violenti cosicché ognuna delle due parti possa arrivare a capire le aspirazioni dell’altra ad essere una nazione».
E’ un punto di incontro davvero insperato e insperabile. Le storie di vita di persone che sono poi entrate a far parte del Movimento sono tutte storie aspre e difficili; segnate in maniera davvero profonda dalla violenza inflitta e subita, anche in giovanissima età. Dall’una e dall’altra parte si sono attivamente combattuti, senza essersi mai incontrati davvero; entrambi sicuri di essere dalla parte della ragione. C’è chi ha detto basta vedendo la sofferenza inflitta ai bambini; chi a 14 anni ha ferito dei soldati e, in prigione, ha avuto la possibilità di istruirsi e ha cambiato percorso; c’è chi racconta una lunga strada di cambiamento, e altri per i quali tutto è avvenuto, apparentemente, all’improvviso.
Insieme lavorano per costruire una diversa cultura nelle città o nei villaggi, nelle case, per combattere la paura e l’ignoranza gli uni degli altri; controllano il territorio; promuovono rappresentazioni teatrali e realizzano video; incontrano i politici. Guardare i loro visi segnati o sereni fa venire voglia di conoscerli, di ascoltarli. E’ sempre il viso dell’altro – quando lo vediamo davvero – che ci mette in crisi, ci fa riflettere, ci spinge a muoverci. Loro lo fanno.
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