Testata: Informazione Corretta Data: 19 luglio 2012 Pagina: 1 Autore: Federico Steinhaus Titolo: «Scenari di guerra?»
Scenari di guerra? Analisi di Federico Steinhaus
Federico Steinhaus
Le notizie lette nell’ultima settimana sono: la minaccia dell’Iran di chiudere lo stretto di Hormuz, principale rotta dei rifornimenti petroliferi per mezzo mondo; in risposta gli Stati Uniti hanno mandato sul posto la portaerei Eisenhower e dozzine di piccoli sottomarini robotizzati per la distruzione di mine; entro agosto saranno nello Stretto altre tre portaerei americane ed una francese; Israele è in allerta sul confine di Gaza e del Sinai non solo per i soliti lanci di razzi ma anche per minacce di rapimenti e per la presenza di cellule terroristiche; in Siria i ribelli stanno attaccando con clamorosi successi i centri nevralgici del potere politico e militare; gli Stati Uniti stanno corteggiando in maniera plateale il nuovo presidente egiziano, leader dei Fratelli Musulmani notoriamente antioccidentali ed ispiratori ideologici del terrorismo jihadista; infine, il più grave attentato degli ultimi anni contro civili israeliani è stato portato a termine in Bulgaria, con fondati sospetti di una regia iraniana e degli Hezbollah. Ce n’è quanto basta per invitarci a seguire con la massima attenzione i segnali che arrivano da quella regione, in un momento in cui gli Stati Uniti sono deboli perché impegnati in una difficile campagna elettorale, Israele è indebolito dal passaggio di Kadima ad una opposizione più marcata, l’ONU come al solito è incapace di prendere decisioni e l’Europa ha altro a cui pensare. Non occorre essere profeti di sventura per essere preoccupati. In questo scenario esistono situazioni prevedibili ed altre imprevedibili. Fra le prime possiamo annoverare il comportamento dell’Iran, violento ed aggressivo a parole ma cauto quando si va a “vedere il bluff”, e quello israeliano, il cui governo calcola con cura le conseguenze di ogni sua decisione. Imprevedibili sono invece le decisioni degli Hezbollah, a metà strada fra il rischio di rimanere isolati nell’eventualità che della Siria si impadroniscano forze ribelli non jihadiste e l’eventualità che in Siria prevalgano e vadano invece al potere ribelli organizzati dall’estremismo coranico, e l’Egitto. Qui, in particolare, si deve tener conto delle contraddizioni fra un Morsi che, dopo le elezioni, si proclama presidente di tutti gli egiziani e dice di voler costruire uno stato democratico, ma che in campagna elettorale (13 maggio 2012) proclamava di volere il jihad in quanto scelta di morte per la santità di Allah, e prometteva una costituzione basata sul Corano. Nel frattempo dobbiamo anche considerare la maggiore facilità di comunicazione derivante dagli strumenti informatici disponibili. Su Twitter, ad esempio, la lingua che aumenta con maggiore rapidità è l’arabo, e le comunicazioni in arabo sono aumentate di 22 volte rispetto ad un anno fa. Da parte dell’Autorità Palestinese, invece, la forma di comunicazione preferita è quella meno sofisticata: ai primi di giugno, quando Israele consegnò i corpi di 91 terroristi (in gran parte suicidi) all’Autorità Palestinese, un programma televisivoper i giovani, finanziato tra l’altro da NGO come Pyalara e Save the children, commentò che “questi martiri devono essere onorati come modelli per tutti noi...perché hanno sacrificato le loro vite per la patria”. Lo stesso Abu Mazen (e speriamo che il nostro presidente gli ne abbia chiesto conto nei recenti colloqui...) in occasione della liberazione di un migliaio di palestinesi in cambio di quella di Galid Shalit ha glorificato alcuni personaggi detenuti in Israele, tra i quali ha nominato espressamente Ibrahim Hamed, condannato a 54 ergastoli per aver pianificato ed organizzato alcuni fra i più sanguinosi attacchi suicidi della seconda intifada con almeno 45 morti, ed Abbas al-Sayid, responsabile del massacro di altri attentati suicidi che causarono la morte di una quarantina di civili israeliani. Anche Dalal Mughrabi, che nel 1978 uccise con altri terroristi 37 civili israeliani che erano a bordo di un autobus di linea, viene spesso esaltata come esempio intitolandole campi estivi per giovani e tornei sportivi scolastici.