Una constatazione drammatica e necessaria: andiamo bene se ora càpita anche a Tel Aviv che qualcuno debba trovarsi, per colpa delle vessazioni dello Stato e nel più classico stile italiota, nella condizione di DOVERSI DARE FUOCO PERCHé NON CE LA FA PIù Né A CAMPARE Né A SOPPORTARE GLI STRAPOTERI DELLA MACCHINA STATALE. Se succedesse altrove, lo considererei uno dei tanti tragici episodi di cronaca, ma che "il fatto" càpiti in Israele brucia assai....
Non le è mai capitato di discutere con uno di quelli che da noi vengono chiamati un po' troppo semplicemente 'barboni', nel senso che vivono in mezzo alla strada e dormono dove trovano, anche sotto i ponti, dove, d'inverno ci lasciano spesso anche la pelle ? Ebbene, questa, ci viene spesso spiegato, proprio da loro, è una scelta, infatti rifiutano il dormitorio pubblico o l'assistenza. Spesso è una scelta di vita, inutile tentare ogni tipo di intervento.
A Tel Aviv, la scorsa estate e, adesso, di nuovo, ci sono state proteste per il caro-affitti, che si sono svolte in un clima teso, come era lecito prevedere, ma che il governo di Gerusalemme ha accolto con molta disponibilità. Perchè c'è stata quella protesta finita poi in quel modo ? Chi cerca giustizia sociale non si dà fuoco, lotta, manifesta. Aspettiamo di saperne di più per trarre delle conclusioni.
IC redazione
Shalom - eg