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Il Foglio Rassegna Stampa
03.07.2012 Kenya: l'obiettivo degli islamisti è la rottura dei rapporti con Israele
oltre all'islamizzazione dell'Africa. Analisi di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 03 luglio 2012
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Nel mirino l’alleanza proibita di Israele con il Kenya nero e cristiano»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 03/07/2012, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Nel mirino l’alleanza proibita di Israele con il Kenya nero e cristiano".


Giulio Meotti

Roma. Dopo la Nigeria è la comunità cristiana del Kenya a finire sotto attacco da parte dei terroristi islamici. Diciassette i morti negli ultimi attentati contro due chiese a Garissa, la città a maggioranza musulmana, di origine somala, nel Kenya cristiano, dove è stata insanguinata anche la cattedrale cattolica. I colpevoli sono indicati negli ultrà islamici di Harakat al Shabaab al Mujahidden, il Movimento dei giovani guerrieri, il cui leader Mukhtar Abu al Zubair ha giurato fedeltà al dottor Ayman al Zawahiri, affiliando di fatto il suo gruppo ad al Qaida. Come la Nigeria, il Kenya è un grande patchwork di fedi (oltre 18,3 milioni di kenioti si sono detti protestanti, oltre nove milioni cattolici, quasi quattro milioni cristiani di varie denominazioni, mentre i musulmani sono circa quattro milioni). L’obiettivo a breve termine delle stragi è quello di terrorizzare la maggioranza cristiana del paese e convincere così il governo di Nairobi a ritirare le truppe dalla Somalia, che dallo scorso ottobre combattono contro gli estremisti islamici.
Ma il fondamentalismo che sta insanguinando il Kenya ha due obiettivi primari a lungo termine: l’islamizzazione dell’Africa orientale, tramite l’instaurazione della sharia, e la fine dell’alleanza strategica fra il Kenya cristiano e l’Israele ebraico. Un portavoce degli integralisti islamici ha spiegato dopo gli attacchi alle chiese che i kenioti hanno la “responsabilità” di agire contro l’alleanza tra il Kenya “cristiano” e gli ebrei.
Il Kenya, infatti, è diventato negli anni un “hub” per la presenza israeliana nel continente nero. Lo scorso novembre gli islamisti hanno lanciato un ultimatum perché il governo ponesse fine all’alleanza con gli israeliani, “gli ebrei che distruggono la religione islamica”. Il 28 novembre 2002 terroristi di al Qaida avevano già attaccato i turisti israeliani presenti a Mombasa, uno dei maggiori poli mondiali del turismo tropicale di massa. Allora, un imam di Mombasa, Abu Hamza, dichiarò: “Perché il Kenya dovrebbe avere legami con gli ebrei? Questa è terra islamica”.
E non a caso nel 1998 al Qaida scelse proprio le ambasciate americane in Kenya e nella vicina Tanzania come obiettivi delle sue prime grandi “stragi di infedeli”. Lo scorso dicembre Israele aveva pattuito con i kenioti l’invio nel paese di esperti di antiterrorismo. L’intesa tra il governo di Nairobi e Israele era stato firmato durante la visita del primo ministro keniota Raila Odinga a Gerusalemme. Il presidente israeliano, Shimon Peres, ha detto che Israele è “pronto a fare di tutto” per sostenere il Kenya nella guerra contro le milizie somale al Shabaab, mentre il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, recentemente ha dichiarato che “i nemici del Kenya sono nemici di Israele”. L’alleanza fra Kenya e Israele risale addirittura al 4 luglio 1976, con l’“Operazione Tuono”, quando un gruppo di fuoco tedesco- palestinese dirotta un jet francese in Uganda.
A bordo vi è un gran numero di passeggeri israeliani che viene rinchiuso nell’aerostazione di Entebbe. Gli israeliani riscostruiscono un modello dello scalo ugandese e con la collaborazione del Kenya creano una base d’appoggio avanzata a Nairobi. La popolazione del Kenya ha poi sviluppato una profonda affezione su basi cristiane nei confronti di Israele. Compagnie israeliane hanno costruito letteralmente il Kenya, con aeroporti, ponti, strade e altre infrastrutture. Ufficiali israeliani, ad esempio, hanno appena firmato con i kenioti un progetto di irrigazione nel Turkana. L
o stato ebraico ha stretto un patto strategico con una serie di paesi africani – Kenya, Uganda, Etiopia, Sud Sudan, Tanzania e Nigeria – da anni ormai nella morsa del terrorismo islamista. E’ la cosiddetta “politica periferica” d’Israele con gli stati non arabi dell’Africa. Già negli anni Settanta, guidato dal primo ministro Golda Meir, Israele spedì scienziati, tecnici, medici e militari nel continente nero. Un patto, questo fra i cristiani neri e gli ebrei israeliani, che l’islamismo intende spezzare a ogni costo. Le chiese ne sono il pegno.

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