Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Yemen: tribù, spie e qaedisti Analisi di Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 30 luglio 2012 Pagina: 11 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Tribù, spie e qaedisti, il bazar mediorientale dove la guerra è un gioco di ombre»
Sul CORRIERE della SERA di oggi, 30/07/2012, a pag.11, con il titolo "Tribù, spie e qaedisti, il bazar mediorientale dove la guerra è un gioco di ombre ", Guido Olimpio analizza la situazione in Yemen.
truppe di Al Qaeda in Yemen
Nello Yemen non c'è limite ai rapimenti. Si portano via le spose-bambine, i diplomatici, i funzionari, i turisti. Per quello che rappresentano o come moneta di uno scambio in un bazar dove ogni cosa ha un prezzo e un sovraprezzo. I sequestri sono una delle componenti in un teatro complicato sconvolto dalle guerre. Al plurale. Almeno quattro. La prima, intensa e aspra, oppone i governativi alla falange qaedista che in questo angolo estremo della Penisola arabica si presenta con diversi gruppi. Ha una dimensione regionale temibile: raccoglie yemeniti, sauditi, somali e molti volontari occidentali. Una presenza marcata nel Sud dove è riuscita a conquistare molte posizioni con azioni di guerriglia (e non solo di terrore). L'altra dimensione è internazionale. I qaedisti continuano a progettare attacchi spettacolari con bombe invisibili contro i jet passeggeri. Per questo il governo ha ottenuto l'aiuto delle forze speciali americane e dei droni della Cia, schierati perché la Casa Bianca ritiene che sia uno dei fronti vitali nella lotta al terrore. I raid hanno decimato ma non debellato gli estremisti. All'inizio di luglio le autorità hanno annunciato di aver sventato piani — compresi sequestri — che avevano per bersaglio gli stranieri. E da mesi i terroristi hanno nelle mani un diplomatico saudita che dovrebbe essere scambiato con alcune donne jihadiste. La seconda guerra — strisciante — ha per protagoniste le irrequiete tribù. Invece delle fucilate preferiscono i rapimenti. Membri di associazioni, rappresentanti stranieri e i turisti attratti da un Paese affascinante. Il sistema è ben oliato. Intercettano il «target», lo tengono come «ospite» e fissano le condizioni. Poi entrano in azione i mediatori. Per definire le condizioni. Può essere il rilascio di un membro del clan, posti di lavoro, denaro, aiuti economici. Ma non solo. La difficile transizione avviata con l'uscita di scena del presidente Saleh non ha risolto i nodi legati alle rivalità tra le «famiglie», al ruolo di alcuni generali non sempre in linea. Sono scenari già visti in altri quadranti dove esigenze politiche si confondono con quelle più «particolari». La cattura del carabiniere a Sanaa è coincisa con una delle tante scorribande di un clan ed un assalto. È una pista da considerare. Meno raccontata ma non meno intensa per alcune implicazioni esterne è la rivolta che infiamma il Nord. Qui agiscono gli Houthis, movimento di ispirazione sciita sospettato di ricevere aiuti dall'Iran. Sono tenaci come le fazioni rivali, hanno creato non pochi problemi al potere centrale, non di rado si alimentano con il contrabbando. Battaglie che fanno da velo ad un duello meno visibile. Quello che coinvolge gli agenti segreti. Lo Yemen è un Paese complesso, dove spesso è necessario agire dietro le quinte. Gli americani hanno ampliato la presenza e collaborano con l'alleato più fedele, l'Arabia Saudita, che ha sviluppato un network formidabile. La stessa rete che ha parato per due volte attacchi contro jet statunitensi. Uomini ombra che oggi rispondono agli ordini di un buon amico di Washington, il principe Bandar, più a suo agio nei salotti buoni lungo il fiume Potomac che nei palazzi di Riyad. Poi agiscono gli inglesi che provano a sfruttare i «ganci», militanti d'origine yemenita che vivono in Gran Bretagna e sono reclutati per diventare talpe. Sono la linea avanzata contro chi progetta ordigni studiati per beffare i controlli. Cadono i terroristi — eliminati da raid ispirati dagli informatori — ma cadono anche le spie, abbattute senza pietà quando sono scoperte. Un confronto che si è allargato anche ad altre realtà. È di pochi giorni fa lo smantellamento di una presunta cellula di 007 creata dagli iraniani. Tenevano d'occhio la loro comunità sciita, guardavano all'importante via d'acqua che scorre davanti a Aden, si interessavano di quei traffici d'armi che, insieme ai rapimenti, rappresentano una costante in un'area senza mai pace. Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante