Sul CORRIERE della SERA di oggi, 23/07/2012, a pag.13, con il titolo "Hollande e gli ebrei deportati: 'colpa della Francia', Stefano Montefiori racconta come - finalmente !- la Francia ammette le proprie colpe nella retata degli ebrei parigini e il loro invio ad Auschwitz dove in 13.152 troveranno la morte.
Ecco l'articolo:

Vel d'Hiver, Parigi, la grande retata
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — «La verità, dura, crudele, è che neanche un soldato tedesco, neppure uno, partecipò a questa operazione. La verità è che il crimine fu commesso in Francia, dalla Francia». Ci sono voluti 70 anni perché la République riconoscesse in termini così semplici e chiari la colpa nella retata del Vélodrome d'Hiver. Va a merito di François Hollande, che ieri ha commemorato l'anniversario, e del consigliere che lo aiuta a scrivere i discorsi, Aquilino Morelle, avere trovato le parole giuste, rendendo esplicito omaggio a Jacques Chirac che nel 1995 per primo aveva ammesso la responsabilità nazionale.
All'alba del 16 luglio 1942, a Parigi, 13 mila 152 uomini, donne e bambini furono arrestati da circa 9.000 poliziotti e gendarmi, sulla base di liste stilate dalle autorità francesi. Le coppie senza figli e le persone sole furono internate a Drancy e poi inviate nei lager, le altre furono ammassate nel velodromo di rue Nélaton prima di essere trasferite nei campi di Pithiviers e di Beaune-la-Rolande e infine ad Auschwitz-Birkenau. «I bambini non devono partire negli stessi convogli dei genitori», stabiliva una direttiva dell'amministrazione di Vichy, tanto zelante da stupire persino l'occupante nazista. Al momento di salire sui treni, agli ebrei francesi non venne risparmiato l'orrore di vedersi strappati i figli (circa 4.000 bambini). Meno di 100 tornarono indietro, tra loro nessun bambino.
«Questo crimine si è svolto qui, nella nostra capitale, nelle nostre strade, nei nostri cortili, nelle scale dei nostri palazzi, sotto le tettoie delle nostre scuole», ha detto ieri mattina Hollande, che ha ricordato l'unicità della Shoah — «un'azione senza precedenti e che non può essere paragonata a niente» — e il numero degli ebrei francesi deportati durante tutta la Seconda Guerra Mondiale: 76 mila, dei quali solo 2.500 fecero ritorno, su una comunità di 320 mila persone.
Il presidente francese si è detto espressione della «continuità della Repubblica» che già aveva fatto compiere gesti simbolici ai suoi predecessori, ma in realtà il suo discorso di ieri non era affatto scontato, e segna una rottura definitiva con le posizioni di Charles De Gaulle e François Mitterrand.
Il generale che restituì — almeno in parte — l'onore alla Francia e il grande presidente socialista hanno sempre addossato la colpa della retata del «Vel d'Hiv» alla follia nazista e al regime collaborazionista di Vichy, negando che quest'ultimo rappresentasse legalmente e politicamente la Francia. Una rimozione collettiva che venne rotta per la prima volta dal presidente Chirac, pure gollista, quando nel 1995 parlò di responsabilità dello «Stato francese».
Quella volta non furono pochi gli esponenti socialisti che criticarono Chirac, da Jack Lang a Jean Glavany all'attuale presidente dell'Assemblea nazionale, Claude Bartolone; per questo Serge Klarsfeld, fondatore dell'«Association des fils et filles des déportés juifs de France» aveva scritto giorni fa un preoccupato intervento su Le Monde, chiedendo a Hollande di allontanarsi dalla tradizione del suo mentore Mitterrand. Il consigliere Aquilino Morelle ha scritto una lettera a Klarsfeld rassicurandolo, e ieri Hollande ha mantenuto la promessa.
Il presidente ha citato le minacce di un risorgere dell'antisemitismo, e i massacri commessi a Montauban e Tolosa dal terrorista islamico Mohamed Merah. «Quattro mesi, solo quattro mesi fa, dei bambini sono morti per la stessa ragione di quelli del Vel d'Hiv: perché erano ebrei. L'antisemitismo non è un'opinione, è un'abiezione».
In un'occasione così memorabile, è tornata a manifestarsi su Twitter la compagna di Hollande, Valérie Trierweiler, che ha cancellato il precedente disastroso messaggio anti-Royal per smentire indirettamente le voci di separazione e rassicurare: «Va tutto bene cari amici. Magnifico discorso del presidente». Un rientro nei ranghi meno solenne della giornata.
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