Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Rita Jahanforuz, la cantante israeliana che spopola in Iran nonostante la censura degli ayatollah. Cronaca di Davide Frattini
Testata: Corriere della Sera Data: 15 luglio 2012 Pagina: 14 Autore: Davide Frattini Titolo: «Rita, la popstar d'Israele che fa impazzire l'Iran»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/07/2012, a pag. 14, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " Rita, la popstar d'Israele che fa impazzire l'Iran".
Rita Jahanforuz
GERUSALEMME — Quando i presidenti americani inviano gli auguri alla vigilia del Capodanno persiano, parlano al popolo iraniano perché gli ayatollah intendano. Lo scorso marzo Barack Obama ha attaccato la censura elettronica, «quelle barriere che impediscono il flusso libero delle informazioni e delle idee nel Paese». Le accuse del Grande Satana hanno preoccupato il regime meno delle parole proclamate in occasione del Nowruz dalla cantante che gli israeliani considerano la Madonna nazionale: «Spero che potremo vivere fianco a fianco, danzando e cantando insieme. Solo questo alla fine resterà». Che Rita Jahanforuz sia di origini iraniane spaventa più che tranquillizzare gli oltranzisti di Teheran: sa come parlare ai loro ragazzi e soprattutto sa come farli ballare. Il nuovo album Ha'Smachot Sheli (Le mie gioie) è diventato disco d'oro in Israele dopo poche settimane e tra gli iraniani — racconta il quotidiano Wall Street Journal — viene venduto come merce proibita, traffico clandestino di buonumore che passa attraverso la parola in codice Rita Khanum (signora Rita). Sono vecchie e popolarissime canzoni iraniane, poppizzate e remixate da deejay come Offer Nissim. Tutte in persiano. «I miei amici all'inizio erano preoccupati — commenta Rita all'agenzia Associated Press — e mi hanno avvertito: "Non puoi usare la lingua di Mahmoud Ahmadinejad". Invece questo è il progetto più importante della mia vita». Immigrata quando aveva otto anni, è la più celebre tra i 50 mila ebrei israeliani nati in Iran — mentre 142 mila possono annoverare antenati persiani — tra loro il vicepremier Shaul Mofaz e l'ex presidente Moshe Katsav, condannato per stupro e molestie sessuali. Nel 1998 Benjamin Netanyahu, da primo ministro, le ha chiesto di interpretare l'inno nazionale per il cinquantenario della fondazione di Israele, dieci anni dopo — durante le nuove celebrazioni — è stata eletta la migliore cantante di tutti i tempi. Pochi giorni fa si è esibita per José Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea in vista alla residenza di Shimon Peres. Ha scelto Yerushalaim Shel Zahav (Gerusalemme d'oro), il ritornello più amato dagli israeliani. All'agenzia di stampa Fars non è sfuggito che l'icona pop sia diventata un simbolo politico. I Guardiani della Rivoluzione vedono il complotto: «Rita è l'ultimo stratagemma nelle guerra soft per conquistare i giovani iraniani». Che potrebbero aver deciso di idolatrarla proprio perché ascoltare una cantante israeliana è un gesto di ribellione. Anche Commentary, la rivista dei neo-conservatori americani, la considera un'arma e in questo senso comprende la «paranoia» dei Pasdaran: «Il regime fa bene a temere l'impatto della musica occidentale. Questo album può essere una delle minacce più potenti che si trovi ad affrontare. L'esistenza di Rita — e delle libertà personali che implica per lei e i suoi numerosi ammiratori israeliani — è la forza che sloggerà gli ayatollah. Il desiderio di una libertà simile ha spinto milioni di iraniani a protestare tre anni fa e li spinge adesso ad ascoltare il suo disco». La diva, 50 anni, ripete di voler cantare l'amore e di non essere parte di strategie diplomatico/militari. «Anche se questo album può fare la differenza. Qualunque decisione i governi prendano, la gente è intelligente e vuole vivere tranquilla. E' tempo che gli iraniani scoprano di noi qualcosa di diverso dai racconti della propaganda di regime». Il premier Netanyahu e il suo ministro della Difesa Ehud Barak restano convinti che le sanzioni internazionali siano insufficienti per fermare il programma atomico degli ayatollah. Leon Panetta, segretario alla Difesa americano, aveva parlato di un possibile bombardamento israeliano «in aprile, maggio, giugno». Siamo arrivati a luglio ma gli analisti — come Herb Keinon sul Jerusalem Post — non escludono un'operazione prima delle elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti. Per Rita quel che conta sono le email ricevute dall'Iran. Le scrive Ali F. da Shiraz: «Le bellissime ed emozionanti canzoni che ci regali in questi tempi di guerra, in questo periodo folle di controllo islamico, donano un sentimento di vicinanza e amore tra i due Paesi. Che Dio misericordioso possa mandarti la felicità».
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