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Ugo Volli
Cartoline
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Lo sport deve servire per la pace, non per il razzismo 27/07/2012

"Lo sport deve servire per la pace, non per il razzismo"
Cartolina da Eurabia, di Ugo Volli



Cari amici,

vi è mai capitato di ammazzare qualcuno? magari non per ira, per passione, durante una rissa o in guerra - ma a freddo, dopo una lunga preparazione, dilaniando i corpi delle vittime con esplosivi o tagliando il collo di bambini con un coltello, sorprendendo le vittima indifese nel sonno... Spero proprio di no, innanzitutto per il vostro bene. Ma qualcuno lo fa e sistematicamente.  E chi lo fa - chiamiamolo pure terrorista -, di solito non solo uccide - chi ammazza un uomo distrugge un mondo intero, afferma un vecchio detto ebraico - non solo lo fa in maniera così terribile, ma non sopporta il dolore delle vittime, non tollera che il suo atto sia condannato.   Fra questo tipo di assassini, un posto speciale spetta a  quegli arabi più o meno direttamente legati alla terra di Israele, che si sono definiti palestinesi dal nome che gli inglesi - badate, gli inglesi, non loro stessi - davano a quelle terre.

La questione del nome è significativa, perché mostra, come tanti altri fatti, che non esisteva un'identità "palestinese" in Israele, solo una generica presenza araba e beduina. Ma il "popolo palestinese" si è formato nelle "lotte" contro gli "ebrei" (loro non dicono israeliani), naturalmente "occupanti", colonialisti. Senonché queste "lotte" sono state essenzialmente terrorismo, stragi crudeli di massa, a partire almeno dagli anni Venti di Safed e Hebron, dove inermi comunità ebraiche religiose, residenti sul posto da molti secoli o millenni, furono fatte letteralmente a pezzi: anziani sgozzati in sinagoga, feti estratti dal ventre delle madri, bambini mutilati e torturati a morte.
L'"identità palestinese" è fatta di queste stragi, di queste crudeltà, di questa ferocia, di questo sangue. Non esiste un altro popolo che si sia definito così attraverso il terrorismo.

E' passato un secolo da quelle prime stragi, ma nulla è cambiato, se non la forza e la capacità di autodifesa di Israele. Ma la volontà di uccidere è rimasta la stessa (nell'élite politica e militante palestinese, non necessariamente nella gente comune, che in buona parte vorrebbe semplicemente vivere tranquillamente).
Ed è rimasta la stessa l'intolleranza alla critica, perfino al lutto per le vittime.
Vi faccio due esempi. Come sapete, una decina di giorni fa c'è stato un terribile attentato in Bulgaria contro turisti israeliani che andavano in vacanza al mare. Una bomba sul pullman che li portava in albergo, corpi straziati, una mezza dozzina di morti, decine di feriti.
La matrice islamica dell'attentato è stata subito chiara, e generale il compianto e la solidarietà, almeno a parole.
Con due eccezioni. Gli iraniani, che hanno detto che Israele aveva colpito se stesso, cioè si era fatto l'attentato da solo, naturalmente per loschi motivi (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/158271#.UBI4bvXFnix), e una tal Hanin Zoabi, deputata palestinese alla Knesset (la cui sola esistenza come deputata smentisce tutte le chiacchiere tendenziose   sulla mancanza di democrazia e sull'"apartheid" israeliano), famosa fra l'altro per aver fatto parte della flottiglia di due anni fa e di ogni possibile iniziativa antisraeliana, che ha dichiarato che la colpa dell'attentato è dell'"occupazione" (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/158318#utm). Il che, se non significa lo stesso della posizione iraniana, vuol dire che  uccidere turisti israeliani non è un crimine, dato che Israele esiste (e paga lo stipendio anche a lei). Cioè io ammazzo, o i miei amici ammazzano a nome mio, politicamente è lo stesso. Ma voi non permettetevi di criticarmi.

Né di piangere le vittime: questa forma di ipocrisia ha raggiunto il massimo grado rispetto alla richiesta israeliana di tenere un minuto di silenzio per gli atleti che furono vittime del vigliacco attacco "palestinese" alle olimpiadi di Monaco di quarant'anni fa, richiesta che, com'è noto, è stata respinta dal Comitato Olimpico nonostante le richieste di mezzo mondo. Premessa: in quell'atto terroristico è personalmente coinvolto l'attuale presidente dell'Anp, Mohammad Abbas (http://blog.camera.org/archives/2012/07/wheres_the_coverage_pa_preside_1.html) che ne organizzò il finanziamento e ha sempre avuto cura, ininterrottamente fino ad oggi, di celebrare in tutti i modi gli assassini che lo compirono, accennando molto chiaramente all'"eroismo" dimostrato a Monaco.
Ormai si sa molto di loro: nomi, appoggi all'estrema destra e all'estrema sinistra, incapacità o noncuranza della polizia tedesca.
Nessun dubbio che si tratti di una strage palestinese. Palestinesi, per promuovere la causa palestinese, violando la tregua olimpica, penetrarono negli appartamenti israeliano del villaggio olimpico, sequestravano atleti disarmati e immersi nel sonno e fecero macelleria.
E' giusto o no ricordare questi atleti ammazzati per un'irruzione terroristica in quel che dovrebbe essere la pace olimpica ?. Certo che è giusto, tutto il mondo lo ha detto, persino il Comitato Olimpico che lo ha fatto di nascosto per paura che i paesi arabi solidali con gli assassini e non con le vittime, si vendicassero togliendo i loro abbondanti finanziamenti (ma non tutti, la nuova Libia si è dichiarata favorevole alla celebrazione).

Be', tutti d'accordo per il ricordo, ma non gli assassini: il comitato olimpico palestinese, senza dubbio con l'imbeccata del governo diretto dal vecchio finanziatore del crimine, si è congratulato con il Comitato Olimpico per aver negato il minuto di silenzio alla cerimonia d'apertura, perché "lo sport deve servire per la pace, non per il razzismo" (http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=7189). Capite, lo dicono loro, lo sport deve servire per la pace!
E per questo non bisogna commemorare le loro vittime!
Si è mai vista una faccia di bronzo del genere? Ammazzi qualcuno, in maniera efferata e premeditata, poi gli dai del razzista se porta il lutto! Il tuo crimine va dimenticato, anzi non è un crimine, è eroismo, e se qualcuno si lamenta è razzista... perché poi razzista, non si sa... forse essere razzista per un ebreo è non farsi ammazzare dal nazista o dall'islamista di turno, mantenere in vita sé e la sua coscienza....

  Ugo Volli

PS: In questa campagna contro la memoria ebraica, i palestinesi sono stati largamente aiutati dal funzionamento della stampa. Vi faccio ancora due esempi. Il primo è quasi comico, il titolo di un pezzo del "Corriere dello sport" di ieri che riferisce correttamente la protesta delle vedove delle vittime di Monaco contro il CIO, ma... le fa diventare palestinesi! (https://fbcdn-sphotos-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/s480x480/208992_3534064826181_426569617_n.jpg). Nell'ignoranza del titolista del giornale, se si parla di vittime e di vedove a proposito della guerra fra Israele e terrorismo, può trattarsi solo di "palestinesi"

Il secondo caso è molto più serio, è quello della BBC, che nei suoi servizi sulle olimpiadi ha mostrato in tutti i modi la sua prevenzione contro Israele, del tutto iniqua e scorretta, molto lontana dalla fama dell'emittente. Per documentazione ed un'analisi dettagliata, guardate qui: http://www.jpost.com/Opinion/Editorials/Article.aspx?id=278926.

uv


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