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Il Secolo XIX Rassegna Stampa
15.07.2012 Un articolo che sembra uscito dall'ufficio stampa di Abu Mazen
sulle pagine del Secolo XIX. Invitiamo i lettori di IC a scrivere per protestare

Testata: Il Secolo XIX
Data: 15 luglio 2012
Pagina: 9
Autore: Giuliano Galletta, Sara Olivieri
Titolo: «Da Sestri a Israele per Salha»

Riportiamo dal SECOLO XIX l'articolo di Giuliano Galletta, Sara Olivieri dal titolo "Da Sestri a Israele per Salha".


Salha Hamadeem con Valentina Ghio, assessore alla cultura di Sestri Levante

Un articolo strappalacrime sulle presunte pessime condizioni di vita dei palestinesi, un concentrato di propaganda anti israeliana che sembra uscito direttamente dall'ufficio stampa di Abu Mazen.
Ci sono tutti gli elementi: da una parte la povera ragazzina, che non possiede nulla se non le sue pecore che vorrebbe far pascolare, ma non può, per colpa (ovviamente) dei tremendi e oppressori soldati israeliani che si esercitano a sparare proprio in quella zona. C'è anche una scuola, ma è precaria, di legno di bamboo.
Ovviamente, in mezzo a tutta questa litania anti israeliana, non c'è traccia del terrorismo palestinese.
La gente è povera. Olivieri e Galletta, però, non si interrogano sul perché. Danno per scontato che sia per colpa di Israele-oppressore. Non c'è una domanda sulla fine che fanno i fondi internazionali destinati ogni anno ai palestinesi. Miliardi di $ che finiscono direttamente nelle tasche dell'Anp senza essere distribuiti alla popolazione.
Chissà perchè un articolo simile non verrà mai scritto sugli israeliani che vivono sotto ai razzi che, quotidianamente, vengono lasciati dalla Striscia di Gaza contro Israele. Per loro non c'è nessuna pietà. Non merita compassione nè attenzione chi vive nel costante terrore di ricevere un razzo sulla propria casa, chi sa che se sente il suono di una sirena ha pochi secondi per nascondersi in un bunker per mettersi in salvo.
Galletta e Olivieri non scriveranno mai un articolo sulla famiglia Fogel, massacrata a Itamar da terroristi palestinesi ?
Invitiamo i lettori di IC a scrivere al SECOLO XIX per chiedere se questo sia il tipo di articolo da pubblicare su un quotidiano nazionale italiano e se sia logico che, più che un articolo, sembri una velina dell'Anp: lettere@ilsecoloxix.it

Ecco l'articolo:

Sestri Levante - «Abbiamo 70 pecore. Quando torno a casa da scuola le mungo e preparo il formaggio. Le pascolo, andiamo in giro e poi le riporto a dormire anche se i soldati non ci autorizzano a camminare su tutti i sentieri. Loro si esercitano e sparano ogni notte. Io odio il rumore dei proiettili e ormai mi fa quasi impazzire. E scappo. Sì scappo. Ma non ho una bicicletta perchè le strade sono tutte rovinate e non una macchina e non ho un aeroplano. Però ho una cosa sulla quale posso scappare. Si avvicinano, i soldati si avvicinano e vi bisbiglierò il mio segreto. Ho un agnello che vola, il suo nome è Antush».

La tragedia del popolo palestinese, prigioniero sulla propria terra, dovrebbe essere all’ordine del giorno del dibattito internazionale, ma così non è e le vere informazioni sulle condizioni di vita nel Paese scarseggiano. Ma bastano poche righe scritte da una ragazzina palestinese di 14 anni, Salha Hamadeem , per gettarci, senza mediazioni o pregiudizi, in quella drammatica realtà. Poche righe che sono l’incipit della fiaba con cui Salha ha partecipato al Premio Andersen vincendo nella sezione ragazzi.

La ragazza ha ricevuto la targa donata da Giorgio Napolitano direttamente dalle mani di Valentina Ghio, assessore alla cultura del comune di Sestri Levante, che gliel’ha portata in Palestina nella valle di Abu Hindi.

Nel racconto la durissima realtà quotidiana con la fantasia, con il desiderio di trovare una via di fuga. «Vivo in una piccola tenda nella valle di Abu Hindi» scrive Salha «ho 14 anni e durante il giorno studio in una scuola di bamboo. E’ di bamboo perchè l’esercito ci ha detto che la nostra è una zona militare dove i soldati si addestrano e imparano a sparare sulle nostre terre coltivate». Ma per fortuna c'è l’agnello volante che, supera muri e confini, e la porta a Barcellona dove «abbiamo incontrato Messi, il nostro grande amico goleador».

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lettere@ilsecoloxix.it

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