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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.07.2012 Un minuto di silenzio per ricordare le vittime di Monaco '72
la richiesta delle vedove degli atleti assassinati dai terroristi palestinesi. Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 luglio 2012
Pagina: 16
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Ilana, la vedova di Monaco '72: chiedo solo un minuto di silenzio»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/07/2012, a pag. 16, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " Ilana, la vedova di Monaco '72: chiedo solo un minuto di silenzio ".


Ilana Romano, suo marito Yossef Romano, assassinato alle olimpiadi di Monaco '72


Le vittime di Monaco '72

TEL AVIV — Di nove Olimpiadi in trentasei anni ne ha mancata una sola — a Mosca nel 1980 Israele non partecipava — fin da Montreal 1976 quando già aveva cominciato a tempestare il Comitato internazionale con lettere che all'inizio neppure ricevevano risposta. Sugli spalti per ricordare quello che i burocrati dello sport globale non vogliono commemorare. O almeno non vogliono rievocare dentro lo stadio per paura — dicono — che la politica contamini i Giochi, che le delegazioni arabe prendano e se ne vadano.
Anche questa volta Ilana Romano sarà a Londra, la mano stretta a quella di Ankie Spitzer, le vedove di due tra gli undici atleti uccisi a Monaco nel 1972. Insieme in silenzio per il loro rito privato che vorrebbero diventasse collettivo. «È da allora che stiamo combattendo contro questa macchina gigantesca per ottenere un minuto di raccoglimento durante la cerimonia di apertura — racconto Ilana —. Non pretendiamo che venga menzionata la loro nazionalità, chiediamo che siano ricordati come i figli delle Olimpiadi, gli sportivi che andarono a Monaco in pace e ritornarono nelle bare».
Sul comò all'ingresso le foto sono quelle delle tre figlie e degli otto nipotini. «La più piccola aveva sei mesi, quando Yossef è stato ammazzato. Ero andata in Italia a partorire dai miei genitori, così è nata a Pistoia. Yossef ha ricevuto la convocazione per i Giochi e siamo tornati in Israele perché doveva allenarsi». Di origine libica, sollevatore di pesi, dieci titoli nazionali, è il secondo a essere ucciso, dopo aver attaccato uno dei terroristi palestinesi del gruppo Settembre Nero che hanno fatto irruzione nelle stanze degli israeliani. È il 5 settembre, il giorno dopo sarebbe dovuto tornare a casa per operarsi al ginocchio lesionato nelle gare, il suo cadavere viene lasciato davanti agli ostaggi come avvertimento.
Giovedì scorso Ilana ha festeggiato il matrimonio di Anouk, la figlia di Ankie e Andrei Spitzer, che era l'allenatore della squadra di scherma. «Lì ho ricevuto la notizia che mi dà qualche speranza, perché Sebastian Coe avrebbe annunciato di voler commemorare le vittime durante l'apertura. E se lo dice il presidente del comitato organizzatore...». In realtà il belga Jacques Rogge, il capo del Cio, continua a ripetere il suo no al minuto di silenzio. «Nessuno ha cancellato quella strage, i morti sono sempre stati ricordati. Io a Monaco c'ero».
Durante ogni Olimpiade la delegazione israeliana organizza una commemorazione, quest'anno è fissata per il 6 agosto e Rogge promette di partecipare. «È importante, ma non è la stessa cosa», commenta Ilana. Con Ankie ha raccolto su Internet 90 mila firme ed è riuscita ad avere l'appoggio di Guido Westerwelle, ministro degli Esteri tedesco, che invoca «un momento di riflessione, quarant'anni dopo». Ilana ha dovuto affrontare anche Alex Gilady, il rappresentante israeliano nel Comitato, che si oppone al minuto di silenzio «perché potrebbe danneggiare lo spirito di armonia e spingere alcune nazioni a boicottare i Giochi».
Gilady — ricorda Ilana — era a Monaco come giornalista sportivo. «Non lo capisco proprio, è stato lui a tornare con l'aereo che portava le undici bare». Lo fa arrabbiare quanto una delle «scuse» proposte dal Cio: il protocollo non prevede una cerimonia come il minuto di silenzio. «Se alla fine non ce lo concederanno, invito il pubblico dello stadio olimpico di Londra ad alzarsi in piedi alle prime parole del discorso di Rogge. Sarebbe una vittoria dello sport».

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