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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
25.07.2012 Israele: i piani per colpire l'Iran
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 25 luglio 2012
Pagina: 14
Autore: Davide Frattini
Titolo: «I piani di Netanyahu per colpire l'Iran dietro l'uscita dei centristi dal governo»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 25/07/2012, a pag.14, con il titolo "I piani di Netanyahu per colpire l'Iran dietro l'uscita dei centristi dal governo", il commento di Davide Frattini.
Ecco l'articolo:


a destra, Shaul Mofaz
in basso, Bibi Netanyahu

DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME — Il consiglio ristretto di otto ministri è salito a nove componenti per soli settanta giorni. Il tempo necessario a Shaul Mofaz per lasciare l'opposizione, entrare con Kadima nel governo di Benjamin Netanyahu, ritornare all'opposizione. Il tempo necessario perché l'ex capo di Stato maggiore e ministro della Difesa (di origini iraniane) esprimesse il suo no all'attacco militare contro il programma atomico degli ayatollah.
Bibi a questo punto sa di non avere la maggioranza nel gruppo che deve prendere la decisione se bombardare o meno. Con lui ci sono Ehud Barak, ministro della Difesa, Avigdor Lieberman (l'ultranazionalista agli Esteri) e Yuval Steinitz (Finanze): sommando il suo voto fa quattro contro quattro. Così in questi giorni — ricostruiscono i quotidiani israeliani — ha manovrato per convincere almeno sette transfughi di Kadima ad approdare nel suo Likud.
Il gruppo di ribelli è capeggiato da Tzahi Hanegbi. Fedele di Ariel Sharon, ha ammorbidito le posizioni oltranziste verso i palestinesi e gli arabi (trent'anni fa stava sui tetti di Yamit a tirare pietre, quando la colonia nel Sinai veniva evacuata), ma non ha mai nascosto il suo sostegno al raid per rallentare lo sviluppo del nucleare iraniano.
Fuori Mofaz, dentro Hanegbi, avrebbe pensato Netanyahu. Non ha funzionato e il leader di Kadima ha passato ieri mattina a spiegare alla radio militare come le mosse parlamentari «mettessero in pericolo la sicurezza di Israele». Senza nominare l'Iran — sarebbe stata quasi una violazione del segreto di Stato — ha accusato Bibi di «avventurismo»: «Il mio partito non prenderà parte a operazioni che mettono in pericolo il futuro dei giovani e dei cittadini di questo Paese». Mofaz — dicono i suoi assistenti — ormai parla di «ossessione» del primo ministro.
Hanegbi replica che sono «fantasie», eppure nella sua pagina Facebook ha motivato così il ritorno da Kadima al Likud: «La stabilità del governo è essenziale per affrontare l'imminente caduta di Bashar Assad in Siria, l'ascesa dei Fratelli Musulmani in Egitto. Soprattutto questo è il momento risolutivo per affrontare la questione iraniana, una decisione che avrà un impatto sulle nostre vite più di qualunque altra».
Ufficialmente Bibi e Mofaz — che è uscito dalla coalizione settimana scorsa — hanno litigato sulla nuova legge che avrebbe dovuto imporre la leva militare a tutti, compresi i giovani ultra-ortodossi. I commentatori adesso vedono un'altra motivazione: «Quando ha autorizzato Hanegbi a convincere alcuni deputati di Kadima a passare con lui — scrive Gil Hoffman sul Jerusalem Post — Netanyahu non aveva in mente la lista dei loro nomi ma quella delle centrali di Natanz, Isfahan, Bushehr e Fordow».
Quando è entrato nella coalizione il 2 di maggio, Mofaz ha chiarito a Netanyahu — racconta il telegiornale del Canale 2 — di non poter promettere il sostegno al raid. Yehuda Weinstein, l'avvocato generale dello Stato, ha consigliato al premier di provare a ottenere il via libera in tutto il consiglio dei ministri per dare maggior peso legale alla decisione.
Con l'uscita di Kadima il primo ministro non ha perso la maggioranza in Parlamento, ne vuole una meno risicata perché a questo punto preferisce evitare le elezioni anticipate: lui sa di vincerle ma il suo alleato principale nell'affare Iran è destinato dai sondaggi all'estinzione politica con il partito dell'Indipendenza. Ehud Barak è la mente dell'operazione e Netanyahu ha bisogno del soldato più decorato della storia d'Israele per convincere i generali a bombardare.

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