Niente Prix du Roman Arabe allo scrittore Sansal per via di un viaggio in Israele antisemitismo islamico. Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 07 luglio 2012 Pagina: 2 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Lo scrittore algerino Sansal visita Israele e perde il premio letterario»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 07/07/2012, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Lo scrittore algerino Sansal visita Israele e perde il premio letterario".
Giulio Meotti, Boualem Sansal
Roma. Boualem Sansal, acclamato scrittore algerino, avrebbe dovuto ricevere il Prix du Roman Arabe, il premio al maggiore romanzo arabo che si tiene in Francia, per il libro “Rue Darwin”, edito da Gallimard. Ma la giuria, che lo aveva scelto, ha ritrattato e annullato il riconoscimento. Motivo? Un viaggio di Sansal a Gerusalemme, per partecipare al festival letterario nella celebre cornice di Mishkenot Shaananim. Dopo la protesta di Hamas, secondo cui la presenza di Sansal nello stato ebraico è “un atto di tradimento contro il popolo palestinese”, i ventidue ambasciatori nella commissione del premio hanno sospeso i 15 mila euro che Sansal avrebbe dovuto ritirare. Sul giornale filo Hezbollah al Akhbar, il columnist libanese Najwan Darwish ha definito Sansal un arabo al servizio di Israele. “Questi ambasciatori arabi non hanno il diritto di farlo”, ha detto Sansal, “è gente che non rispetta niente”. Quanto agli islamisti di Gaza, Sansal ha detto: “Mi accusano niente di meno che di alto tradimento della nazione araba e del mondo musulmano nella sua interezza. Vuol dire che non ci sarà nemmeno un processo. Queste persone sono di Hamas, persone pericolose e calcolatrici, che hanno preso in ostaggio la povera gente di Gaza e la ricattano ogni giorno da anni, in una specie di buco nero”. A far infuriare il mondo arabo è stato il gran rifiuto di Sansal a Gerusalemme di chiamare gli insediamenti ebraici “colonie”. Per protestare contro la decisione degli ambasciatori, il presidente della giuria del premio, Olivier Poivre d’Arvor, si è dimesso. Due anni fa era successo un caso simile a due scrittori arabo-israeliani, Ala Hlehel e Adania Shibli, tradotti anche in italiano. Dovevano partecipare al Festival della letteratura di Beirut, finanziato dall’Unesco. Ma i due scrittori arabi con cittadinanza israeliana sono stati banditi dal suolo libanese in quanto “israeliani”. Come noto, il Libano vieta l’ingresso nel paese ai cittadini israeliani, così come Israele non permette ai suoi cittadini di entrare in paesi “nemici”, tra i quali appunto il Libano. Sebbene la Corte suprema israeliana avesse dato loro il permesso di recarsi a Beirut per ritirare il premio, Beirut ha preferito bandirli. L’algerino Sansal non è nuovo alle critiche. Nel suo celebre romanzo “Le Village de l’Allemand ou Le Journal des Frères Schiller”, Sansal ha paragonato i fondamentalisti islamici ai nazisti. Poi lo scrittore è stato regolarmente insultato e minacciato, come avvenne dopo che rifiutò di boicottare il salone del Libro di Parigi, nel 2008, dove gli israeliani erano invitati d’onore. Già nel 2003, Sansal viene sospeso dal suo incarico al ministero e pochi mesi dopo licenziato. Sua moglie, insegnante, perde il lavoro, e anche il fratello si vede costretto a chiudere la sua attività commerciale. Quando, nel 2006, Sansal scrive una lettera aperta ai suoi concittadini per denunciare il regime algerino e l’effetto devastante dell’islamismo, i suoi precedenti romanzi sono ritirati. “Studiando il Terzo Reich, ho visto che là c’erano gli stessi ingredienti che ritrovo nei regimi arabi”, ha detto Sansal. “Partito unico, militarizzazione del paese, lavaggio del cervello, falsificazione della storia, affermazione dell’esistenza di un complotto (i principali colpevoli sono Israele e l’America), il razzismo e l’antisemitismo elevati a dogmi, glorificazione dei martiri e della guida suprema del paese, onnipresenza della polizia, grandi raduni di massa, progetti faraonici di opere pubbliche”. Un anno fa, in occasione del premio per la pace che la Germania assegna agli scrittori nella Paulskirche di Francoforte, Sansal aveva rilasciato un’intervista durissima alla Neuer Zürcher Zeitung. “L’islamismo per me è il male allo stadio ultimo”, aveva detto Sansal. “Gli islamici fingono di parlare in nome di Dio, in realtà attraverso la loro bocca parla Satana e molte persone credono di poter essere liberate attraverso l’islam”. Con l’onta del viaggio nell’odiato nemico sionista, lo scrittore algerino è diventato definitivamente un appestato.
Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante