Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 13/07/2012, a pag. 15, la breve dal titolo " Chiude il ristorante kosher. «Troppe minacce» ". Da NOTIZIE RADICALI l'articolo di Alessandro Litta Modignani dal titolo " Nuclei consistenti di Shoah".
Ecco i pezzi:
La STAMPA- " Chiude il ristorante kosher. «Troppe minacce» "
Uwe Dziuballa, l'insegna del suo ristorante rotta dai vandali antisemiti
Da 12 anni Uwe Dziuballa gestisce a Chemnitz l’unico ristorante kosher in Sassonia, nell’Est della Germania. Tra un paio di settimane chiuderà il locale – e lo riaprirà poche centinaia di metri più in là, in una zona più sicura. Dziuballa non ne può più delle intimidazioni neonaziste. Martedì scorso, ha raccontato alla Süddeutsche Zeitung, uno sconosciuto gli ha telefonato 14 volte gridandogli «Maiale ebreo, sparisci da Chemnitz» e «Stronzo ebreo». Da quando ha aperto il suo «Schalom» ha speso 40 mila euro per far riparare i danni, dalle svastiche sull’insegna alle vetrine distrutte. Una volta gli hanno squarciato le gomme dell’auto, un’altra ha trovato sull’ingresso una testa di maiale, su cui era stata incisa una stella di David e la parola «Jude». La polizia non ha mai fotografato, né analizzato la testa. A un certo punto Dziuballa ha smesso di sporgere denuncia per le minacce, tanto non serviva a nulla.
NOTIZIE RADICALI - Alessandro Litta Modignani : " Nuclei consistenti di Shoah"
Alessandro Litta Modignani
Uno spettro si aggira per l’Europa, ma non è quello di cui parlava Karl Marx. E’ uno spettro più antico e molto più angoscioso, specie per le persone civili e consapevoli (una minoranza ormai). Si tratta dell’odio atavico e irrazionale nei confronti degli ebrei. Questo odio – sulle cui origini e cause sono stati scritti montagne di libri, che non ricorderò qui – trova sempre nuovi pretesti per giustificarsi, nuove cause di cui alimentarsi, nuove forme per manifestare la sua violenza e barbarie. Gli ebrei sono – di volta in volta - gli assassini di Gesù Cristo, i controllori della finanza internazionale, quelli che “fanno le vittime”, i carnefici dei palestinesi, i cospiratori delle trame più oscure e maligne, gli ideologi del comunismo (Marx era ebreo, no?) oppure, molto più semplicemente, quelli che “non sono particolarmente simpatici” ma non si capisce mai bene perché.
Come tutti sanno, nel marzo scorso un terrorista di nome Mohamed Merah, fanatico musulmano, è entrato sparando all’impazzata nella scuola ebraica di Tolosa, uccidendo quattro ebrei, di cui tre bambini. Ben pochi sanno, però, che dopo quella strage si è scatenata in Francia un’ondata di antisemitismo inedita e impressionante. Una serie di aggressioni personali, profanazioni di luoghi sacri, attacchi a negozi e altre proprietà degli ebrei si sono susseguite mettendo in allarme il nuovo ministro degli interni socialista Manuel Valls, che ha parlato di fatti di “estrema gravità”. Solo nel mese di marzo – quello della strage - si sono registrati in Francia ben 90 episodi di antisemitismo, che sono saliti a 148 fra marzo e aprile. L’attacco più grave è avvenuto alla periferia di Lione, presso la sinagoga Beth Menahem: tre ebrei, riconosciuti dalla kippah, sono stati aggrediti a colpi di martello e spranga da una decina di immigrati magherbini al grido di “maledetti ebrei”, riportando gravi ferite.
Alla luce di questo contesto, è chiaro che definire la strage di Tolosa un “episodio isolato” è del tutto illusorio e irrealistico. Del resto, l’autore della strage è stato sepolto in gran segreto, proprio per evitare che i suoi funerali si trasformassero in una manifestazione di massa a sostegno dell’assassino e di giubilo per il suo atroce atto terroristico. Un atteggiamento rivelatore, questo del governo francese, così tipico della classe dirigente europea, che di fronte al nuovo antisemitismo dilagante preferisce nascondere la polvere sotto il tappeto e la testa sotto la sabbia. La strage di Tolosa, peraltro, ha un suo “illustre” precedente nel rapimento e assassinio di Ilan Halimi, un giovane ebreo di origine marocchina sequestrato, torturato per 24 giorni e morto fra i più atroci tormenti il 13 febbraio 2006 alla periferia di Parigi. I suoi rapitori, un gruppo di fondamentalisti islamici capeggiati da tale Youssouf Fofana, lo hanno potuto tenere nascosto in un garage della banlieu incuranti delle sue urla strazianti e delle sue invocazioni di aiuto, perché potevano contare sulla tacita complicità degli abitanti della zona, che fingevano di non sapere e non sentire. Così hanno potuto telefonare alla madre disperata e farle ascoltare le grida del figlio, mentre gli spegnevano le sigarette sui genitali. Chiedevano un riscatto in denaro (gli ebrei sono tutti ricchi, vero?) senza sapere che la donna lavorava in un call center e arrivava a stento a fine mese.
Questa è l’Europa di oggi, da Parigi a Stoccolma, da Londra a Bruxelles. Un posto in cui, ogni giorno di più, per gli ebrei sta diventando pericoloso vivere. Una polveriera pronta a esplodere domani in una nuova Shoah, della quale gli episodi citati sembrano prefigurare i primi nuclei consistenti. Eppure tanti europei, specie di sinistra, continuano a non vedere e non capire, sostenendo che l’antisemitismo non c’entra, che l’Islam non c’entra, che il problema è la questione palestinese. Merah è finito ammazzato, chiedessero a Fofana.
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