Il commento di Dimitri Buffa
Dimitri Buffa, giornalista dell'Opinione
Una settimana ad alto tasso di anti semitismo quella che sta per chiudersi, coronata giusto un paio di giorni orsono dall’ennesimo voto beffa del Parlamento di Strasburgo che apre le cataratte per una possibile istituzionalizzazione del boicottaggio contro i prodotti israeliani. Per ora quelli fatti nei territori contesi. E’ utile a tal fine leggersi l’articolo a pagina 5 de “L’opinione” del 7 luglio (firmato dal sottoscritto) con un titolo che già spiega tutto: “L’Europarlamento boicotta Israele”. Ma se questo era stato il ciliegione sulla torta anti semita della settimana, quale era sta invece l’ouverture? Il primo luglio, tanto per dire, l’articolo di riferimento era quello di Fiamma Nirenstein, “L’occidente sbaglia tre volte”, pubblicato sul “Giornale” a pagina 15 e sul sito www.fiammanirenstein.com. Quali sarebbero ‘ste tre volte? Elementare Watson: sui Fratelli Mussulmani, su Bashar al Assad e soprattutto sulla Basiclica della Natività dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. E infatti si era visto come i palestinesi, qualche anno fa, se ne erano impossessati tenendo in ostaggio frati sull’orlo di una sindrome di Stoccolma e la popolazione di Betlemme. Nirenstein parla anche della doppia faccia del nuovo presidente egiziano Morsi, e del suo discorso di insediamento: “le cancellerie e i commentatori occidentali compulsano i punti e le virgole dell’investitura cercandovi segni di moderazione, e ne trovano, perché no. Sono bravi i Fratelli Musulmani a prenderci in giro mentre disegnano il califfato.
Una coraggiosa femminista egiziana, Dalia Ziada, ha osato ricordargli di aver detto che i valori della sharia sono per le donne la migliore garanzia: così la Fratellanza Musulmana intende i diritti umani. Qualcuno ricorda anche che, mentre oggi dichiara che rispetterà il trattato di pace con Israele, ha dichiarato i suoi leader «vampiri» e «assassini». Morsi ha anche promesso di far liberare lo sceicco Omar Abdel Rahman, un terrorista condannato a vita dagli Usa.” Proprio il primo luglio la quotidiana e irrinunciabile cartolina di Ugo Volli ci raccontava anche come il primo motore immobile di questo gran casino che ha portato la fratellanza mussulmana a essere arbitra dei destini dei popoli arabi sia stato il caro Barack Obama.
Volli in particolare cita http://www.secondoprotocollo.org/?p=4645 e ricorda come Obama chiese e ottenne, fra la stupefazione generale, di invitare una delegazione della Fratellanza Musulmana al suo celebre discorso all'università del Cairo, in cui sosteneva delle cose molto improbabili sull'Islam (http://www.jpost.com/Opinion/Columnists/Article.aspx?id=275693). Col senno di poi la scelta sembra estremamente significativa e in un certo senso profetica: esattamente nel senso di quelle che in sociologia si chiamano profezie che si autorealizzano (http://it.wikipedia.org/wiki/Profezia_che_si_autoadempie). Obama offrì allora esplicitamente un patto non al mondo arabo ma all'Islam, nella sua forma politica accettabile per lui, cioè non proprio Al Qaeda e i salafiti, almeno per il momento, ma certamente i Fratelli Musulmani.”
Quello stesso primo luglio ovviamente, tutti i giornali riportavano la morte del grande Ytzhak Shamir. Secondo Francesco Battistini (“Corriere della sera”, pagina 21) “il settimo premier d'Israele, per sette anni sulla poltrona che più conta, era già morto due decenni fa: dopo la Conferenza di pace a Madrid, che aveva subìto; dopo la sconfitta elettorale che aveva spianato la strada a Rabin e agli accordi di Oslo.”
In realtà con il senno di poi sembrano oggi morte le illusioni che seguirono quegli accordi. Che, a partire dal fallimento del teorema di “territori in cambio di pace”, hanno in pratica esportato il terrorismo islamico in tutto il mondo.
