Terrorismo fai-da-te
di Annalisa Robinson
Terrorismo fatto in casa, obiettivo la comunita' ebraica di Manchester
Annalisa Robinson
a destra, i coniugi Khan. Progettavano un attentato contro la comunità ebraica di Manchester
Esattamente due settimane fa è stata condannata a otto anni di reclusione la parrucchiera Shasta Khan, che con il marito Mohammed Sajid Khan, ex addetto al lavaggio auto, progettava un attacco terroristico contro la comunità ebraica di Manchester. I mezzi? Assolutamente fai da te. L'ordigno sviluppato dai Khan, infatti, prevedeva la farina di frumento integrale finemente macinata che si usa per fare i chapatti (una specie di piadina soffice usata nel subcontinente indiano al posto del pane), candeggina, sostanze chimiche usate nei prodotti per capelli, tipo perossido, pile, fili elettrici, lampadine, e lucine natalizie comprate al supermercato. Il carattere ruspante dell'ordigno non significa però che i due non avessero intenzioni serie: avevano infatti effettuato giri di ricognizione in auto per identificare possibili obiettivi, tra i quali la sinagoga della zona di Prestwich. A quanto pare, Shasta considerava la propria attività di parrucchiera come una facciata per coprire la ricerca di obiettivi per quella che il Daily Telegraph definisce come una “jihad personale”. Nella sua piccola casa di Oldham la polizia ha trovato parecchi documenti, con titoli tipo “39 modi di partecipare alla Jihad”.
Come tutto sembra innocente: farina, lucine, messimpieghe fatte in casa, viaggetti di ricognizione, casettina a schiera; perfino la jihad è “personale”. Non se si pensa a quanto male possono fare le bombe fai da te: le tre bombe artigianiali ai chiodi fatte esplodere a Londra nel 1999 dal poco più che ventenne David Copeland uccisero tre persone (compresa una donna in attesa di un bimbo) e ne ferirono 139. La definizione tecnica usata dalla polizia inglese è “improvised explosive device”, o IED: letteralmente, ordigno esplosivo improvvisato.
Ma la cosa che più colpisce è che Shasta e Mohammed, entrambi cittadini britannici, non hanno soggiornato in campi di addestramento in Pakistan o Afghanistan. Non sono membri di Al-Qaeda. Hanno fatto tutto da soli, in casa, con un paio di click, attingendo da Internet tutte le informazioni di cui avevano bisogno per organizzare, con mezzi facilmente reperibili in qualunque ambiente domestico, un attentato terroristico. E questo fa veramente paura.
Ma qual è stato l'itinerario di Shasta e Mohammed, due persone assolutamente comuni in una cittadina come Oldham, in cui il 27% della popolazione è di origine asiatica e il 25% di religione islamica?
Shasta nasce in Inghilterra 38 anni fa. Spaventati dal fatto che la sorella più giovane si è trovata un fidanzatino, i familiari la mandano in Pakistan per un matrimonio forzato. Nasce una figlia, ma il matrimonio fallisce. Shasta si risposa e si separa nuovamente. Nel 2010, attraverso un sito islamico di incontri (“Single Muslim”), conosce Khan, che, a sua volta separato, cerca moglie “in questa vita e nella prossima”. Khan la chiede in sposa tre giorni dopo il primo incontro, ed entro un mese sono marito e moglie. Le foto del viaggio di nozze in Turchia mostrano una coppia sorridente su una moto d'acqua.
Poche settimane più tardi, però, i due abbracciano uno stile di vita completamente differente e rigorosamente islamico. Khan si fa crescere la barba e indossa lunghe vesti bianche, Shasta si mette il burka e rinuncia alle telenovele in TV. Guardano video di decapitazioni e di elogio a Bin Laden, leggono materiali ispirati da Al-Qaeda (in particolare la pubblicazione online Inspire, che incoraggia i musulmani residenti in Paesi occidentali a condurre la jihad con la violenza, organizzando attacchi in modo indipendente), e abbracciano l'ideologia della guerra santa contro i nemici dell'Islam, principalmente contro gli ebrei. Si recano in macchina a Prestwich, osservano i fedeli che vanno e vengono dal tempio ebraico. “Dobbiamo ucciderli tutti,”, dice Khan. La coppia comincia quindi ad acquisire manuali per la costruzione di ordigni, comprando materiali di uso comune in supermercati e drogherie. Al processo viene citato un articolo online intitolato “Come fare una bomba nella cucina di mamma”, che offre informazioni dettagliate su ogni passo del processo: da come procurarsi gli ingredienti senza suscitare sospetti a come metterli insieme.
