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Deborah Fait
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Solo un minuto, per favore 11/07/2012

Solo un minuto, per favore
 di Deborah Fait


Deborah Fait

Sullo stesso argomento, invitiamo a leggere il testo della petizione da inviare a tutti i media italiani proposta da Pietro Fabris su IC di ieri 
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=45216

Il 26 luglio alle ore 21 in Israele (ore 20 in Italia, ore 19 a Londra) i firmatari delle petizioni osserveranno un minuto di silenzio nelle loro citta'

Il Canada e' stata la prima Nazione del mondo a chiedere formalmente al Comitato Olimpico di commemorare la strage di Monaco del 1972, undici atleti israeliani uccisi in un attacco terroristico palestinese, con un minuto di silenzio.
La decisione unanime del Parlamento canadese ha avuto le adesioni ufficiali  del Senato USA, della Australia e anche del Ministero degli Esteri tedesco, oltre a mezza dozzina di altre nazioni occidentali.
Israele sta chiedendo quel minuto da aprile, dopo aver commemorato la strage dei propri atleti ogni anno, in modo privato, nei villaggi assegnati agli atleti israeliani,  in tutte le Olimpiadi seguite a quella disgraziata del 1972, 40 anni fa.
Il comitato Olimpico non ha ancora dato una risposta e questo fa pensar male, fa pensare che hanno paura, la solita paura della reazione degli stati arabo-islamici partecipanti.
L'unica debole e vergognosa risposta e' stata : un minuto di silenzio all'apertura dei Giochi a Londra potrebbe politicizzare una manifestazione che presenta valori di fratellanza tra i popoli.
Ma che bravi!
E ammazzare gli atleti israeliani non e' stata, oltre a un crimine efferato, un' azione politica dei palestinesi contro Israele?
E impedire, da parte dei vari paesi islamici, ai propri atleti di garreggiare con le loro controparti israeliane, non e' politica?
Accade ogni anno.
Siria, Iran, Arabia Saudita, persino Giordania, non fanno passare anno senza ritirare i loro concorrenti se questi dovessero trovarsi di fronte a un israeliano.
Non e' politica? No? allora di cosa si tratta?
Si di odio, si di idiozia, si di razzismo, si di antisemitismo, quindi politica bella e buona contro lo stato di Israele.
Due anni fa,a Vancouver, si tenne un minuto di silenzio per un atleta georgiano deceduto durante le prove.
Morto per cause naturali, d'accordo, ma se 11 atleti sono stati ammazzati per odio contro lo Stato che rappresentavano, cosa facciamo? li dimentichiamo per non fare brutta figura, per non urtare gli assassini ?
Per non offendere quelli che hanno applaudito alla strage?
Quanto pesa sulle decisioni del Comitato il fatto che quegli undici fossero israeliani?
Se fossero stati arabi?
Se fossero stati arabi avrebbero interrotto istrantaneamente i Giochi. Ne convenite?
Forse il Comitato Olimpico e' piu' preoccupato di non "disturbare la sensibilita' araba" che di fare una figura indecente davanti al mondo intero.
Questo pero' non e' sport, questa e' vigliaccheria bella e buona, questo e' pelo sullo stomaco, e' cinismo,  e'  servilismo verso  chi ha i soldi del mondo in mano, e' interesse politico verso chi regge le peggiori dittature del mondo, e' volersi fare belli col sangue degli ebrei, come al solito.
Ancora oggi, dopo 40 anni, pare che quegli undici israeliani non siano stati ammazzati dai palestinesi durante i Giochi di quella che dovrebbe essere la maggiore esperessione dei Fratellanza tra i popoli.
Si cerca di non dirlo, si cerca di non ricordarlo, la porcheria sotto il tappeto insieme a tante altre porcherie dimenticate commesse dai palestinesi che hanno scelto quell'occasione per dimostrare al mondo intero che loro se ne fregano di ogni valore al mondo che non sia il loro personale, cioe' la morte.
Anche questo gli e' stato perdonato. 
Neanche per questo hanno pagato il conto.
Sono state raccolte 89.000 firme in tutto il mondo per convincere i signori del Comitato a comportarsi come decenza vorrebbe.
La speranza di noi tutti e' che all'ultimo momento decidano di promuovere quel minuto, un solo minuto, che darebbe ai Giochi e al mondo dignita' e riqualificherebbe le Olimpiadi dando  tutti un senso di speranza dopo quella macchia nera che le ha sporcate per 40 anni.


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