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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Miriam Ben-Porat, o la lotta contro il potere burocratico 31/07/2012

Miriam Ben-Porat, o la lotta contro il potere burocratico
Commento di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

La scorsa settimana è mancata Miriam Ben-Porat, già vice presidente della Corte Suprema di Israele. Aveva 94 anni. L’intervista che segue fa parte del libro “Il nuovo futuro di Israele”, pubblicato da Manfred Gerstenfeld nel 1994 presso Rubin Mass, Jerusalem Center for Public Affairs).

Manfred Gerstenfeld     Miriam Ben-Porat

Nel 1998, la Knesset eleggeva il giudice dell’Alta Corte di Giustizia Miriam Ben-Porat alla carica di Controllore dello Stato e Commisssario, la cui funzione è ricevere le proteste dei cittadini, una funzione conosciuta con il nome di Ombudsman.
Ben-Porat vi portò una nuova vitalità, nuove idee e un nuovo approccio ai problemi, portando chiarezza in molte zone grigie. Nel 1993, fu rieletta all’unanimità per una altro quinquennio.
Nel 1976, fu la prima donna ad essere eletta alla Corte Suprema di Israele. Per 12 anni, prima di andare in pensione, è stata vice presidente della Corte. Nel 1991 è stata insignita del “Premio Israele”, l’onorificenza più alta del paese, per il suo speciale contributo alla società e allo Stato.

 Ben-Porat ha usato metodi efficaci per combattere l’eterna guerra contro l’abuso del potere per e la politicizzazione della pubblica amministrazione. Considerava questa continua battaglia essenziale per mantenere vivo e in crescita in Israele il governo della cosa pubblica. Riteneva che principi e norme legali fossero di ottimo livello, ma pensava anche che la pubblica amministrazione lasciasse molto a desiderare.

“ Nell’Alta Corte di Giustizia, ho visto molte petizioni contro il governo e la pubblica amministrazione. in Israele, che non ha una Costituzione scritta, le decisioni della Corte diventano norme, come vuole la ‘common law’. Noi operiamo conformemente a questi principi e leggi, che si dimostrano molto efficaci.

“ In quanto Controllore di Stato e Ombudsman, devo applicare con attenzione queste norme”, precisa Ben-Porat, “ l’Ombudsman agisce de facto come un tribunale popolare, al quale il cittadino si rivolge per citare l’Amministrazione se ritiene di aver subito un danno. Come Ombudsman, esaminiamo la sua protesta. Investighiamo e lo rappresentiamo anche se non ha portato in modo completo fatti e argomenti, o se non ha proposto specifiche soluzioni."

 Nella sua volontà di portare maggiore trasparenza nella Pubblica Amministrazione, Ben-Porat si è trovata a doversi confrontare su problemi inerenti alla politica. “ Si deve essere al servizio dei cittadini, che devono avere fiducia e trarre benefici dal tuo lavoro. Personaggi di nomina politica, specialmente in posizioni chiave, pensano di dover essere leali a chi li ha nominati, piuttosto che ai cittadini che dovrebbero invece servire.

Uno dei casi più famosi che Ben-Porat ha affrontato riguarda le maschere anti-gas distribuite agli israeliani prima della Guerra del Golfo del 1991. “ Durante quella guerra, venni a sapere che alcune maschere non funzionavano, non proteggevano chi le portava. Con il risultato che chi credeva di essere protetto, in realtà non lo era. Avrei dovuto dire ‘non ho redatto un rapporto, come faccio adesso a sollevare il problema?’ “

 Per Ben-Porat la risposta era ovvia. Decise che non poteva perdere nemmeno un minuto su un argomento di tale importanza. Il danno potenziale era troppo grande per non intervenire lei stessa direttamente. Scrisse una lettera al Ministro della Difesa, affrontando la questione. Ma la lettera finì sui giornali. “ Sono molto contraria a questi metodi, anche se a volte provocano risultati positivi.”, disse. “ Per cui portai tutta la questione davanti alla Commissione di Stato per le audizioni della Knesset. La discussione ebbe luogo prima ancora che venisse redatto il rapporto”.

Anche se questa procedura era solo una variante di quella abituale, Ben-Porat la giustificò in base alla serietà di quanto vi era contenuto. L’audizione toccò, ovviamente, un tema che preoccupava fortemente la pubblica opinione: la relazione tra l’Alta Corte e il governo. Ben-Porat sottolineò le molte sfumature del testo, “ E’ molto difficile stabilire se l’Alta Corte può esprimere la propria opinione, perché il caso non è politico, oppure se non può perché è l’argomento ad essere politico. Anche se lo è, ha nello stesso tempo un aspetto che interessa la pubblica opinione, allora l’Alta Corte può esprimere la propria opinione. Non dirò se è necessario, giusto o saggio. La sola domanda alla quale posso rispondere è se alla Corte è lecito farlo”.

Ben-Porat disse che l’Alta Corte si comportò con grande discrezione. Doveva evitare di avere a che fare con argomenti che riguardano il mondo della politica e, in generale, l’opinione pubblica, quando il risultato potrebbe essere la perdita di credibilità del tribunale agli occhi dei cittadini. Questo, disse, era il tema centrale. “ Se qualcuno si propone di stabilire alcune norme, o che è stato danneggiato dalla pubblica amministrazione, allora il tribunale ha la competenza a intervenire. In ogni generazione l’Alta Corte ha, comunque, la potestà di delimitare i confini del proprio intervento. La valutazione più importante è che la fiducia pubblica non venga danneggiata”.


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