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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Manfred Gerstenfeld intervista Giulio Meotti 15/07/2012

Manfred Gerstenfeld intervista Giulio Meotti
su Israelnationalnews


Manfred Gerstenfeld, Giulio Meotti

Lo scrittore ha deciso di intervistare l'editorialista e giornalista internazionale, Giulio Meotti: "Israele è una promessa di redenzione per l’umanità”. Uno sguardo fugace nei pensieri di un “gentile giusto”.

http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/11898

“Il mondo occidentale dovrebbe preoccuparsi molto per la sorte del piccolo Israele, da quando è diventato il membro più in pericolo della nostra civiltà. La condizione di ebreo oggi è di nuovo il punto focale di smisurate battaglie d’identità. Il giudaismo è la culla dell’umanità, della legge, della morale, della democrazia, e quindi  è un faro di speranza per tutti. Questo è il tema più importante del nostro tempo, l’unico, da affrontare. Mi domando cosa succederebbe alle altre democrazie se Israele dovesse soccombere.

“ La rinascita nazionale nella sua patria di origine, di un popolo minacciato di estinzione per  tremila anni, dovrebbe rappresentare - specialmente agli occhi della civiltà occidentale - una promessa di redenzione per tutta l’umanità. E ancora di più, da quando questo piccolo paese arido, al limite tra sopravvivenza e distruzione, sta in mezzo ad una regione che contesta con violenza il suo diritto di esistere. Per capire questo non è necessario essere ebrei ”.

Giulio Meotti è giornalista e scrittore italiano. È laureato in Filosofia, collaboratore del quotidiano “Il Foglio”.  Nel 2010 ha pubblicato per Lindau: “Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri d’Israele”.
“Sono stato spinto a scrivere questo libro per molte ragioni. Io ho fiducia nei valori dell’Occidente, e dunque anche nella sicurezza dello Stato di Israele. Scrivo dall’Europa, un continente che sta assistendo ad una sempre più pericolosa ondata di antisemitismo, nuovo e radicale, e di delegittimazione del diritto all’esistenza di Israele.

Questo indica il rischio di un’enorme frana nella società occidentale e forse anche della sua caduta. Ho avuto anche una missione: preservare le vittime israeliane dall’oblio, dando loro "un nome e un luogo" e raccontando le loro storie.

Ho passato sei anni a rintracciare i testimoni israeliani delle atrocità terroristiche tra il 1994 e il 2010, dopo la cosiddetta “guerra di Oslo”. Ho intervistato persone che sono sopravvissute agli attacchi così come i famigliari di vittime che non sopravvissero.

Ho vissuto momenti molto difficili e mi colse persino il pensiero di abbandonare il progetto. È stata una fatica durata sei anni di ostinata determinazione , di solitudine e, forse, d’un impegno morale assillante.   Non ho scritto “Non smetteremo di danzare” come ricordi d’archivio, ma piuttosto come un far rivivere la Shoah in scala ridotta. Come la Shoah è stata il genocidio di milioni di persone uccise solo perché erano ebrei che vivevano in Europa, così le molte persone uccise nelle stragi dei terroristi sono state colpite perché erano ebrei che vivevano in Israele.

È un immenso buco nero che in quindici anni ha inghiottito 1.557 uomini, donne e bambini innocenti e ha lasciato più di 17.000 feriti.  Offro questo libro come una litania in memoria degli ebrei martirizzati, che trasmetterà la storia di Israele alle future generazioni. È un documento raro e spero che si leggeranno queste storie ripetutamente nei prossimi decenni in vista della celebrazione del centenario di Israele.   Sapevo che avrei pagato un prezzo pesante per la pubblicazione di un libro del genere. Al giorno d’oggi parlare di Israele in Italia, in toni amichevoli, soprattutto nei circoli giornalistici e accademici, significa rischiare la censura. O peggio, attacchi personali. Sono stato chiamato un “agente di Israele”, uno“ stupido sionista pornografico” , “spregevole”, “spazzatura di destra” , “Shylock” e così via.

Una foto con la mia faccia e la stella di David impressa su di essa è stata pubblicata sui siti internet arabi.  Ho ricevuto e-mail minacciose come:  ”Caro insetto coprofago, continua a razzolare nello sterco sionista, la hasbara ti darà trenta denari.”

Ma io sono orgoglioso del lavoro che faccio. Mio figlio e questo libro sono le motivazioni principali della mia esistenza.   Il quotidiano Il Foglio per cui scrivo ha una bassa tiratura, ma tutte le persone chiave della società italiana lo leggono. È l’unica testata pro-Israele in Italia.

Durante la Seconda Intifada nei peggiori mesi del 2002, gli attentatori suicidi palestinesi attaccavano hotel israeliani, centri commerciali, ristoranti ecc . Hanno ucciso centinaia di persone innocenti. Il Foglio aveva allora organizzato un raduno a Roma in favore di Israele. Migliaia di persone, molti sventolando bandiere israeliane, si riunirono al tramonto al Municipio di Roma in cima al Campidoglio e fecero un corteo lungo il fiume Tevere fino a raggiungere la Grande Sinagoga.    Alcuni reggevano striscioni con la scritta: “Noi siamo con Israele".  Altri partecipanti mettevano sassolini intorno alla sinagoga, un gesto che ricorda l’usanza ebraica di lasciare un segno su una tomba. Bandiere israeliane sventolavano alle finestre del quartiere. Il Foglio aveva reso possibile tutto questo e ha combattuto una battaglia storica a favore della verità, della giustizia e dell’onore dell’Occidente, a cui Israele appartiene.   Nel 2005, l’iraniano Mahmoud Ahmadinejad per la prima volta comunicò  che lo Stato di Israele doveva  essere cancellato dalla carta geografica.  Il direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara lanciò un appello per una pubblica protesta, dicendo che gli italiani avrebbero dovuto dimostrare 'in difesa del diritto di Israele ad esistere'. 

Quella volta la manifestazione fu davanti all’ambasciata iraniana a Roma. Vi parteciparono politici di destra e di sinistra.  Fu una notte meravigliosa. Israele e gli ebrei seppero di non essere soli”.
Questo è Giulio Meotti - in poche parole.

Manfred Gerstenfeld fa parte del gruppo direttivo del Jerusalem Center for Public Affairs, dove è stato presidente per 12 anni.
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Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. E' in preparazione il suo nuovo libro su Israele e Vaticano. 


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