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Libero Rassegna Stampa
03.07.2012 Afghanistan: i talebani prendono di mira le scuole femminili
avvelenando cibi e acqua delle mense scolastiche

Testata: Libero
Data: 03 luglio 2012
Pagina: 17
Autore: Irene Guetta
Titolo: «I talebani avvelenano l’acqua delle scuole femminili»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 03/07/2012, a pag. 17, l'articolo di Irene Guetta dal titolo " I talebani avvelenano l’acqua delle scuole femminili ".


Talebani

Altre due scuole avvelenate. Da aprile sono in tutto dodici gli istituti per ragazze in Afghanistan che hanno subito un avvelenamento di massa con una tossina mescolata al cibo servito in mensa o all’acqua. L’ultima due giorni fa è la Chahar Bagh della città di Saripul: cinquantaquattro studentesse, dai sette ai diciotto anni d’età, sono state portate d’urgenza in ospedale e sono state salvate dai medici. Le ragazze avvelenate sono ormai centinaia in tutto il Paese, a Takhar, Khost, Bamyan e persino nella capitale Kabul, anche se i casi mortali segnalati sarebbero per ora pochi. I sintomi sono difficoltà nella respirazione, mal di testa, vomito. Gli attacchi avvengono anche nel nord del Paese, dove la guerriglia islamista è meno forte militarmente, ma riesce a far sentire la sua presenza minacciosa. I seguaci del Mullah Omar negano ufficialmente ogni responsabilità in questo tipo di attentati, particolarmente odiosi anche per i loro standard operativi. Eppure all’inizio di giugno i servizi segreti afgani hanno arrestato 14 persone, inclusi alcuni leader talebani, per il loro ruolo nei casi d’avvelena - mento. Tra gli arrestati c’erano due studentesse e anche la moglie del custode di una sala lettura, che hanno confessato di essere state pagate dai guerriglieri per avvelenare la provvista d’acqua potabile di una scuola. Una avrebbe ricevuto in pagamento 50.000 afghani, corrispondenti a poco più di mille dollari, che in Afghanistan possono essere considerati un piccolo tesoro. Gli arresti non hanno fermato però gli attacchi tossici. L’obbiettivo strategico sarebbe chiaro: i talebani vogliono scoraggiare l’educazione femminile, che è un bersaglio tradizionale dei guerriglieri islamisti e anche uno dei grandi segni di novità e di miglioramento del Paese da quando è stato liberato dal giogo del Mullah Omar nell’autunno del 2001. La guerriglia ha preso di mira le scuole femminili fin dall’inizio, bruciandole e minacciando gli insegnanti. Da quando quest’anno è cominciata la cosiddetta offensiva di primavera, secondo fonti del governo centrale di Kabul, 550 scuole in undici province dove il controllo dei talebani è particolarmente forte sono già state costrette a chiudere. Ora montano gli attacchi con il veleno. E non è che il capitolo più recente di una lunga storia di vessazioni e attacchi contro le donne afgane, passata in qualche caso per la mutilazione di naso e orecchie – come nella foto simbolo pubblicata sulla copertina della rivista americana Time, che si chiedeva «Che cosa succederà quando ci ritireremo?» – o per lo sfregio del volto con l’acido. L’obiettivo a lungo termine della guerriglia è riportare il Paese a condizioni più simili al 2001 in vista del 2014, anno del ritiro già programmato e che si prevede quasi completo delle truppe straniere. Nel loro piano, questi anni di progresso civile e di guerra con fortuna altalenante devono sembrare agli afgani una parentesi breve e facile da dimenticare. Durante il periodo di potere dei talebani, alle donne era proibito studiare e lavorare.

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