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La Stampa Rassegna Stampa
19.07.2012 Strage in Bulgaria: le cronache
Aldo Baquis, Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 19 luglio 2012
Pagina: 1
Autore: Aldo Baquis-Maurizio Molinari
Titolo: «Bomba sul bus, uccisi 8 israeliani-La catena dei sospetti, la strategia iraniana per vendicare le sanzioni»

Suklla starge in Bulgaria, riprendiamo oggi le cronache dalla STAMPA. A pag.4 Aldo Baquis, a pag.1/5, quella di Maurizio Molinari:

Aldo Baquis: " Bomba sul bus, uccisi 8 israeliani"

Una rilassante vacanza estiva su una spiaggia del Mar Nero si è trasformata in una tragedia per una comitiva di israeliani che, non appena sbarcati all’aeroporto di Burgas (Bulgaria) sono stati investiti da una potente esplosione che ha provocato fra di loro almeno otto morti e decine di feriti.

Dopo una fitta serie di consultazioni il premier Benyamin Netanyahu ha imputato la responsabilità dell’attentato all’Iran. «Tutti gli indizi indicano una sua responsabilità», ha aggiunto. «Si tratta di una offensiva terroristica contro innocenti, ormai su scala mondiale». «Israele - ha promesso risponderà con potenza».

Cancellata dagli itinerari turistici israeliani la Turchia per una aspra crisi diplomatica aperta due anni fa da Tayyp Erdogan -, la economica ed ospitale Bulgaria è divenuta una meta preferita per i turisti israeliani. «Ci sono momenti che sulla Sunny Beach di Burgas una persona su due parla ebraico», ha riferito ieri un escursionista israeliano.

Ma ieri è apparso con stringente evidenza che la porta di accesso all’ameno sito turistico rappresentava un grave tallone di Achille per i servizi segreti israeliani. Sbarcata nel primo pomeriggio all’aeroporto locale, la comitiva israeliana è stata fatta salire su quattro autobus. Il primo è esploso dopo aver percorso un breve tragitto e la fortissima deflagrazione ha danneggiato anche i due vicini.

«Ci sono state scene di panico, i passeggeri feriti si buttavano dai finestrini mentre l’autobus era avvolto da fiamme», ha riferito un testimone. I passeggeri degli autobus vicini hanno lottato disperatamente per raggiungere il terminal e mettersi in salvo. In un primo momento sembrava che l’attentato fosse stato condotto da un kamikaze: in seguito la polizia ha stimato che la esplosione era stata provocata da un ordigno nascosto nel bagagliaio del pullman, attivato con un telecomando.

Fin dalle prime informazioni è apparso evidente in Israele che il bilancio delle vittime era molto pesante. In poche ore è stato allestito un aereo, diretto da Tel Aviv in Bulgaria, con équipes mediche, esperti della polizia, rappresentanti dei servizi segreti e rabbini della organizzazione di soccorso specializzati nella ricomposizione delle salme. Nel frattempo i responsabili alla sicurezza cercavano di comprendere chi avesse organizzato l’attentato. La scelta dell’ obiettivo - una comitiva israeliana ben riconoscibile, in un Paese dove i sistemi di sicurezza sono relativamente rilassati - ha fatto pensare in Israele agli Hezbollah libanesi e ai servizi segreti iraniani.

«Ancora di recente – ha affermato Netanyahu – gli iraniani hanno cercato di colpire obiettivi israeliani in Thailandia, India, Georgia, Kenya, Cipro e altrove». In quelle occasioni i servizi di Israele erano riusciti a giocare d’anticipo. Ancora la settimana scorsa – su indicazione del Mossad - le autorità cipriote hanno arrestato un cittadino libanese con passaporto svedese che con grande zelo prendeva nota dei voli provenienti da Israele, degli itinerari delle comitive israeliane e degli alberghi da loro frequentati. Il tutto, probabilmente, per preparare un vistoso attentato.

Israele identificherà i colpevoli e li punirà, ha anticipato il ministro della difesa Ehud Barak. Si tratterà, nelle previsioni, non di una azione militare, ma della prosecuzione della feroce lotta senza quartiere con i servizi segreti nemici.

Maurizio Molinari: "La catena dei sospetti, la strategia iraniana per vendicare le sanzioni"

Una lunga serie di attentati, progettati o falliti, dall’inizio dell’anno e la macabra coincidenza di date con il massacro di Buenos Aires del 1994.
Ecco l’elenco dei fatti che portano a suggerire che c’è l’impronta di Teheran sulla strage di turisti israeliani a Burgas, allungando sull’Europa i venti di guerra che spazzano il Medio Oriente.

Il 19 giugno scorso a Mombasa sono stati arrestati Ahmad Abolfathi Mohammad e Sayed Manour Mousavi, trovati in possesso di 15 kg di esplosivo destinato a colpire obiettivi «israeliani, americani, sauditi o britannici» secondo la versione delle autorità di Nairobi che, quando i due iraniani compaiono in tribunale il 2 luglio, li identificano come appartenenti alla «Forza Al Quds delle Guardie rivoluzionarie dell’Iran». Passano poco più di dieci giorni e il 16 luglio ad essere arrestato dalla polizia locale, questa volta dentro un hotel di Limassol sull’isola di Cipro, è un cittadino iraniano in possesso di passaporto svedese. È parte di un piano teso a colpire un jet commerciale, che avrebbe fatto sosta a Nicosia in arrivo dalla Gran Bretagna con ultima destinazione Tel Aviv, con a bordo centinaia di israeliani. Ad avere un passaporto svedese era anche uno degli iraniani implicati, a febbraio, nel fallito attentato contro l’ambasciatore israeliano in Thailandia. Anche in quell’occasione le indagini della polizia locale hanno portato verso la Forza Al Quds. Ma rispetto all’inizio dell’anno le cellule dell’unità delle Guardia della Rivoluzione iraniana che operano all’estero sembrano aver modificato obiettivo. L’operazione in Thailandia coincise infatti con alcuni attentati, falliti o parzialmente riusciti, in Azerbaigian, India e Georgia dove le vittime designate erano diplomatici dello Stato Ebraico o loro famigliari. Si è trattato in particolare di esecuzioni mirate, tese a eliminare ambasciatori o alti funzionari con esplosivi ad alto potenziale ma spesso instabili. Dall’inizio dell’estate invece i piani sventati a Cipro e Kenya, come anche l’attentato riuscito in Bulgaria, lasciano intendere che l’intenzione è colpire i turisti israeliani nelle destinazioni da loro più tradizionalmente frequentate. Bersagliare i turisti è più facile perché si muovono in gruppo, sono tanti e l’opera di prevenzione è complessa. La decisione di puntare su obiettivi più facili si deve probabilmente al fallimento degli attacchi ai diplomatici come anche alle pressioni da parte dei comandanti delle Guardie della rivoluzione sulle unità di Al Quds per poter vantare risultati concreti alle autorità di Teheran. Guidata da Qassem Suleimani, la Forza Al Quds (Gerusalemme) risponde infatti direttamente agli ordini del Leader Supremo della Rivoluzione, Alì Khamenei, ed è parte integrante del corpo dei pasdaran. La scelta di compiere attentati contro gli Stati considerati nemici dell’Iran viene spiegata, in ambienti di intelligence americani e europei, con la volontà di Teheran di rispondere all’assedio delle sanzioni internazionali, divenuto più efficace a seguito dei provvedimenti che dal 1 luglio colpiscono le esportazioni di prodotti petroliferi. Burgas sarebbe dunque solo una mossa in un piano più vasto, destinato ad infiammare Medio Oriente, Europa e Paesi arabi per far pagar caro alla comunità internazionale le sanzioni tese a bloccare il programma nucleare di Teheran.

In tale cornice colpisce la coincidenza di date con l’attentato di Buenos Aires, avvenuto il 18 luglio del 1994 contro la sede della «Asociacion Mutual Israelita Argentina»: 85 vittime. Risale al 2006 l’atto d’accusa della giustizia argentina nei confronti di Teheran, nella persona dell’ex presidente Rafsanjani, per con i conseguenti mandati di cattura emessi dall’Interpol nel 2007 nei confronti di sette individui fra i quali spiccano Ahmad Vahidi, nominato nel 2009 ministro della Difesa da Mahmud Ahmadinejad, e Imad Fayez Mughnieh, l’ex regista dei più sanguinosi attacchi dagli Hezbollah ucciso a Damasco nel 2008. Forse non è un caso che gli Hezbollah sono stati i primi a reagire a Burgus affermando che «Mughnieh sarà vendicato in altra maniera» per far capire che questa volta Teheran non si è servita di loro, bensì dei propri corpi scelti. Con Assad che traballa a Hezbollah viene a mancare il maggior protettore e lo sceicco Nasrallah sembra voler prendere le distanza dai venti di guerra in arrivo dallo Stretto di Hormuz.

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