Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 16/07/2012, a pag. 14, l'articolo di Francesca Paci dal titolo "Israele, un “indignato” diventa torcia umana".
Non è ancora ben chiaro che cosa abbia spinto il disoccupato a darsi fuoco.
Paci lo definisce già 'martire', ma restiamo in attesa di indagini più approfondite che spieghino il gesto di Moshe Silman.
Ecco il pezzo:
La gente tenta di spegnere con l'acqua il fuoco che ustiona Moshe Silman
Se nessuno si aspettava che il gesto disperato d’un ambulante tunisino accendesse la primavera araba, era assolutamente impensabile che quell’incendio anti-sistema si propagasse fino in Israele, spazzando via muri ideologici perfino più robusti di quelli politici in difesa di Ben Ali, Mubarak o Gheddafi. Invece adesso anche Tel Aviv ha il suo «shahid», il martire numero uno che sabato si è dato fuoco per protestare contro il governo considerato reo della crisi economica e dell’umiliazione della classe media.
Originario di Haifa, 58 anni, figlio di un sopravvissuto all’Olocausto, Moshe Silman aveva lavorato nei trasporti prima di indebitarsi, reinventarsi tassista e ritrovarsi infine disoccupato e senza assistenza nonostante un problema di salute. Un anno fa si era arruolato con gli indignados israeliani diventando un attivista a tempo pieno, sit in e manifestazioni contro il carovita fino a due giorni fa, quando davanti alle telecamere piazzate in via Kaplan per seguire i 10 mila dimostranti s’è cosparso di benzina e dopo aver letto il volantino esplicativo del suo gesto ha acceso il cerino.
«Sono stato rapinato e i responsabili sono lo Stato d’ Israele, il premier Benyamin Netanyahu e il ministro delle Finanze Steinitz, quelle carogne che prendono dai poveri per donare ai ricchi» recita Silman nel j’accuse moltiplicato su YouTube. I medici dell’ospedale Tel Hashomer, dov’è ricoverato, parlano di ustioni sul 90 per cento del corpo e di condizioni «molto gravi».
C’è un filo rosso che lega la Tunisia di Bouazizi a Israele, scrive Or Kashti sul quotidiano Haaretz: «La disperazione che ha spinto Silman a darsi fuoco è il tragico esempio del gap sempre più profondo tra governo e governati». I militanti del Movimento 14 luglio 2011 (data di nascita degli indignati israeliani) che sabato erano accanto a lui raccontano che il suicidio «era nell’aria» perché Silman non accettava il destino da homeless. E non conta, dicono, che il presidente Shimon Peres telefoni ora in ospedale: «Di casi come il suo ce ne sono almeno 10 mila».
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