Il 2 luglio, il main stream dell’anti semitismo mondiale, conscio e inconscio, ci regalava una perla di grande rarità. Una vera e propria “cazzata sesquipedale”, contrabbandata all’Onu dagli sgherri anti droga di Ahmadinejad: gli ebrei non si drogano ma diffondono gli stupefacenti per controllare il mondo. Questo signor Rahimi, che siede nell’organismo Onu anti droga che fu presieduto anche da uno come Pino Arlacchi, e già questo basterebbe per farne a meno, dichiarava senza che nessuno osasse non dico tirargli un ortaggio ma neanche contraddirlo, che “la droga è l'arma di Israele contro i popoli e che - naturalmente - si tratta di un insegnamento del Talmud, che insegna a "distruggere chiunque si opponga agli ebrei". Ma sono i rischi che si corrono quando si tengono conferenze mondiali anti droga ultra proibizioniste a Teheran, paese che in realtà sul traffico di droga, come il vicino Afghanistan, ci campa grazie al proibizionismo messo in pista negli anni ’30 dai governi americani infiltrati dalla mafia italo americana dell’epoca che aveva appena perso il lucroso business del whiskey illegale.
Volli quell’indimenticabile 2 luglio, sempre nelle sue cartoline, ci fa una domanda decisamente retorica: “Sapete chi era lo sponsor della conferenza iraniana? L'Onu, precisamente l'United Nations Office on Drugs and Crime, quello di cui era direttore l'ultrasinistro e nemico di Israele Pino Arlacchi. E sapete qual è stata la dichiarazione del rappresentante italiano all'incontro, tal Antonio De Leo: "ci complimentiamo con l'Iran che è un partner chiave nella lotta alla droga"... Senza commento.”
Il 4 luglio 2012, quello del noto film con Tom Cruise che ricorda in maniera anti retorica la giornata dell’indipendenza americana (“Born on the 4th of july”) per i militanti dell’odio anti israeliano sarebbe passato alla storia come la giornata della rievocazione in chiave anti ebraica della inconfessabile morte per Aids di Yasser Arafat. In particolare un pezzo del “Corrierone” a pagina 17 firmato da Davide Frattini era intitolato “Polonio sullo spazzolino di Arafat”.
Frattini non sembra credere all’avvelenamento da parte degli odiosi agenti del sionismo internazionale . Infatti riporta le opinioni di “Ashraf al-Kurdi, per diciotto anni medico personale di Arafat, che due anni fa ha ricostruito la sua teoria al sito Internet giordano Amman: «Nel suo sangue è stato rilevato l'Hiv, ma non è morto di Aids. Il virus è stato iniettato per coprire l'avvelenamento». I complottisti accusano il Mossad, anche se non escludono una congiura al palazzo della Muqata, lotte interne di potere tra i palestinesi. Qualcuno ricorda un caso di quasi quarant'anni fa: Wadi Haddad, tra i leader del Fronte popolare di liberazione della Palestina, morto nel marzo del 1978 con i sintomi della leucemia. Per sei mesi i servizi segreti israeliani — racconta Aaron Klein nel libro Stricking Back — avrebbero fatto arrivare al golosissimo Haddad cioccolato belga, un lusso introvabile nell'Iraq di quel tempo. Cioccolato con un ingrediente in più, un veleno così sofisticato e così lento nell'azione da non poter essere individuato.” In realtà la morte di Aids di Arafat è ormai un segreto di Pulcinella così come lo erano i suoi gusti sessuali diciamo ambivalenti e le scarse precauzioni usate nei rapporti. E fu persino scritto un libro da parte di un ex dirigente dei servizi segreti rumeni sul fatto che a Yasser i ragazzini glieli portavano i servizi della Germania Est che lo avrebbero anche filmato e ricattato. Sempre il 4 luglio il caso portava la migliore risposta possibile a quegli idioti di Sinistra e libertà che avevano allestito un carro anti Israele che invitava, evidentemente “i froci più ideologizzati, a boicottare il turismo nello stato ebraico, notoriamente gay friendly persino nelle alte sfere dell’esercito. Proprio Astrit Sukny in un proprio commento per “Informazione Corretta” ci raccontava infatti le peripezie di una nave respinta dal Marocco perché a bordo aveva turisti gay. Così Sukni raccontava il fatto: “La crociera nel Mediterraneo, organizzata dall'agenzia viaggi «RSVP Vacations» che è specializzata in viaggi per turisti gay, prevedeva una sosta di 12 ore nella città di Casablanca, Marocco. Sono stati costretti a diregersi verso la costa spagnola. Il motivo è semplice: i gay non sono ammessi presso il "Regno dell'Occidente". La tappa casablanchese prevedeva la visita della Moschea Hassan II e il Suq (mercato tipico dei Paesi arabi). In Marocco le relazioni omosessuali sono vietate e punibili fino a tre anni di carcere. Il loro codice penale vieta anche il sesso fuori dal matrimonio, e l'acquisto di alcol.”
