IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti Dal 08/07/2012 al 14/07/2012
Testata: Informazione Corretta Data: 16 luglio 2012 Pagina: 1 Autore: Claudia De Benedetti Titolo: «Il commento di Claudia De Benedetti»
Il commento di Claudia De Benedetti
Claudia De Benedetti, vicepresidente UCEI
5 settembre 1972 ore 4:30, villaggio olimpico di Monaco di Baviera. Un commando di terroristi palestinesi di Settembre nero fa irruzione negli alloggi della squadra israeliana. Comincia così la pagina più tragica della storia delle Olimpiadi e si concluderà solo 20 ore dopo con una strage: 17 morti di cui 11 israeliani, 5 palestinesi e un poliziotto tedesco. La notizia ufficiale viene diramata dal conduttore dei programmi sportivi della rete televisiva americana ABC, Jim McKay, con queste parole: “Abbiamo appena ricevuto le ultime notizie. Quando ero bambino, mio padre mi diceva che raramente le nostre speranze più belle e le nostre paure più grandi si avverano. Questa notte le nostre paure più grandi sono divenute realtà. Ci hanno comunicato in questo momento che gli ostaggi erano undici. Due di loro sono stati uccisi nelle loro stanze ieri mattina, gli altri nove sono stati uccisi questa notte all’aeroporto. Sono tutti morti”. Le Olimpiadi si fermano, viene organizzata una cerimonia di commemorazione nello Stadio Olimpico alla presenza di 80.000 persone e 3.000 atleti. Il Comitato Olimpico Internazionale propone di mettere le bandiere delle Nazioni partecipanti a mezz’asta. L’invito viene accolto da tutti fuorché dagli Stati arabi (Giordania esclusa) e dall’Unione Sovietica. Le olimpiadi riprendono,lo spettacolo deve continuare. In quella squadra c’è anche Shaul Ladany, marciatore, l’unico sportivo israeliano che era sopravvissuto, bambino, a un campo di concentramento: Bergen-Belsen, lo stesso in cui morì Anna Frank. Per la seconda volta Ladany riesce a sopravvivere alla Storia. Ladany è un docente di ingegneria prestato all’atletica, capace di incastrare allenamenti estenuanti tra una lezione e l’altra. La sua vita è stata un’infinita sequenza di chilometri che ha attraversato il XX secolo lasciando un segno a ogni passaggio. Vive il ’68 a New York da studente della Columbia, combatte la Guerra dei Sei Giorni e quella di Yom Kippur, nel 1973, quando per difendere Israele rientra dagli Stati Uniti pagandosi il biglietto dell’aereo. Da Eichmann a Sharon, da Bikila agli All Blacks, da Nixon alla Thatcher: ci sono tutti nella marcia di Ladany. E continua ancora a marciare Ladany, come racconta Andrea Schiavon, giornalista di Tuttosport, che ha pubblicato per i tipi di Add Editore Cinque cerchi e una stella in cui tratteggia con passione la vita di quest’uomo straordinario e con lui ripercorre le tappe di un intero secolo di eventi. Il 27 di luglio a Londra si svolgerà la cerimonia di apertura dei XXX Giochi Olimpici a 40 anni e 10 edizioni di distanza dal massacro di Monaco. Il 27 luglio 2012 le Olimpiadi non si fermeranno, il Comitato Olimpico Internazionale ad oggi ha deciso che non renderà omaggio alla strage olimpica con un minuto di silenzio. Una sola la ragione per cui la garbata richiesta non è stata accolta: la paura. Il CIO è attanagliato dal terrore di boicottaggi e rappresaglie, dalla preoccupazione di urtare la suscettibilità di chi non vuole riconoscere lo Stato di Israele e dunque non pensa che i morti ammazzati di Israele, uccisi in Germania nel mezzo di una competizione olimpica, debbano essere onorati. 125 parlamentari italiani di tutti i gruppi politici hanno sottoscritto una lettera al Presidente del Comitato Olimpico Internazionale Jacques Rogge affinché, durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra, venga osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime del massacro di Monaco. L’On. Fiamma Nirenstein, Vice Presidente della Commissione Esteri e promotrice di questa iniziativa ha spiegato: “dal 1976 a oggi ad ogni edizione dei giochi olimpici un gruppo di familiari degli 11 atleti israeliani massacrati alle Olimpiadi di Monaco del 1972 dall’organizzazione terroristica Settembre Nero, ha chiesto di osservare un minuto di silenzio in memoria dei loro cari. Questa richiesta è stata ogni volta rifiutata. Quest’anno, ricorrono 40 anni dal massacro. Il Parlamento Italiano, con quello canadese, quello australiano e col Senato americano unisce la sua voce a quella delle vedove e delle molte organizzazioni che chiedono un momento di pietà nei confronti degli atleti uccisi e una ferma condanna del terrorismo. Le vedove degli atleti Spitzer e Romano, col supporto della JCC Rockland di New York hanno lanciato una petizione internazionale (http://chn.ge/MIny7l) che ha raccolto quasi 90‘000 firme. La richiesta, appoggiata dal ministro degli Affari Esteri dello Stato Ebraico d’Israele Danny Ayalon, è stata respinta, ma i familiari delle vittime e tutti i firmatari della petizione non si rassegnano a questa barbara e profondissima ingiustizia. Shaul Ladany nel libro di Schiavon dice “Oggi a 76 anni ho costruito un mio cammino pacificato. Nei miei sogni nessuno mi dà la caccia. Non ho incubi.” Vorrei potergli dare ragione ma se penso alle tante, troppe vittime dell’antisemitismo e dell’anitisionismo non riesco a condividere la sua serenità.