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Circoncisione (2), concordo con Ugo Volli 16/07/2012

Gentilissima Redazione,

vorrei innanzitutto ringraziare vivamente il Prof. Volli per le sue "Riflessioni sulla condanna della circoncisione in Germania".

Se permettete, aggiungerei un paio di considerazioni.

Per quanto riportato nell'articolo del Prof. Volli, la sentenza tedesca sembra motivata con due distinte argomentazioni.

L'una - la prevalenza del diritto del minore all'integrità fisica sulla libertà religiosa dei genitori - mi sembra, nei termini riportati tra virgolette, condivisibile: è il medesimo principio che viene applicato dalla giurisprudenza italiana (se non è mutata molto di recente) nei casi di rifiuto religiosamente motivato, da parte dei genitori, di sottoporre il figlio minore a cure ritenute dai medici indispensabili per evitare la morte o danni gravi alla salute. E, naturalmente, è il principio che si oppone alla liceità delle mutilazioni genitali femminili, non importa se qualcuno fosse sinceramente convinto di doverle praticare sulle proprie figlie per non incorrere nella dannazione eterna.

Sotto questo profilo, se la circoncisione di un bambino di quattro o più anni risultasse inevitabilmente molto dolorosa e potenzialmente traumatica anche sotto il profilo psichico, credo che non si potrebbe eludere tanto facilmente il problema anche avendo il massimo rispetto della libertà religiosa. Sotto questo profilo, la correttezza o erroneità della decisione in concreto assunta dal giudice tedesco mi sembra che dipenda strettamente dall'accertamento medico-legale sugli effetti fisici e psichici di una circoncisione eseguita nel miglior modo possibile su un bambino di una determinata età.

L'altro argomento - quello secondo il quale spetta al figlio decidere della propria appartenenza religiosa, una volta cresciuto abbastanza da poter decidere consapevolmente - è, invece, nei termini in cui è riportato, decisamente lesivo della libertà religiosa.

In quei termini letterali (intendo dire, se dal contesto della sentenza non risulta che il giudice si riferisse soltanto a riti lesivi dell'integrità fisica), un siffatto principio giuridico vieterebbe ai genitori (solo per fare qualche esempio) di far battezzare i figli neonati, far loro ricevere l'Eucaristia a nove anni, forse anche di far loro ricevere la Cresima a dodici anni o, alla medesima età, permettere che le figlie facciano il Bat Mitzvà.

Vorrebbe dire far passare il compito educativo, nel suo campo più delicato (quello della più generale visione del mondo), dai genitori allo Stato, che imporrebbe un'educazione agnostica o, nel migliore dei casi, un'educazione religiosa sbiadita, senza appartenenza ad una comunità e vera partecipazione alla sua vita (il che è essenziale non solo per gli ebrei, ma anche, ad esempio, per i cattolici).

La sola idea mi fa rabbrividire. Spero solo che in Germania, oltre a provvedere specificamente sulla circoncisione, chi di dovere si renda conto del danno che un simile 'principio' giuridico arrecherebbe alla libertà religiosa di tutti.

Con i più cordiali saluti,

Annalisa Ferramosca


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