La sinistra contro Bibi ma la politica è grande nella capitale di Israele
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Angelo Pezzana, Ehud Barak
Mitt Romney
in alto a destra, Bibi Netanyahu con Leon Panetta
Un fatto è certo,Gerusalemme è al centro della politica internazionale, grazie soprattutto alle capacità di Bibi Netanyahu di tessere, a livello politico e diplomatico, i rapporti con quello che è ancora, malgrado tutti gli sforzi contrari di Obama, lo Stato più forte del mondo, gli Stati Uniti d’America. La visita di Mitt Romney è stata un successo bilaterale, per il candidato repubblicano, che ha saputo legare la campagna elettorale a ciò che preoccupa maggiormente gli israeliani oggi, l’Iran nucleare, con affermazioni che soltanto il conformismo dei media occidentali – Italia in prima linea, si veda il servizio del TG1 di ieri sera – che si sono inventati un Romney gaffeur quando è vero l’opposto. Ma lo è stato anche per Netanyahu, che ha giocato di sponda con il suo Ministro della Difesa Ehud Barak, il quale si è preso cura del suo omonimo americano Leon Panetta,anche lui arrivato in fretta a Gerusalemme, per confermare la vicinanza allo Stato ebraico dell’amico americano e per discutere le rispettive posizioni nel caso in cui le tanto reclamizzate sanzioni non sortissero il risultato voluto. Barak ha elogiato Obama, non sia mai, potrebbe essere ancora lui alla Casa Bianca i prossimi quattro anni. Ognuno ha giocato la propria parte con abilità, Romney ha dimostrato, con dichiarazioni che non concedono spazio a interpretazioni, quale sarà la sua presidenza se verrà eletto,ha persino espresso opinioni sui palestinesi che mai si erano udite da un candidato alla Casa Bianca. Per sottolineare quanto il legame con Israele sia forte, Obama, non potendo rincorrere il rivale su un terreno sfavorevole, ha mandato avanti Leon Panetta, il quale, anche lui, ha detto quelle parole che Bibi e gli israeliani volevano sentire. Se ci sarà uno strike israeliano per fermare il nucleare iraniano, non solo gli Usa non si opporranno, ma non si gireranno dall’altra parte. In questo valzer di dichiarazioni, Bibi ha riaffermato in una intervista alla tv, affinchè non vi fossero dubbi sulle sue intenzioni,“ L’Iran vuole annientarci. Non permetteremo che ciò accada”.
La giornata trionfale di Bibi si è chiusa con le dichiarazioni di Benny Gantz, capo delle Forze di Difesa israeliane, e di Tamir Pardo, capo del Mossad, che smentiscono tutti i rumors usciti sulla stampa israeliana su un supposto disaccordo con Bibi su un possibile attacco in tempi ravvicinati. Una smentita che ha permesso a Netanyahu di dire “ Come in ogni democrazia, è il governo che decide,le altre istituzioni eseguono”. Il problema non è guerra si guerra no, ma come fermare l’Iran, visto che le sanzioni non hanno funzionato. Israele deciderà quando e in quale modo. L’ Iran è avvertito. Tutto questo va ovviamente per traverso ad Haaretz, che pubblica stamane l’anticipazione di un sondaggio, nel quale la domanda più importante è “ sei soddisfatto o insoddisfatto di Netanyahu come Primo Ministro ? ”. Secondo Haartez il 60% degli israeliani risponde no, mentre i soddisfatti sarebbero solo il 31%. I sondaggi seguono spesso i desideri del committente, nessun stupore quindi del risultato, era stato già negativo quando Bibi vinse poi le elezioni precedenti. In democrazia, però,vincono i voti, non i sondaggi. Per cantare vittoria i Chamberlain di Haartez devono aspettare le prossime elezioni del 2013, e, soprattutto, tenere conto di ciò che succederà nel frattempo.