Piera Prister risponde a Tullio Ceccherini-Silberstein 15/07/2012
Particolarmente gradita e’ la sua lettera da Los Angeles che aggiunge particolari e testimonianze che meglio mettono a fuoco la figura di Nella Mortara. In effetti, le famiglie dei fisici e matematici illustri dell’universita’ di Roma agli inizi del secolo scorso, si conoscevano tutte, costituivano un ristretto circolo. In quegli anni, non era Suo nonno, il prof. Tullio Levi-Civita il grande scienziato, titolare della cattedra di Analisi Superiore all’Universita’ di Roma, anch’egli espulso in seguito alle Leggi Razziali? Penso proprio di si’ e cosi’ si spiega l’amicizia di Sua nonna Libera Trevisani Levi-Civita con Nella Mortara. Questa storia e’ veramente avvincente e solo ora affiora alla luce con il libro di narrativa di Alessandra Arachi che credo abbia attinto nelle sue ricerche al prezioso archivio del Corriere della Sera. Quelli in verita’ erano tutti bei personaggi, una grande elite di fisici e di matematici, erano delle menti brillanti che hanno dato lustro e prestigio all’Italia e che l’Italia matrigna ha mal ripagato. Vorrei aggiungere che Nella Mortara subito dopo la laurea era diventata assistente del prof. Orso Corbino, che fu direttore dell’Istituto di Fisica dell’universita’ di Roma dal 1918 al 1937 e soprattutto mentore dell’ottima scuola di Fisica di via Panisperna. Corbino voleva infatti competere con le altre nazioni europee nella ricerca dell’energia atomica e soprattutto con la Germania dove gli studi in materia erano avanzati. Ma vinsero i ragazzi di via Panisperna di Roma, grazie a Fermi, alla nostra Nella e a tutti gli altri. Hitler scornato rimase con un pugno di mosche con tutta quella fuga di cervelli che il suo abietto regime nazional-socialista e antisemita aveva provocato. Si’, quei ragazzi furono veramente bravi e con il senno di poi, penso si siano presi una bella rivincita: cosa sarebbe successo se Hitler avesse avuto a disposizione la bomba?