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Informazione Corretta Rassegna Stampa
03.07.2012 IC7 - Il commento di Anita Friedman
Dal 24/06/2012 al 30/06/2012

Testata: Informazione Corretta
Data: 03 luglio 2012
Pagina: 1
Autore: Anita Friedman
Titolo: «Il commento di Anita Friedman»

Il commento di Anita Friedman

 


Anita Friedman, organizza ogni anno “ Appuntamento a Gerusalemme” viaggio per conoscere Israele, con giornalisti e politici.

Israele è in attesa. Da Piazza Tahrir vive una lunga incertezza circa la sopravvivenza degli accordi di pace con l’Egitto e sul mantenimento di una stabilità dei rapporti tra i due Paesi, seppur in una situazione di pace fredda.  Domenica l’Egitto è uscito finalmente dal lungo tunnel delle elezioni, la situazione, almeno dal punto di vista dell’interlocuzione politica, si è definita.

In Egitto hanno vinto i Fratelli Mussulmani, Mohammed Morsi è il nuovo presidente, oggi giurerà davanti al Parlamento ma di fatto il suo discorso in Piazza ieri lo ha già proclamato. Ha dichiarato che sarà il Presidente di tutti gli Egiziani, minoranze comprese. La rivoluzione di Piazza Tahrir è stata scippata dai Fratelli Mussulmani.  Con ogni probabilità l’Egitto sta andando verso la Sharia. I Fratelli Mussulmani hanno dimostrato intelligenza ed abilità politica. Hanno già fatto i primi passi verso la Sharia , ma sarà un processo lento e mimetizzato.  Sul fronte dei rapporti con Israele i primi segnali sono confusi e contradditori.  Da parte di Morsi  ci sono state delle dichiarazioni radiofoniche, poi smentite (?), di apertura all’IRAN e altre dichiarazioni di volontà di mantenere gli accordi di pace con Israele.  Ovviamente ha pressioni interne dai Fratelli Mussulmani per rivedere quegli accordi.  Su tutto questo pesa la situazione economica interna, milioni di egiziani versano in una situazione di assoluta povertà, gli aiuti economici che provengono dagli Stati Uniti sono e restano vitali, e potrebbero condizionare il suo atteggiamento verso Israele.  I militari non intendono cedere sul fronte del potere interno e vorranno far valere il loro ruolo e il loro peso. Morsi non potrà non tener conto del Consiglio Militare. L’opinione pubblica interna, così segnata dalla crisi economica, è da sempre alimentata dall’odio antisraeliano, e su questo ritrova coesione. Morsi non è stata la prima scelta.  I Fratelli Mussulmani volevano candidare El Shater, che rimane una figura di primo piano sulla scena politica interna.  Israele è in attesa, dunque, di come la situazione interna all’Egitto evolverà e quale delle spinte in atto prevarrà.  Israele ostenta fiducia.  Non può fare altrimenti. Ma sa che dovrà alzare la guardia al confine con l’Egitto. 

Israele si prepara ai confini con la Siria in caso di emergenza.  Al momento i gruppi jihadisti sono concentrati sul fronte interno per battere Assad.   Ma se la Siria implode, e questo evento sembra ogni giorno più vicino, la situazione può precipitare nel caos anche con conseguenze di atti terroristici al confine con Israele. 

Fino ad ora, in Siria, Assad è stato tenuto “in vita” da Putin, che lo ha sostenuto in chiave anti-americana.  Putin però vuole tenere aperto il gioco per non finire isolato.  E’ andato a Gerusalemme.  Ufficialmente per promuovere le relazioni tra Israele e la Russia sul piano economico, culturale e religioso.  L’occasione è stata l’inaugurazione del monumento eretto a Natanya in onore dell’Armata Rossa che ha contribuito a sconfiggere l’esercito nazista.  Israele lo ha accolto calorosamente.  Putin non è certo un amico ma neanche un nemico.  Israele e la Russia hanno molti interessi e progetti in comune ma agende diverse.  Putin sostiene, sempre in chiave anti-americana, Ahmadinejad e Assad, ma ha dichiarato che l’Iran non avrà il nucleare e ha appena cancellato un accordo di vendita di armi alla Siria. Quest’ultima notizia è più concreta e verificabile.

Il 2012 è un anno elettorale per molti dei paesi coinvolti nell’equilibrio mediorientale.  L’evento elettorale più importante e più incerto sono le elezioni presidenziali americane.  Dall’esito di quelle elezioni dipendono molte delle variabili che oggi mettono a rischio la sopravvivenza di Israele.  Se gli Stati Uniti abbandoneranno la politica di appeasement nei confronti del mondo islamico che tanto spazio ha lasciato alle spinte estremiste, e ai movimenti e ai leader anti-israeliani e anti-americani, e torneranno a svolgere una funzione di leadership in Medio Oriente, abbiamo la speranza di contenere le spinte estremiste in crescita.  In questo quadro la vittoria di Mitt Romney può garantire questo cambiamento.  Obama lo conosciamo, un secondo mandato sarebbe un grave rischio per tutti.

PS.  Finalmente Yediot Ahronot, con l’intervista di Menachem Gantz, ha smascherato Grillo sulla politica estera. E’ violentemente anti-israeliano. Non sa nulla di nulla, si nutre di slogan e disinformazione, il suocero è la sua fonte primaria e in caso di vittoria elettorale, farà il ministro degli esteri!


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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