Fortunatamente, a questo punto, esattamente un anno fa, la polizia entra in scena per una lite fra congiunti. Inizialmente Khan è semplicemente sospettato di aver rubato l'auto del suocero, ma poi il fratello di Shasta esprime ai poliziotti la propria preoccupazione che il cognato sia un terrorista (“Penso che sia un terrorista nostrano”). Quando viene interrogata, la parrucchiera rivela tutto. Nella casetta a schiera vengono trovati proprio gli ingredienti menzionati nell'articolo online, lucine di Natale comprese, e annotazioni riguardanti una pistola russa, la Tokarev, molto usata nell'ex Unione Sovietica, in Cina e Pakistan.
In tribunale, il pubblico ministero sottolinea che “il percorso dalla radicalizzazione all'atrocità” si interrompe unicamente per una banale lite domestica. “Questo è un processo per terrorismo”, dice. Il navigatore satellitare sull'auto della coppia rivela numerose missioni di ricognizione in zone a forte presenza ebraica, soprattutto ortodossa, della Grande Manchester, in particolare, appunto, Prestwich. Viene rivelato che Mohammed ha parecchi precedenti penali, ed è stato in prigione per atti di violenza.
Mohammed, che il giudice definisce “pericoloso”, si dichiara colpevole di attività intese alla preparazione di atti di terrorismo, e riceve una condanna a tempo indeterminato (alla faccia della certezza della pena), con un minimo di sette anni e mezzo di reclusione prima che si consideri l'ipotesi della libertà condizionata.
Shasta, invece, respinge le accuse. Dichiara di non aver commesso alcun reato e di aver avuto paura del marito, che descrive come razzista. Dichiara alla giuria di non credere in Allah, in quanto ha sempre interagito con non-islamici. Quando le chiedono se abbia qualcosa contro gli ebrei, risponde semplicemente: “No. Ho amici a Prestwich. Una volta ci abitavo”.
Il 20 luglio il tribunale di Manchester condanna Shasta a otto anni di reclusione per “partecipazione alla preparazione di atti di terrorismo” e “possesso di informazioni utili alla perpetrazione o alla preparazione di atti terroristici”.
Come ho già detto, la cosa che più spaventa è che Shasta e Mohammed sono cittadini britannici, nati in Gran Bretagna, e residenti in aree a forte presenza asiatica e islamica, quindi non esattamente emarginati (Bradford, la città di Mohammed, ha 80,000 residenti musulmani e 80 moschee). Le loro motivazioni rimangono oscure – nel giro di un anno passano dalla luna di miele in Turchia, con tanto di moto d'acqua, a un islamismo violento, in chiave direttamente antisemita. Il portavoce dell'organizzazione ebraica Community Service Trust, che rappresenta e consiglia la comunità ebraica riguardo a sicurezza e antisemitismo, ha dichiarato che la vicenda illumina “la realtà del terrorismo anti-ebraico oggi in Gran Bretagna”.
A differenza di Stephen Pollard, editor del Jewish Chronicle ed ex-presidente dell'European Institute for the Study of Contemporary Antisemitism (in The Spectator, 28 luglio), non penso che alla vicenda sia stato negato spazio nei giornali. Dall'Independent al Guardian, dal Daily Mail al Daily Telegraph, tutti i maggiori quotidiani hanno riportato la notizia della condanna della coppia di Oldham. Ciò che manca, a mio modesto parere, è la riflessione, che ha a che fare con la propaganda islamista collezionata dai signori Khan. Ma, e qui sono più che d'accordo con Pollard, la riflessione manca, come è mancata per la strage in Bulgaria, perchè “l'antisemitismo che sottende entrambe queste storie (più esattamente, non-storie) è cosi' diffuso che non fa più nemmeno notizia”, perchè questa forma di razzismo è “cosi' normale che i redattori di cronaca la ritengono a malapena meritevole di copertura anche quando conduce all'assassinio”. L'altra spiegazione per questa mancanza, continua Pollard, è che “la posizione di fondo della sinistra liberale – e quindi dei media – è un'automatica ostilità nei confronti di Israele. Il ragionamento è che se Israele non esistesse non esisterebbe nemmeno Al Qaeda; che Hezbollah e Hamas sono movimenti di liberazione piuttosto che organizzazioni terroriste; che la presunta bomba atomica iraniana è semplicemente una risposta a Israele, e che essenzialmente non esistono israeliani innocenti. […] Quanto agli ebrei della diaspora, come mi disse una volta un illustre giornalista: voi restate tutti uniti, quindi per forza vi riteniamo responsabili delle azioni di Israele”. Esattamente come fa la propaganda islamista rinvenuta a casa dei Khan.