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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.07.2012 Ungheria: scovato il criminale nazista Ladislaus Csizsik-Csatary
Ma ne restano ancora tantissimi latitanti. Cronaca di Maria Serena Natale

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 luglio 2012
Pagina: 16
Autore: Maria Serena Natale
Titolo: «Il boia nazista più ricercato individuato in Ungheria»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/07/2012, a pag. 13, l'articolo di Maria Serena Natale dal titolo " Il boia nazista più ricercato individuato in Ungheria ".


Ladislaus Csizsik-Csatary oggi, Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal

Maria Serena Natale scrive : " una campagna per rintracciare e assicurare alla giustizia i pochi criminali nazisti ancora latitanti ", una frase inesatta, dal momento che gran parte dei criminali nazisti è ancora latitante. Pochissimi sono stati trovati e assicurati alla giustizia. Molti, come Ladislaus Csizsik-Csatary prima di venire scoperto, conducono una vita da uomini liberi, come se niente fosse. Speriamo che il centro Wiesenthal riesca a scovarli tutti.
Ecco il pezzo:

«Non voglio parlare di questo. Andate via» ha risposto restando sulla soglia in calzini e canottiera. Sulla targhetta c'era il cognome «Smith», ma il vero nome di quel 97enne dall'aria stranita e dalle lunghe gambe magre era Ladislaus Csizsik-Csatary. Il criminale nazista più ricercato al mondo aveva fatto perdere le sue tracce quindici anni fa. È stato scovato da una squadra di reporter del quotidiano britannico Sun in un quartiere bene di Budapest.
I fascicoli che ricostruiscono la sua attività al termine della Seconda guerra mondiale a capo delle forze di polizia del ghetto ebraico della città di Kassa (allora nell'Ungheria filo-nazista, oggi in Slovacchia col nome Kosice) lo descrivono come un sadico. Uno che passava in rassegna gli ebrei e godeva nel tenerli a lungo in posizioni dolorose, che picchiava le donne con la frusta, costringeva i prigionieri a scavare a mani nude fossati nel terreno ghiacciato e dava l'ordine di sparare a chi avesse tentato di fuggire. Già coinvolto nelle espulsioni degli ebrei dall'Ucraina nel 1941, sarebbe stato lui a dirigere le operazioni di rastrellamento di oltre 15 mila ebrei prelevati dal ghetto nella primavera del 1944 e mandati a morire nei campi di concentramento, primo fra tutti Auschwitz. Condannato in contumacia alla pena capitale da un tribunale cecoslovacco nel 1948, si rifugia in Canada. Nuova identità, nuova lingua, una nuova vita da mercante d'arte tra Toronto e Montréal, finché nel 1997 la copertura cede e il governo canadese gli revoca la cittadinanza. Prima che le carte per l'estradizione siano pronte Csatary è di nuovo alla macchia.
È stata una soffiata a tradirlo. Un informatore ha contattato il Centro Simon Wiesenthal che nel 2002 lanciò l'Operazione Ultima Occasione, una campagna per rintracciare e assicurare alla giustizia i pochi criminali nazisti ancora latitanti. Dallo scorso aprile Laszlo era il numero uno della lista. Il «contatto» in Ungheria ha ricevuto una prima ricompensa di 25 mila dollari, il Centro ha passato l'informazione alla procura di Budapest e ai giornalisti inglesi. «Va processato, per le famiglie delle vittime, per le comunità ebraiche di Ungheria e Slovacchia» ha dichiarato ieri il direttore del Centro, Efraim Zuroff. Il procuratore Jenö Varga per ora conferma l'apertura di un'inchiesta. I reporter che hanno trovato Csatary a Budapest lo hanno fotografato mentre faceva la spesa e passeggiava al parco: pantaloni color cachi, giacca a scacchi e berretto, quell'ordinaria vita da pensionato «che ha negato alle vittime dello sterminio». Da qualche settimana aveva lasciato il vicinato dove tutti lo chiamavano «papà» per trasferirsi nell'appartamento con due camere da letto dove lo ha raggiunto il suo passato. «Molte persone sono morte a causa delle sue azioni» gli dice il giornalista sulla soglia. «No, non l'ho fatto, andatevene» risponde Laszlo, in inglese con accento canadese.

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