Al prossimo gay pride si spera che qualcuno lo spieghi ai vendoliani e magari anche ai dipietristi, entrambi pregiudizialmente sempre contro Israele senza sé e senza ma.
Siamo ormai giunti al 5 luglio di questa faticosissima maratona settimanale dell’odio e del pregiudizio anti israeliano ma anche anti ebraico. Da segnalare un pezzo della Nirenstein sul “Giornale” dal titolo “Indagini sulla morte di Arafat, l’unico scopo è attaccare Israele”, che riprendeva la notizia uscita il giorno prima su tutti i siti internet dell’odio anti semita, e un articolo di Giulio Meotti sul “Foglio” in prima pagina: “Denuncia: secondo i cattolici la tomba di Rachele è una moschea”. Ironizza Meotti: “Non basta che i musulmani accampino pretese sulla Tomba dei Patriarchi come presunto sito religioso islamico, ora rivendicano anche la Tomba di Rachele, che però è vissuta migliaia di anni prima di Maometto, quindi non può essere pretesa dagli islamici. Ma i Cristiani li sostengono.”
E poi ricordava: “Per millenni, la tomba di Rachele, lungo la strada tra Gerusalemme e Betlemme, è stata un luogo di nostalgia, di pellegrinaggio e di preghiera per il popolo ebraico, anche se c’è qualche controversia circa la posizione esatta della tomba. Solo nel 1996, i palestinesi hanno cominciato a riferirsi al sito come “Moschea Bilal ibn Rabah”, come vergognosamente l’Unesco l’ha catalogato nel 2010. L’OLP arruolò la tomba come un’arma nella Seconda Intifada, reclamando il sito e sparando ogni giorno sui fedeli ebrei. Durante lo Yom Kippur del 2000 (il Giorno dell’Espiazione), sei giorni dopo che l’esercito israeliano si era ritirato dalla Tomba di Giuseppe a Nablus, dove proteggeva il sito e i pellegrini, il giornale dell’OLP Al-Hayat al-Jadida aveva pubblicato un articolo in cui spiegava che la Tomba di Rachele sarà il prossimo obiettivo palestinese. Prima della propaganda dell’OLP, gli arabi si riferivano al sito come “Kubat Rahil”, la cupola di Rachel.”
L’attivismo di un certo clero cattolico medio orientale, ma non solo, nell’avallare tutte le più strampalate tesi anti ebraiche dell’islam geopolitico può essere interpretato in due modi, premettendo che l’uno non esclude l’altro: il primo è una sorta di rivendicazione da “jus primae noctis” sulla matrice dell’anti semitismo mondiale, in cui i cattolici furono maestri persino dell’islam più estremista; il secondo ha a che fare con le teorie dell’autore del libro “I volenterosi carnefici di Hitler” (Daniel Jonah Goldhagen) un libro del 1996 che raccontava come anche i tedeschi più liberali ed evoluti degli anni trenta si siano potuti piegare per conformismo alla nascita dell’orrore assoluto. Oggi, a 11 settembre 2001 assorbito e maldigerito, si potrebbe scrivere un libro analogo, sui volenterosi carnefici del terrorismo islamico e dell’islamizzazione violenta e forzata della società araba ed europea. E il voto del Parlamento di Strasburgo dello scorso 5 luglio, su menzionato nell’articolo per “L’opinione” di chi scrive, è la degna lapide per una settimana da dimenticare sia sotto l’aspetto della informazione, decisamente scorretta, sia sotto quello del palese odio anti ebraico delle istituzioni internazionali.