Il commento di Giacomo Kahn
Giacomo Kahn, direttore del mensile di cultura ebraica Shalom
Che fine ha fatto Giulietto Chiesa? Luisa Morgantini stai per caso dormendo? Luca Casarini e Francesco Caruso siete forse in vacanza in terre lontane senza telefonino e internet? Oliviero Diliberto e Marco Rizzo vi è caduta la lingua e siete diventati improvvisamente ciechi e sordi?
E' molto lungo l'elenco - che potrebbe continuare con decine e decine di leader di partiti e movimenti - di quelle persone colpite da una improvvisa e grave patologia che nessuna medicina, nessuna cura medica può lenire: si tratta di un coma intellettuale, un black out della coscienza e della dignità che impedisce di vedere ciò che accade, che impedisce di difendere le vittime e di accusare i carnefici.
Il mondo guarda innorridito a quanto di drammatico e perverso sta avvenendo da settimane in Siria ma i campioni del pacifismo, della difesa dei diritti dei popoli oppressi, i terzomondisti e anti imperialisti si sono nascosti, incapaci di far combaciare i loro giudizi e le loro convinzioni politiche con le immagini e le notizie di continue stragi di civili innocenti. D'altronde come meravigliarsi di queste amnesie e fughe dalla realtà quando la stessa Cina e Russia hanno impedito, con il veto nel Consiglio di sicurezza dell'Onu, di adottare qualsiasi misura concreta per fermare stragi e carneficine?
La realtà è così dura e difficile da accettare, soprattutto perché non coincide con i propri vetusti schemi mentali e con gli slogan ripetuti per anni di un conflitto israelo-palestinese causa ed origine di tutte le violenze e di tutti i mali del Medio Oriente. Da ormai un anno questa frottola ha perso qualsiasi parvenza di verità: i musulmani si scannano allegramente senza pensare ne a Gaza, ne Ramallah, ne a Gerusalemme.
Questo non vuol dire che Israele si sia conquistata la sicurezza e la tranquillità. Tutt'altro.
La minaccia iraniana - dentro e fuori i confini dello stato ebraico, come dimostra l'ultimo attentato in Bulgaria - incombe in termini apocalittici da fine dei tempi. In pochi sembrano avere la consapevolezza che non è in gioco solo il destino di Israele ma l'assetto geo strategico dell'intera area che coinvolge, volenti o nolenti, anche l'Europa.
Qualcuno sarà disposto a difendere otto milioni di israeliani?
Difficile essere ottimisti e sperare che il mondo occidentale e democratico comprenda tutto ciò. D'altra parte, per molto meno, una semplice organizzazione sportiva come il CIO è incapace di imporre un minuto di silenzio in ricordo degli undici atleti israeliani uccisi a Monaco '72. Figuriamoci. Nell'ipotesi di uno strike militare israeliano contro Teheran quelle voci che oggi sono scomparse torneranno a parlare e ad accusare. Il mondo sarà tornato ai loro tanto cari ideali: Israele origine di tutti i mali.